dopo l’esame della commissione

Ballottaggio e terzo mandato: il Senato boccia le proposte leghiste

Il decreto Elezioni licenziato dal governo poco meno di due mesi è arrivato ieri a Palazzo Madama dove è stato approvato senza gli emendamenti della Lega

Ballottaggio e terzo mandato: il Senato boccia le proposte leghiste

Il Senato ha respinto le modifiche proposte al decreto Elezioni, tra cui l’introduzione del terzo mandato per i presidenti di Regione e la revisione delle regole del ballottaggio per i sindaci. Il decreto, in discussione da quasi due mesi, ha incontrato l’opposizione di Balboni (Fratelli d’Italia), che ha richiesto il ritiro dell’emendamento, prontamente accettato dal senatore Romeo (Lega), portando all’esclusione della proposta sull’estensione del mandato.

 

Ballottaggio e terzo mandato: no del Senato

Il Senato ha rigettato l’iniziativa legislativa della Lega che avrebbe introdotto la possibilità di un terzo mandato per i governatori regionali. Nonostante l’incoraggiamento di Salvini a perseverare, l’emendamento non ha ottenuto il favore dell’Assemblea, con 112 voti contrari. La proposta, sostenuta da Tosato, Bizzotto Stefani, Pirovano e Spelgatti, mirava a rivedere le regole sull’ineleggibilità, permettendo ai governatori di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo, ma solo per le elezioni successive all’adozione delle leggi regionali pertinenti. Il governo Meloni, che aveva precedentemente espresso dissenso in commissione Affari costituzionali, si è affidato al giudizio del Senato, che ha confermato la sua posizione con una netta maggioranza. Analogamente, è stato respinto un emendamento simile proposto da Italia Viva, che condivideva la stessa essenza di quello della Lega.

La Lega ha presentato due emendamenti al decreto Elezioni: il primo riguardante appunto il terzo mandato consecutivo ai presidenti regionali, il secondo, invece, in merito ad una modifica dell’articolo 72 del Tuel, che attualmente proclama eletto il sindaco con la maggioranza assoluta dei voti, prevedendo l'introduzione del ballottaggio per i sindaci solo in caso di non superamento da parte dei candidati del 40% dei voti al primo turno nei comuni con più di 15mila abitanti. 

 

La ferma condanna del PD

Il Partito Democratico ha espresso una decisa opposizione alla proposta di riforma elettorale, mentre Alberto Balboni di Fratelli d’Italia ha sottolineato la legittimità del dibattito sul ballottaggio, pur riconoscendo la necessità di un’analisi più approfondita. In risposta, Massimiliano Romeo della Lega ha accettato la proposta di ritirare l’emendamento, evitando così la votazione.

Infine, il Partito Democratico ha annunciato, sempre nella stessa seduta, la presentazione di un ordine del giorno che impegna il governo a collaborare con il Parlamento, la Conferenza delle regioni e l’Anci per avviare un percorso di riforma. L’obiettivo è superare le criticità emerse negli anni e migliorare la rappresentatività e la governance a livello istituzionale. Detta iniziativa segue il voto contrario del PD, insieme a Fratelli d’Italia, Forza Italia e Movimento 5 Stelle, all’emendamento della Lega in commissione. Nonostante le controversie, il decreto generale è stato approvato in Senato e ora procederà alla Camera per ulteriori valutazioni.

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