nuovi equilibri politici

Todde vince in Sardegna dopo un testa a testa al cardiopalma

La candidata del centrosinistra batte il rivale del centrodestra per lo 0,3% e diventa la prima donna presidente dell’isola. Le reazioni di Conte e Schlein

Todde vince in Sardegna dopo un testa a testa al cardiopalma

La Sardegna ha scelto il suo nuovo presidente: si tratta di Alessandra Todde, la candidata del centrosinistra sostenuta dal M5S e dal Pd, che ha vinto le elezioni regionali con uno scarto minimo sul suo avversario Paolo Truzzu, il candidato del centrodestra appoggiato da Fdi, Forza Italia, Lega, Riformatori Sardi e Udc. Un risultato che cambia gli equilibri politici dell’isola e che ha ripercussioni anche a livello nazionale, dove si profilano nuovi scenari per le prossime consultazioni elettorali.

 

Un’elezione al cardiopalma

La sfida tra Todde e Truzzu è stata una delle più incerte e combattute della storia della Sardegna. Lo 0,3 per cento di differenza tra i due candidati, ha tenuto in suspense i contendenti e gli elettori fino all’ultimo. Solo nella notte tra lunedì e martedì, dopo aver scrutinato quasi tutte le 1844 sezioni dei 377 comuni dell’isola, Todde ha rivendicato la vittoria, pur aspettando l’ufficialità dei dati. “Dai dati in nostro possesso sono la prima presidente donna della Sardegna”, ha dichiarato nella sede elettorale di Cagliari, aggiungendo di essere “molto contenta e molto orgogliosa” di aver scritto “una pagina di storia per la Sardegna”.

 

I fattori decisivi

La vittoria di Todde è stata determinata da una serie di fattori che hanno influito sul voto degli sardi. Innanzitutto, il ruolo del M5S, che ha scelto la candidata del centrosinistra come sua esponente, in una rinnovata alleanza con il Pd. Questa scelta ha permesso di raccogliere il consenso di una parte dell’elettorato pentastellato, che altrimenti si sarebbe disperso o sarebbe andato alla lista di Renato Soru, l’ex presidente della Regione che si è presentato con una sua formazione di sinistra. Inoltre, il sostegno dei due leader Giuseppe Conte e Elly Schlein, ha dato una spinta in più alla campagna elettorale di Todde, che ha saputo incarnare il messaggio di rinnovamento e di competenza.

Dall’altra parte, il centrodestra ha pagato il prezzo di una candidatura imposta da Fdi, quella di Truzzu, che non ha convinto né la Lega né gli elettori. Truzzu, ex sindaco di Cagliari, ha perso la sua città natale e non è riuscito a contrastare il carisma di Todde, che ha lavorato all’estero ed è stata sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico. Inoltre, il centrodestra ha subito il fenomeno del voto disgiunto, cioè la scelta di votare per una lista diversa da quella del candidato presidente. Segno di una frattura tra il partito di Salvini e quello di Meloni.

 

Le conseguenze politiche

L’esito delle elezioni in Sardegna ha importanti implicazioni politiche sia per il centrosinistra che per il centrodestra. Per il centrosinistra, si tratta di una vittoria storica, che interrompe il dominio del centrodestra sull’isola e che conferma la validità dell’alleanza tra M5S e Pd. Tuttavia, questa alleanza potrebbe essere messa in discussione dalla crescita di Conte, come leader dell'opposizione. Per il centrodestra, invece, si tratta di una sconfitta pesante, che evidenzia le divisioni interne tra Fdi e Lega e che mette in discussione la leadership di Meloni. Certo è che i fatti di Pisa e Firenze, il monito di Mattarella sul fallimento dell'autorità che usa i manganelli sui giovani manifestanti e le dure reazioni derivate, non hanno aiutato la maggioranza al governo a vincere queste elezioni. Ora la palla passa all'Abruzzo.

 

Le reazioni di Conte e Schlein

Giuseppe Conte, leader del M5S parla di una giornata «indimenticabile». «La Sardegna ha scelto la nostra Alessandra Todde - dice -. È la prima presidente di regione del M5s, la prima donna alla guida della Sardegna. I cittadini sardi hanno chiuso la porta a Meloni e soci e l’hanno aperta all’alternativa. L’aria è cambiata».

 

Per la segretaria del Pd Elly Schlein «è una vittoria di una coalizione che ha messo insieme un progetto convincente e credibile attorno a cose su cui ci siamo ritrovati e ci siamo riconosciuti attorno alla sua candidatura». Per Stefano Bonaccini governatore dell’Emilia Romagna «la destra si può battere» e adesso si deve «unire il centrosinistra e costruire l’alternativa nel paese».

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