184esimo giorno di guerra

Progressi e ostacoli nei negoziati: il futuro di Gaza in bilico

Mentre le trattative per la pace vanno avanti anche se a rilento, Israele ritira le truppe da Khan Younis, per prepararsi per un’offensiva su Rafah

Progressi e ostacoli nei negoziati: il futuro di Gaza in bilico

Il conflitto a Gaza entra nel suo 184° giorno. Le voci di una possibile tregua emergono dal Cairo, dove i negoziati tra Israele e Hamas sembrano fare passi avanti. Tuttavia, la cautela rimane la parola d’ordine, con Israele che minimizza le aspettative e pone l’accento sulle distanze ancora da colmare. In questo delicato contesto, gli occhi sono puntati su Rafah, prossimo obiettivo militare israeliano. Il Ministro della Difesa israeliano ha infatti annunciato che il ritiro delle forze da Khan Younis è un preludio all’attacco su Rafah. Una mossa questa, che è stata interpretata dalla Casa Bianca come un semplice momento di riposo e rifornimento per le truppe impegnate da mesi sul campo. 

 

Le trattative al Cairo tra progressi e ostacoli

Nonostante le dichiarazioni ufficiali israeliane tendano a ridimensionare le aspettative, fonti egiziane rivelano che i colloqui al Cairo stanno registrando progressi significativi. Israele e Hamas, rappresentati da delegazioni di alto livello, si sono incontrati in Egitto per discutere i termini di un potenziale cessate il fuoco. La distanza tra le parti persiste, ma la volontà di dialogo sembra aprire uno spiraglio di speranza. Al-Qahera News, citando fonti egiziane, conferma che le trattative stanno avanzando. Dopo l’arrivo del direttore della CIA William Burns, si prevede il ritorno delle delegazioni di Hamas e del Qatar al Cairo entro due giorni per finalizzare i termini dell’accordo. Le prossime 48 ore saranno cruciali per delineare il futuro di Gaza e forse, per la regione, un nuovo inizio.

Una fonte di Hamas ha rivelato però ad al-Jazeera che la delegazione israeliana al Cairo non ha accolto nessuna delle richieste avanzate da Hamas, portando a un punto morto i negoziati. I rappresentanti di Hamas hanno temporaneamente abbandonato la capitale egiziana per consultazioni, lasciando in sospeso richieste cruciali come un cessate il fuoco duraturo, il ritorno dei palestinesi alle loro abitazioni nel nord di Gaza e il ritiro delle forze israeliane. Parallelamente, Israele ridimensiona le speranze di un accordo imminente, con fonti israeliane che enfatizzano la persistente distanza tra le parti e negano l’esistenza di progressi significativi, nonostante le precedenti affermazioni egiziane di avvicinamento verso un’intesa sul cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri.

 

Il tributo umano del conflitto a Gaza

Sei mesi di guerra a Gaza hanno lasciato una scia di distruzione e una perdita umana devastante. Secondo le cifre fornite dal ministero della Sanità di Gaza, almeno 33.137 persone sono state uccise a seguito delle rappresaglie israeliane all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Dall’altra parte, un attacco di Hamas ha provocato la morte di 1.170 civili in Israele, come riportato dall’Afp.

Israele afferma di aver eliminato oltre 12.000 combattenti di Hamas, un dato non verificabile indipendentemente. Le perdite israeliane includono circa 600 soldati, con 260 caduti a Gaza dal 27 ottobre. In Cisgiordania, 17 israeliani tra soldati e civili sono stati uccisi, mentre nel nord, attacchi missilistici di Hezbollah hanno causato altre vittime e sfollati. Circa 250 ostaggi sono stati presi da Hamas, con 129 ancora trattenuti a Gaza. L’esercito israeliano ha lanciato 9.100 razzi da Gaza e mobilitato 300.000 riservisti, di cui il 17% donne. Queste cifre, sebbene indicative, rimangono difficili da confermare con precisione.

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