sfide globali

Recessione per Giappone e Regno Unito: le cause e le prospettive

Le ragioni e le conseguenze della recessione tecnica che ha colpito il Sol Levante e il Regno Unito lo scorso anno, e le future possibili vie di uscita

Recessione per Giappone e Regno Unito: le cause e le prospettive

Nel 2023, due delle maggiori economie mondiali, il Giappone e il Regno Unito, sono entrate in recessione tecnica, ovvero hanno registrato due trimestri consecutivi di calo del prodotto interno lordo. Si tratta di un evento preoccupante, che riflette le difficoltà dei due Paesi a fronteggiare le sfide globali, come la pandemia, la concorrenza, la transizione ecologica e le tensioni geopolitiche. Quali sono le cause e le conseguenze di questa situazione? E quali sono le possibili soluzioni per rilanciare la crescita e la fiducia?

 

Il Giappone perde il terzo posto

Il Giappone, la terza economia mondiale fino al 2023 dopo Usa e Cina, ha perso il podio a favore della Germania, che ha superato il Paese del Sol levante in termini di Pil. Il Giappone ha infatti subito una contrazione dello 0,1% nel quarto trimestre del 2023, dopo una flessione dello 0,2% nel terzo trimestre, entrando così in recessione tecnica. Si tratta della prima volta dal 2015 che il Giappone registra due trimestri negativi di fila.

Le cause della recessione giapponese sono da ricercare nella debolezza della domanda interna, che non è riuscita a compensare il rallentamento delle esportazioni, penalizzate dalla crisi dei semiconduttori, dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e dalla scarsa ripresa dei mercati emergenti. Inoltre, il Giappone ha dovuto affrontare, come anche tnti altri paesi, le conseguenze della pandemia, che ha imposto restrizioni alla mobilità e agli eventi pubblici, come le Olimpiadi di Tokyo, che si sono svolte a porte chiuse e senza turisti stranieri.

La recessione giapponese ha avuto un impatto negativo anche sul mercato del lavoro, che ha visto salire il tasso di disoccupazione al 3,1% a dicembre, il livello più alto dal 2017. Il governo del primo ministro Fumio Kishida ha cercato di contrastare la crisi con una serie di misure di stimolo fiscale e monetario, ma senza riuscire a invertire la tendenza. Il governo ha infatti annunciato un pacchetto di spesa pubblica da 56 mila miliardi di yen (circa 410 miliardi di euro) a novembre, mentre la Banca del Giappone ha mantenuto invariati i tassi di interesse e il programma di acquisto di titoli.

Nonostante la recessione, la Borsa di Tokio ha mostrato una buona performance, grazie al rafforzamento delle aziende tecnologiche e dei grandi esportatori, che hanno beneficiato della debolezza dello yen e dei forti utili. L’indice Nikkei 225, che raggruppa le blue-chip giapponesi, ha toccato il massimo di tre anni rispetto al Topix, l’indice più ampio, e si è avvicinato al record del 1989. Tuttavia, questo divario tra la Borsa e l’economia reale potrebbe non durare a lungo, se non si verificherà una ripresa della domanda interna e una maggiore integrazione del Giappone nel mercato globale.

 

Il Regno Unito si contrae più del previsto

Anche il Regno Unito è entrato in recessione tecnica nella seconda metà del 2023, dopo aver registrato una caduta dello 0,3% del Pil nel quarto trimestre, e una diminuzione dello 0,1% nel terzo trimestre. Si tratta della prima volta dal 2012 che il Regno Unito subisce due trimestri consecutivi di calo del Pil. Il dato del quarto trimestre è stato anche peggiore delle previsioni degli economisti, che avevano stimato una flessione dello 0,1%.

Le cause della recessione britannica sono da attribuire alla combinazione di diversi fattori, tra cui la pandemia, che ha costretto il governo a imporre nuove misure di lockdown e distanziamento sociale, la Brexit, che ha creato frizioni e incertezze nei rapporti commerciali con l’Unione Europea, e la crisi energetica, che ha provocato un aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità, erodendo il potere d’acquisto dei consumatori e la competitività delle imprese. Inoltre, il Regno Unito ha dovuto affrontare le tensioni politiche interne, legate alle richieste di indipendenza della Scozia e dell’Irlanda del Nord.

La recessione britannica ha avuto un impatto negativo anche sulla produzione industriale, che è scesa dello 0,5% a dicembre, e sui servizi, che sono calati dello 0,4%. L’unico settore che ha mostrato una crescita è stato quello della costruzione, che è aumentato dello 0,4%. Il governo del primo ministro Rishi Sunak ha cercato di contrastare la crisi con una serie di misure di sostegno all’economia, come il prolungamento del programma di cassa integrazione, la riduzione dell’Iva per il settore alberghiero e turistico, e il rilancio degli investimenti pubblici in infrastrutture e innovazione.

Nonostante la recessione, la Banca d’Inghilterra ha dichiarato di aspettarsi una ripresa dell’economia nel 2024, grazie alla ripresa della domanda globale. Tuttavia, la Banca ha anche avvertito che la crescita sarà lenta e incerta, e che ci sono dei rischi al ribasso, legati alla persistenza dell’inflazione, che ha raggiunto il 5,4% a dicembre, al livello più alto dal 1991. La Banca ha anche alzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2018, portandoli allo 0,25%, per cercare di contenere le pressioni inflazionistiche.

Il governo del primo ministro Sunak ha dichiarato di voler sfruttare il 2024 come un’opportunità per rafforzare la fiducia degli elettori e dei mercati, in vista delle elezioni nazionali previste per la fine dell’anno. Tuttavia, per farlo, il governo dovrà affrontare le sfide della transizione ecologica, della coesione sociale e della cooperazione internazionale.

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