decreto attuativo della delega fiscale

Salta per ora il bonus 80 euro alla Renzi con la tredicesima a Natale

Il governo ha posticipato l’introduzione del contributo per i lavoratori con redditi bassi. La decisione arriva in vista delle elezioni e attende una m

Salta per ora il bonus 80 euro alla Renzi con la tredicesima a Natale

In un contesto di attesa e speranze per gli effetti che deriveranno dalla nuova riforma fiscale 2024, il governo si trova a dover gestire le aspettative dei cittadini in vista delle imminenti elezioni europee. Con la promessa di un sostegno economico immediato, il bonus di 80 euro sembrava un segnale tangibile di attenzione verso i lavoratori meno abbienti. Tuttavia, la prudenza e la necessità di garantire una copertura finanziaria adeguata hanno portato a una sospensione temporanea del provvedimento, lasciando molti in sospeso.

 

Il bonus di 80 euro a Natale in stand-by

Il “bonus di Natale”, un’iniziativa che avrebbe dovuto immettere 80 euro nelle tasche dei lavoratori dipendenti con retribuzioni modeste, è stato messo in pausa. La misura, che avrebbe beneficiato coloro con redditi fino a 15.000 euro, era stata proposta come parte della riforma fiscale in discussione. Nonostante le aspettative, il ministero del Tesoro ha deciso di rimandare l’approvazione alla prossima sessione di bilancio, in attesa di una maggiore chiarezza sulle risorse disponibili.

A ridosso delle elezioni, il governo ha cercato quindi di giocare la carta del sostegno economico, ma ha dovuto fare i conti con la realtà dei bilanci pubblici. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha evidenziato la necessità di un’attenta revisione del decreto, assicurando che ogni decisione sarà presa nel rispetto degli equilibri finanziari. Così, il bonus una tantum, che evoca il ricordo del bonus introdotto da Matteo Renzi nel 2014, rimane un’ipotesi in attesa di conferma.

 

Il Tesoro frena sul bonus

La manovra del governo per introdurre un bonus una tantum destinato ai lavoratori dipendenti ha incontrato un ostacolo inaspettato. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha espresso riserve sulla bozza del decreto, che prevedeva l’utilizzo del concordato preventivo biennale come fonte di finanziamento per il bonus. Questo accordo, che congela le tasse per due anni, avrebbe dovuto garantire le risorse necessarie per coprire il bonus di 8,2 milioni di lavoratori. Tuttavia, la normativa ha posticipato ogni decisione definitiva al 15 novembre, data entro la quale il MEF dovrà stabilire l’importo esatto del bonus basandosi sulle previsioni di maggiori entrate fiscali.

 

Riforme fiscali e sostenibilità

Il decreto di attuazione della delega fiscale, che verrà completato prima dell’estate con un intervento correttivo, introduce significative novità. Tra queste, spicca la possibilità di ritornare alla tassazione del 10% per i premi di risultato, a meno che non vi sia una rinuncia scritta da parte del datore di lavoro. Questi premi sono destinati a diventare più “verdi”, con l’aggiunta di indicatori di reputazione, responsabilità sociale e sostenibilità ambientale, misurabili attraverso la contrattazione collettiva. La CISL si è già espressa a favore di una detassazione totale.

Inoltre, il provvedimento prevede una revisione delle regole fiscali per i professionisti, promuovendo la crescita dimensionale delle attività e la deducibilità delle quote di ammortamento per gli acquisti immobiliari legati all’attività. Infine, viene riformata la rendita integrativa temporanea anticipata (RITA), con un cambiamento sostanziale per chi la richiede in accompagnamento alla pensione: non sarà più possibile ottenere la restituzione delle somme versate, ma solo la rendita futura.

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