riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza

Le tensioni si spostano all’ONU: scontro verbale tra Israele e Iran

L’assemblea delle Nazioni Unite è diventata l’arena di un confronto retorico infuocato tra i due Paesi. Guterres avverte: il MO è vicino al collasso

Le tensioni si spostano all’ONU: scontro verbale tra Israele e Iran

In un mondo dove le parole possono essere altrettanto potenti delle armi, l’assemblea delle Nazioni Unite è diventata l’arena di un confronto retorico infuocato. La tensione tra Israele e Iran ha raggiunto il suo apice durante una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza, convocata in seguito all'attacco notturno di sabato da parte di Teheran. Il segretario generale Antonio Guterres non ha esitato a suonare l’allarme, dichiarando che il Medio Oriente è “sull’orlo del baratro”.

 

Il vertice delle tensioni

La riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è trasformata in un campo di battaglia verbale tra Israele e Iran. Gilad Erdan, rappresentante israeliano, ha lanciato un’accusa senza precedenti, paragonando il regime iraniano al Terzo Reich e l’ayatollah Ali Khamanei a Hitler. Ha chiesto alla comunità internazionale di imporre “tutte le sanzioni possibili” contro l’Iran, in risposta all’attacco di Teheran. 

Amir-Saeid Iravani, rappresentante permanente dell’Iran, ha difeso l’azione del suo paese come un atto di autodifesa, conforme all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ha accusato Israele di aver violato la sovranità iraniana e di essere responsabile di atrocità contro i palestinesi, definendo le azioni israeliane come un genocidio.

In risposta alle tensioni, il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha ribadito l’importanza di evitare azioni che possano innescare conflitti militari su larga scala nella regione e confermato che alcune installazioni militari israeliane sono state colpite e ha riportato ferite civili. Inoltre ha sottolineato la responsabilità condivisa della comunità internazionale di prevenire un’ulteriore escalation del conflitto, richiamando l’attenzione sulla necessità di un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza, il rilascio incondizionato degli ostaggi e la consegna di aiuti umanitari senza ostacoli. Ha inoltre evidenziato l’importanza di fermare la violenza in Cisgiordania come parte di questa responsabilità collettiva.

Anche il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Dennis Francis, ha manifestato una profonda preoccupazione per l’escalation di tensioni in Medio Oriente, segnalando il lancio di droni e missili da parte dell’Iran contro Israele. Tuttavia, ha adottato un tono più misurato nei confronti dell’Iran, riconoscendo la loro spiegazione dell’attacco come autodifesa secondo l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Francis ha esortato tutte le parti a mantenere la calma e a evitare ulteriori azioni che potrebbero aggravare la situazione.

 

Il bilancio e l'alto costo della difesa

Il portavoce delle Israel Defense Forces (IDF), Daniel Hagari, ha riferito che il 99% dei più di 300 droni e missili kamikaze lanciati dall’Iran sono stati intercettati con successo. Mentre tutti gli UAV e i missili da crociera sono stati neutralizzati, alcuni missili balistici hanno superato le difese, causando danni minimi alla base aerea di Nevatim. I droni provenienti da Iraq e Yemen, sostenuti dall’Iran, non hanno raggiunto il territorio israeliano. L’incidente più grave ha riguardato una bambina israeliana beduina di 10 anni, ferita da una scheggia mentre dormiva nella sua casa nel sud di Israele.

 

Tuttavia, anche se l’attacco iraniano ha causato danni limitati, ha comunque rappresentato un serio avvertimento per Israele, che ha sostenuto costi significativi per la propria difesa. Il generale di brigata israeliano Reem Aminoach, ex consigliere finanziario del capo di stato maggiore delle IDF, ha rivelato a Ynet News che gli intercettori, il carburante e altri materiali utilizzati per neutralizzare i droni e i missili iraniani hanno avuto un costo compreso tra 4 e 5 miliardi di shekel, equivalenti a 1,06-1,33 miliardi di dollari. Questa cifra non include l’armamento fornito dagli Stati Uniti e altri alleati. Israele ha impiegato sistemi di difesa avanzati come i missili intercettori Arrow e David’s Sling, con costi unitari di circa 3,5 milioni e 1 milione di dollari rispettivamente.

Aminoach ha sottolineato che l’attacco è costato all’Iran meno del 10% di quanto è costato a Israele difendersi e ha espresso preoccupazione per la sostenibilità finanziaria della difesa israeliana a lungo termine. Ha messo in guardia sul fatto che, se il budget dell’IDF nel 2023 fosse di 60 miliardi di shekel, attacchi futuri potrebbero compromettere la capacità di Israele di mantenere le spese di difesa richieste.

Al contempo l’agenzia ufficiale iraniana Pars Today ha enfatizzato il successo dell’operazione iraniana, sottolineando che, nonostante non sia stata impiegata tutta la capacità militare dell’Iran, l’operazione ha dimostrato la potenza missilistica del paese. L’operazione “Ya Rasulullah” è stata descritta come un messaggio per tutte le nazioni islamiche e una dimostrazione della forza dell’Iran e della sua risolutezza. Pars Today ha anche evidenziato la debolezza militare e tecnologica di Israele e ha dichiarato che l’operazione ha diviso la regione dell’Asia occidentale in un “prima e dopo”.

 

In questo scenario di tensioni crescenti, la diplomazia si trova di fronte a una prova cruciale: trovare una via d’uscita dal precipizio su cui il Medio Oriente sembra inesorabilmente sospeso.

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