la proposta di legge

Stampa e diffamazione, proposti 4,5 anni di carcere per i giornalisti

La misura solleva preoccupazioni tra i partiti, con il Pd che denuncia un attacco alla libertà di stampa e Forza Italia che chiede ulteriori approfondimenti

Stampa e diffamazione, proposti 4,5 anni di carcere per i giornalisti

In un’epoca in cui l’informazione viaggia alla velocità della luce, la responsabilità dei media diventa un tema scottante. L’introduzione di un emendamento che prevede pene severe per la diffamazione a mezzo stampa ha scatenato un acceso dibattito politico. La proposta legislativa, che potrebbe portare i giornalisti in carcere fino a quattro anni e mezzo, ha suscitato una tempesta di reazioni tra le forze politiche, con il Partito Democratico che difende la libertà di informazione e Forza Italia che esprime dubbi e la necessità di un’analisi più approfondita.

 

Nuove norme per la stampa

L’emendamento presentato al ddl sulla diffamazione introduce un inasprimento delle pene per i giornalisti accusati di diffamazione attraverso la stampa. Il relatore Gianni Berrino ha proposto l’aggiunta dell’articolo 13-bis alla legge sulla stampa del 1948, stabilendo che chi diffonde notizie false o parzialmente false, con l’intento di danneggiare la reputazione altrui, possa essere condannato a una pena detentiva da uno a tre anni, oltre a una multa pecuniaria significativa. La controversia si accende soprattutto in relazione al precedente giudiziario della Corte Costituzionale e della CEDU, che avevano dichiarato illegittime le pene detentive per la stampa, come nel noto caso Sallusti. La proposta di legge solleva quindi interrogativi sul bilanciamento tra il diritto alla reputazione e la libertà di espressione, elementi fondamentali in una società democratica.

 

Lotta alle fake news

Nel tentativo di arginare il fenomeno delle “fake news”, si aggiunge un nuovo tassello al quadro normativo italiano. Oltre all’articolo 595 del codice penale, che regola la diffamazione a mezzo stampa, il senatore Gianni Berrino (FdI) avanza la proposta di un ulteriore articolo, il 595-bis. Questo articolo mira a sanzionare chiunque, attraverso azioni ripetute e sistematiche, diffonda notizie false con l’intento di danneggiare la reputazione altrui, prevedendo pene detentive da sei mesi a un anno e multe da 15.000 a 50.000 euro.

La proposta legislativa si fa più severa nei confronti di chi attacca ingiustamente un “corpo politico”. Se la diffamazione è rivolta a un ente politico, amministrativo o giudiziario, o alle loro rappresentanze, le pene previste subiscono un incremento. La presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno (Lega), ha annunciato prossime riunioni di maggioranza per discutere gli emendamenti, con un focus particolare sul titolo degli articoli e sulle procedure di rettifica. Il senatore Berrino, nel frattempo, difende la necessità di mantenere le pene detentive solo per casi di diffamazione basati su fatti specifici e falsi, sottolineando che l’invenzione di notizie false non rientra nel diritto di informazione, ma costituisce un attacco all’onorabilità individuale e alla veridicità dell’informazione.

 

Pd critica e Fi chiede approfondimenti

Il Pd e la libertà di informazione: Il Partito Democratico, attraverso i suoi senatori in commissione Giustizia, ha espresso una forte opposizione agli emendamenti proposti da Gianni Berrino (FdI) al provvedimento sulla diffamazione a mezzo stampa. I senatori del PD, tra cui Alfredo Bazoli, Anna Rossomando, Franco Mirabelli e Walter Verini, hanno definito gli emendamenti come un “retaggio barbaro” e un “attacco frontale” alla libertà di informazione. Secondo loro, queste proposte non solo non proteggono i giornalisti da azioni legali intimidatorie, ma introducono sanzioni e multe che colpiscono direttamente i professionisti dell’informazione.

 

Forza Italia e la conformità costituzionale: Forza Italia, rappresentata dal senatore Pierantonio Zanettin, ha manifestato la necessità di valutare la compatibilità degli emendamenti con le decisioni della Corte Costituzionale. L’obiettivo del partito è garantire che i diffamati possano riacquistare la propria reputazione senza ricorrere al carcere, preferendo altri strumenti giuridici più adeguati.

 

Fnsi e Usigrai: preoccupazioni per la libertà di stampa: La Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi), con la segretaria generale Alessandra Costante, e l’Usigrai hanno condannato le misure proposte, considerandole un passo verso l’“orbanizzazione” del Paese e un attacco alla libertà di stampa. Entrambe le organizzazioni sottolineano il rischio che tali norme rappresentino per le indagini giornalistiche e per la posizione dell’Italia nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L’Usigrai, in particolare, ha messo in guardia contro le gravi implicazioni di questi emendamenti, che arrivano da un partito al governo e contrastano con le sentenze della Corte Costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

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