Il governo ha dato il via a una riforma storica per le politiche in favore delle persone anziane, che coinvolgono 14 milioni di cittadini. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo della legge sulla Terza età, che stanzia oltre un miliardo di euro per il biennio 2023-2024 per avviare la riforma dell’assistenza agli anziani, di cui 3,8 milioni sono non autosufficienti. La riforma, prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), introduce una prestazione universale sperimentale di 1.000 euro al mese per gli over 80 più gravi e indigenti, che potranno scegliere tra l’assistenza domiciliare o residenziale. La riforma punta anche a promuovere l’invecchiamento attivo, la prevenzione della fragilità, la semplificazione delle procedure di valutazione, l’accesso ai servizi e la sostenibilità economica.
Il Pnrr chiede la riforma, il governo la realizza
Il decreto attuativo della legge sulla terza età è il frutto di un lavoro interministeriale, coordinato dai ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali e della Salute, in collaborazione con il Mef. Il decreto risponde alle richieste del Pnrr, il programma europeo da 750 miliardi di euro per la ripresa post-pandemica, che ha chiesto all’Italia di dotarsi di una normativa moderna e adeguata alle sfide demografiche e sociali. Il Pnrr ha fissato al 31 marzo 2023 il termine per l’adozione del decreto, che ora dovrà essere esaminato dal Parlamento. Il decreto prevede anche altre risorse per completare le fasi successive della riforma e per ridurre le tasse sui redditi.
1000 euro al mese per gli over 80 più bisognosi
La novità più rilevante del decreto è la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti e indigenti, che sarà introdotta in via sperimentale per il biennio 2023-2024, con una dotazione di 500 milioni di euro. La prestazione consiste in un assegno mensile di 1.000 euro. La prestazione sarà erogata dall’Inps, previa verifica dei requisiti di età (oltre 80 anni), di reddito (inferiore ad un ISEE di 6000 euro annui) e di gravità (livello 3 o 4 secondo la classificazione Icf). La prestazione sarà graduata in base al bisogno e al livello di assistenza richiesto. Il beneficiario potrà scegliere tra due opzioni:
l’assistenza domiciliare, con l’erogazione diretta dell’assegno,
o l’assistenza residenziale, con il versamento dell’assegno alla struttura che lo ospita.
L’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità
Il decreto punta anche a promuovere l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità, attraverso una serie di misure volte a garantire agli anziani una vita dignitosa, attiva e serena. Tra queste, si prevede di:
favorire la mobilità degli anziani nei contesti urbani ed extraurbani, mediante l’istituzione di servizi di trasporto pubblico dedicati o agevolazioni per il trasporto privato;
incentivare il turismo degli anziani, mediante convenzioni con strutture ricettive, termali, balneari, agrituristiche e parchi tematici, per offrire soggiorni a prezzi vantaggiosi, anche di lungo periodo, nelle mete legate al benessere e alla cura della persona;
sostenere il turismo intergenerazionale, mediante la stipula di convenzioni con organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, per consentire la partecipazione di giovani che accompagnino le persone anziane in vacanza.
La semplificazione delle procedure e l’accesso ai servizi
Il decreto mira anche a semplificare le procedure di valutazione della persona non autosufficiente e a rafforzare l’accesso ai servizi di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria. A tal fine, si prevede di:
istituire un sistema informativo nazionale per la raccolta e il monitoraggio dei dati relativi alle persone anziane non autosufficienti e ai servizi erogati;
definire criteri e modalità uniformi per la valutazione della non autosufficienza, basati sulla classificazione Icf dell’Oms, e per la presa in carico integrata della persona anziana, coinvolgendo i servizi sociali e sanitari territoriali;
garantire la continuità assistenziale tra il domicilio e la struttura residenziale, mediante la definizione di percorsi personalizzati e la predisposizione di piani individuali di assistenza;
potenziare l’offerta di servizi di assistenza domiciliare, mediante l’incremento delle ore di assistenza, la qualificazione del personale e la valorizzazione del ruolo dei caregiver familiari;
aumentare la disponibilità di posti letto nelle strutture residenziali, mediante la riqualificazione delle strutture esistenti e la realizzazione di nuove strutture, anche in regime convenzionato.
La sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi
Il decreto si propone anche di garantire la sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per le persone anziane, anche non autosufficienti. A tal fine, si prevede di:
definire criteri e modalità per la compartecipazione al costo dei servizi da parte dei beneficiari, in base al reddito e al patrimonio, e per la concessione di esenzioni o riduzioni per i casi di indigenza o di particolare gravità;
prevedere incentivi fiscali per le spese sostenute per l’assistenza domiciliare o residenziale, sia direttamente che tramite forme di previdenza complementare o assicurativa;
favorire la flessibilità dei servizi, mediante la possibilità di scegliere tra diverse modalità di erogazione, come il voucher, il buono servizio, il conto corrente di assistenza o il personal budget;
promuovere la conciliazione tra vita lavorativa e assistenziale, mediante la previsione di permessi, congedi, assegni o altre misure di sostegno per i lavoratori che assistono i familiari anziani non autosufficienti.