La lettera

Ilaria Salis, la protesta dell’ambasciata ungherese in Italia

L’ambasciatore Adam Kovacs difende il sistema giudiziario del suo paese e attacca i media italiani che hanno criticato le condizioni di detenzione

Ilaria Salis, la protesta dell’ambasciata ungherese in Italia

Il caso di Ilaria Salis, la maestra italiana di 39 anni arrestata in Ungheria con l'accusa di aver preso parte ad un pestaggio, ha scatenato una polemica tra i due paesi membri dell'Unione europea. L'ambasciatore ungherese a Roma, Adam Kovacs, ha scritto una lettera al Giornale poi pubblicata sul canale Facebook dell'Ambasciata, in cui ha difeso il sistema giudiziario del suo paese e ha accusato i media italiani di aver dato una rappresentazione distorta e sproporzionata della vicenda.

 

Il caso Salis

Ilaria Salis è in carcere da febbraio 2023, quando è stata arrestata insieme ad altri quattro attivisti antifascisti, tra cui il suo compagno tedesco Johann Guntermann. Secondo l'accusa, avrebbero partecipato a un'azione violenta contro due neonazisti, in occasione del "Giorno dell'onore", una commemorazione della resistenza delle SS all'assedio sovietico di Budapest nel 1945. Salis è accusata di lesioni aggravate, con l'aggravante di aver agito nell'ambito di un'associazione a delinquere tedesca, la "Hammerband" di Lipsia, guidata da Lina Engel, una 28enne anarco-rivoluzionaria.

Alla prima udienza del processo, che si è svolta in un clima di tensione, Salis è apparsa in catene, con le mani e i piedi legati da una catena e sorvegliata da due agenti di un corpo speciale di polizia penitenziaria, che indossavano il giubbotto antiproiettile e il passamontagna per non essere riconosciuti. Una scena che ha suscitato clamore e che ha fatto intervenire il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha chiesto al governo ungherese di "vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana detenuta in attesa di giudizio". 

 

La lettera dell'ambasciatore

In risposta alle critiche, l'ambasciatore ungherese a Roma, Adam Kovacs, ha pubblicato una lunga lettera sul canale Facebook dell'Ambasciata, in cui ha difeso il sistema giudiziario del suo paese e ha attaccato i media italiani che hanno dato una rappresentazione distorta e sproporzionata del caso Salis. 

In un passaggio Kovacs scrive: “Senza entrare nel merito del caso giudiziario, che sarà deciso dalla magistratura ungherese nella sua piena indipendenza, si è parlato poco e male in merito ai fatti accaduti e alla condotta di Ilaria Salis. Secondo le prove raccolte dalle autorità investigative ungheresi, il quadro di quanto è accaduto nei giorni del febbraio di un anno fa sembra chiaro” e “dai video in possesso dell'autorità giudiziaria emergono condotte assolutamente illecite”. 

“A prescindere dall'estraneità o meno dell'imputata Salis a questi fatti, sulla quale sarà la Corte a pronunciarsi, ritengo che la palese tendenza a sminuire questi episodi gravissimi e di presentarli, in modo manipolativo, come una semplice ‘rissa tra manifestanti’, sia piuttosto preoccupante”, aggiunge ancora l'ambasciatore; aggiungendo “a prescindere dall'estraneità o meno dell'imputata Salis”.

“Il contrasto al ‘pericolo fascista’ - pretesa già in sé discutibile nel contesto odierno di una Europa unita, pacifica e democratica - non può giustificare i comportamenti di cui è accusata, e in Patria già condannata in altre occasioni, Ilaria Salis”. 

“La violenza politica non è mai sul lato giusto della storia. La libertà di espressione e di protesta pacifica di tutti sono salvaguardati dal nostro ordinamento giuridico, senza bisogno di ricorrere a spranghe o martelli in tasca per ‘l'autodifesa’”. 

“Chi viene con lo scopo di portare avanti scontri ideologici con la violenza fisica, deve sapere che nel nostro Paese quei tentati atti di sovvertimento delle regole democratiche che ci siamo dati verranno sempre contrastati con la massima fermezza e senza alcuna indulgenza” conclude il diplomatico.

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