emozioni e speranza

Chico Forti finalmente in Italia: la vicenda, la pena e il ritorno

Dopo anni di carcere negli USA, Forti è stato trasferito in Italia. Appena atterrato ha incontrato Meloni ed è stato portato nel penitenziario di Roma

 Chico Forti finalmente in Italia: la vicenda, la pena e il ritorno

Chico Forti, il cittadino trentino condannato all’ergastolo in Florida, ha finalmente toccato suolo italiano. Una vicenda a lieto fine che non solo rappresenta la fine di un lungo periodo di isolamento per Forti, ma anche il culmine di un’intensa azione diplomatica e governativa, che ha visto coinvolti i più alti livelli istituzionali del Paese.

 

Un ritorno atteso

Chico Forti, il sessantacinquenne trentino che ha trascorso gli ultimi anni in una cella d’oltreoceano, è stato accolto in Italia con un misto di emozioni e speranza. Giunto alla base aerea di Pratica di Mare alle 11:30 di ieri mattina, Forti ha esibito un viso segnato dal tempo ma illuminato dalla prospettiva di un imminente riavvicinamento familiare. Ad accoglierlo, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine, c’era anche la Premier Giorgia Meloni, simbolo di un Paese che non dimentica i suoi figli. Poi il trasferimento temporaneo al carcere di Roma Rebibbia, dopodiché lumedì raggiungerà il penitenziario di Verona.

 

Il silenzio della diplomazia

Il rientro di Chico Forti non è solo il frutto di una decisione giudiziaria, ma il risultato di un’operazione diplomatica di grande rilievo, orchestrata con discrezione e determinazione dal governo italiano e dalla sua diplomazia. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato come il comportamento esemplare di Forti durante la detenzione negli Stati Uniti abbia contribuito a facilitare questo processo, permettendogli di continuare a essere un modello di detenuto anche nel sistema carcerario italiano. La Premier Meloni, attraverso un post su X accompagnato da una foto dell’incontro, ha espresso orgoglio per il lavoro svolto dal Governo e ha rinnovato i ringraziamenti alla diplomazia italiana e alle autorità statunitensi per la loro collaborazione. Questo ritorno rappresenta un successo politico e diplomatico senza precedenti, un segno di gioia e soddisfazione per l’intero Paese, come evidenziato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e dall’avvocato Carlo Della Vedova, che hanno seguito da vicino il caso di Forti.

 

L'accelerazione nelle ultime 24 ore

Negli ultimi giorni, l’attenzione mediatica e le richieste di contatto per Chico Forti sono state incessanti. Un’operazione minuziosa, coordinata con il supporto di Palazzo Chigi, ha permesso di abbreviare significativamente i tempi previsti per il trasferimento. Tuttavia, è stato nelle ultime 24 ore che si è registrata un’improvvisa accelerazione del processo. In una fase così critica, è stato necessario posticipare l’annuncio ufficiale del rientro in Italia, operando in una modalità discreta per evitare di compromettere le trattative con le autorità americane. Un passo falso avrebbe potuto annullare gli sforzi compiuti e infrangere le speranze di Forti di rivedere la sua terra natale.

Il parlamentare Andrea Di Giuseppe, rappresentante di Fratelli d’Italia eletto all’estero, ha seguito personalmente il caso sin dal febbraio 2023. “Il silenzio è stato un sacrificio necessario, ma ora possiamo annunciare con gioia il ritorno di Chico,” ha dichiarato Di Giuseppe. “Nei nostri ultimi incontri, Chico mi ha confidato l’emozione per l’inizio di una nuova vita e il desiderio di riabbracciare la madre.” Il parlamentare ha espresso gratitudine verso lo stato della Florida, il governo americano per la loro collaborazione, lo studio legale Tacopina per l’assistenza giuridica, e la famiglia Bocelli per il sostegno morale costante. Forti, ora in Italia, si appresta a completare la sua pena secondo le leggi italiane, in un contesto familiare e nazionale.

 

La vicenda Forti

La storia di Enrico "Chico" Forti, condannato all'ergastolo negli Stati Uniti con l'accusa di omicidio, continua a dividere l'opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. Nel marzo scorso, il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha autorizzato il trasferimento di Forti in Italia, a condizione che sconti l'ergastolo nel suo paese d'origine. L'accordo è stato raggiunto "nell'interesse nazionale a beneficio del rapporto tra Stati Uniti e Italia", trovando il sostegno dell'ex segretario di Stato Mike Pompeo, a patto che la condanna restasse in vigore. Le autorità americane, compresa la polizia di Miami, restano convinte della legittimità della sentenza e contrarie all'estradizione.

 

Forti, ex campione di windsurf e produttore televisivo, è stato condannato nel giugno 2000 per l'omicidio di Dale Pike, avvenuto nel 1998. Pike, un australiano, era giunto a Miami da Ibiza per incontrare Forti e discutere di affari, ma venne trovato morto con due colpi di pistola alla testa su una spiaggia isolata di Virginia Key. La vicenda ha avuto una svolta nel 2019, quando la CBS ha trasmesso un reportage nel programma "48 Hours", sostenendo l'ipotesi di un errore giudiziario basato esclusivamente sulle testimonianze a favore di Forti.

 

Il fratello minore della vittima, Brad Pike, ha espresso il suo scetticismo durante l'intervista con la giornalista della CBS Erin Moriartry, dicendo: "Non penso che conosceremo mai la verità". Dall'altra parte, gli americani accusano Forti di aver orchestrato l'omicidio per timore che saltasse un affare, mentre i difensori italiani e americani di Forti puntano il dito contro un truffatore tedesco, amico del padre della vittima.

 

Il caso è stato riscoperto nel 2013 dalla giornalista italiana Manuela Moreno, che, durante una visita negli Stati Uniti, ha approfondito la vicenda e suggerito a Forti di farsi rappresentare dall'avvocato Tacopina. Le lacune nella difesa, come il mancato approfondimento su chi Pike avesse chiamato durante una sosta per le sigarette, hanno indebolito la battaglia legale di Forti. Ulteriori testimonianze, come quella di Fabrizio Pandolfi, che riportò le confessioni di un individuo sospettato di altri crimini, non sono mai state commentate dai procuratori.

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