Trump ha rilanciato la sua critica ai Paesi Nato che non investono abbastanza nella difesa comune, arrivando a minacciare di abbandonarli alla mercé della Russia. La sua dichiarazione ha suscitato la condanna della Casa Bianca di Biden e del segretario generale dell’Alleanza, che hanno ribadito il principio di solidarietà tra gli alleati. Il tema del burden sharing è ancora al centro del dibattito sulla sicurezza transatlantica.
La provocazione di Trump
Non si placa la polemica tra Donald Trump e i Paesi Nato che, secondo lui, non fanno la loro parte nella difesa collettiva. L’ex presidente americano, in un comizio a Conway, nel South Carolina, ha ripetuto la sua accusa agli alleati che non raggiungono l’obiettivo del 2% delle spese per la difesa rispetto al Pil, come concordato nel Summit Nato del 2014 in Galles e ribaditi poi nel 2016. Trump ha usato parole molto dure, affermando che non esiterebbe a “incoraggiare” Stati come la Russia a “fare quel diavolo che vogliono” con i Paesi che non onorano i loro impegni finanziari. Si tratta di una delle sue battaglie storiche, che ha portato avanti durante tutto il suo mandato, mettendo in dubbio la solidità dell’Alleanza e il suo impegno a difendere i suoi membri.
La replica di Biden e Stoltenberg
La dichiarazione di Trump ha scatenato la reazione della Casa Bianca di Joe Biden, suo rivale nella corsa alle presidenziali di novembre. Un portavoce ha definito le parole dell’ex presidente “spaventose e folli”, sottolineando che Biden è un forte sostenitore della Nato e del suo ruolo nella difesa dei valori democratici. Anche il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, ha risposto a Trump, ricordando che “la Nato resta pronta a difendere tutti i suoi alleati”. Stoltenberg ha aggiunto che “qualsiasi accenno al fatto che gli alleati non si difenderanno a vicenda mette a repentaglio tutta la nostra sicurezza, compresa quella degli Stati Uniti, e mette i soldati americani ed europei a maggior rischio”.
La questione del burden sharing
Il burden sharing, ovvero la condivisione degli oneri e delle responsabilità tra gli Stati membri della Nato, è uno dei temi più delicati e controversi dell’agenda transatlantica. Il Defence Investment Pledge, sottoscritto a Varsavia nel 2016, prevede che ciascun Paese tenda, entro il 2024, a raggiungere tre obiettivi:
Il 2% delle spese per la difesa in rapporto al Pil (“cash”);
Il 20% della quota del budget della Difesa da allocare agli investimenti;
Il contributo a missioni, operazioni ed altre attività.
Secondo un rapporto della Nato, nel 2023 solo undici Paesi (su 31) hanno raggiunto la soglia del 2%. Si tratta di Stati Uniti, Polonia, Grecia, Estonia, Lituania, Finlandia, Romania, Ungheria, Lettonia, Regno Unito e Slovacchia. Gli altri sono sotto il target, tra cui l’Italia, che nel 2023 ha speso l’1,46% del Pil in difesa. Il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2023-2025 prevede per il budget della Difesa 2023 una spesa di 29,7 miliardi di euro, in aumento rispetto al periodo precedente. L’obiettivo nazionale è di arrivare al 2% nel 2028. L’Italia ha invece soddisfatto il secondo: la percentuale di spese per la difesa dedicate agli investimenti è stimata al 23% nel 2023, al 22% nel 2024 e al 22,8% nel 2025.
Nel caso di una riconferma di Trump alla Casa Bianca a novembre, è probabile che il tema del burden sharing torni ad essere al centro dell’agenda dell’Alleanza Atlantica.