Il conflitto a Gaza

Netanyahu: “Non entrare a Rafah? Vuol dire perdere la guerra”

Il primo ministro israeliano annuncia l’offensiva di terra per eliminare Hamas. Le famiglie degli ostaggi israeliani portano il caso alla Corte dell’Aja

Netanyahu: “Non entrare a Rafah? Vuol dire perdere la guerra”

La situazione nella Striscia di Gaza si fa sempre più drammatica, dopo 128 giorni di guerra tra Israele e Hamas. Nella notte, 25 civili sono rimasti uccisi negli attacchi aerei israeliani su Rafah, la città più a sud di Gaza, dove si sono rifugiati quasi un milione di palestinesi in fuga dalla violenza. Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato che l'offensiva di terra è inevitabile per sconfiggere Hamas. Le famiglie degli ostaggi israeliani, rapiti e torturati da Hamas, hanno presentato una denuncia alla Corte Penale Internazionale dell'Aja, chiedendo l'arresto dei leader di Hamas. Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha espresso la sua profonda preoccupazione per l'escalation del conflitto e ha invocato una pausa nei combattimenti per consentire l'ingresso degli aiuti umanitari e la liberazione degli ostaggi, in vista di un cessate il fuoco duraturo e stabile.

 

La decisione di Netanyahu

In un'anticipazione di un'intervista alla Abc che andrà in onda oggi, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha respinto le pressioni internazionali per evitare un'offensiva militare a Rafah, dove si concentra la resistenza di Hamas. "Chi dice che non dobbiamo entrare a Rafah ci sta dicendo di fatto di perdere la guerra. Dobbiamo fermare Hamas lì", ha affermato Netanyahu. Secondo i media israeliani, Netanyahu ha aggiunto che l'esercito israeliano prenderà i restanti battaglioni terroristici di Hamas a Rafah, che è l'ultimo baluardo. Rafah è diventata il rifugio di quasi un milione di sfollati palestinesi, costretti a scappare verso sud dalla guerra.

 

La garanzia di Israele

Il primo ministro israeliano ha dichiarato, sempre nell'intervista alla Abc, che l'esercito israeliano garantirà "un passaggio sicuro per la popolazione civile" in vista dell'attacco a Rafah, nel sud di Gaza, smentendo i timori di una "catastrofe". Nonostante l'allarme internazionale per il potenziale massacro in una città affollata da più di un milione di palestinesi, Netanyahu ha sostenuto che l'offensiva è essenziale per eliminare Hamas.

 

La denuncia delle famiglie degli ostaggi

Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot ha rivelato che le famiglie degli ostaggi israeliani, detenuti da Hamas, hanno deciso di portare il loro caso alla Corte Penale Internazionale dell'Aja, accusando Hamas di "rapimento, crimini sessuali violenti, torture". Circa 100 familiari degli ostaggi, accompagnati da avvocati di Israele e di altri paesi, si recheranno all'Aja per presentare la loro denuncia, con lo scopo di ottenere un mandato di arresto internazionale contro i capi di Hamas. Nei prossimi giorni, anche alcuni ex ostaggi liberati testimonieranno all'Aja per sostenere le accuse.

 

L'appello di Cameron

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha espresso la sua "profonda preoccupazione per la prospettiva di un'offensiva militare" israeliana "a Rafah, con oltre la metà della popolazione" della Striscia di Gaza "che si sta rifugiando nella zona". Cameron ha scritto ieri sera sul suo account X che "la priorità deve essere una pausa immediata nei combattimenti per far arrivare gli aiuti umanitari e liberare gli ostaggi, per poi procedere verso un cessate il fuoco sostenibile e permanente". Il Regno Unito ha chiesto a Israele e Hamas di rispettare il diritto internazionale umanitario e di proteggere i civili innocenti.

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