243° giorno di guerra

Gaza: tra guerra, diplomazia e speranze di pace sempre più flebili

Hamas ha ribadito che non ci sarà alcun accordo di pace senza un impegno di Israele a mettere fine alla guerra e al ritiro delle sue truppe dalla Striscia

Gaza: tra guerra, diplomazia e speranze di pace sempre più flebili

La guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, che ha raggiunto il suo 243° giorno, continua a provocare devastazione e morti, con un bilancio umano e sociale sempre più pesante. Il conflitto ha attirato l'attenzione della comunità internazionale, spingendo vari attori globali a cercare una soluzione diplomatica per porre fine alle ostilità.

Il capo della CIA si è recato a Doha per discutere una proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti, mentre il mondo aspetta con ansia la risposta di Hamas. Tuttavia, le dichiarazioni aggressive da entrambe le parti e le condizioni sul campo non fanno presagire un rapido accordo.

 

I negoziati

Il conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza sembra non avere fine. Hamas ha ribadito con fermezza che non ci sarà alcun accordo di pace senza la fine della guerra e il ritiro delle truppe israeliane. Osama Hamdan, un rappresentante di Hamas, ha chiarito la posizione del gruppo: "La proposta di Israele non risponde alla fine della guerra e al ritiro da Gaza, e non è coerente con i principi stabiliti da Biden". Secondo Hamdan, senza un impegno preciso da parte di Israele a cessare le ostilità e a ritirarsi, non ci sarà alcun accordo.

Questa posizione intransigente da parte di Hamas si scontra con la retorica bellicosa di Israele. Il capo di Stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ha dichiarato che l'esercito è pronto per una guerra in Libano, sottolineando la necessità di decisioni imminenti. "Ci stiamo avvicinando al punto in cui devono essere prese decisioni. L'esercito è pronto per una guerra in Libano," ha affermato Halevi durante una visita al fronte nord. Anche il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, ha adottato un tono aggressivo, invocando la distruzione delle roccaforti di Hezbollah. "Dobbiamo bruciare tutte le roccaforti di Hezbollah, distruggerle. Guerra!" ha dichiarato Ben Gvir in un video pubblicato sul social X.

La tensione nella regione è palpabile, con il rischio di un allargamento del conflitto che coinvolga anche il Libano. Hezbollah ha già fatto sapere che è pronto a rispondere se attaccato, aumentando ulteriormente il rischio di un'escalation. 

 

Gli sforzi diplomatici

Mentre il conflitto continua, la diplomazia internazionale cerca disperatamente una soluzione. Il direttore della CIA, Bill Burns, si è recato a Doha per consultarsi con i mediatori del Qatar sulla proposta di cessate il fuoco avanzata da Joe Biden. Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha dichiarato che gli Stati Uniti attendono ancora una risposta da Hamas. "Stiamo aspettando una risposta da Hamas attraverso i mediatori del Qatar," ha spiegato Sullivan. "L'onere ricade su Hamas e rimarrà su Hamas finché non avremo una risposta formale da loro."

La proposta di cessate il fuoco, delineata da Biden, prevede un ritiro israeliano dalle aree densamente popolate di Gaza, il rilascio di alcuni ostaggi, specialmente donne e malati, e di prigionieri palestinesi detenuti da Israele. L'obiettivo è stabilire un cessate il fuoco permanente, a condizione che Hamas rispetti gli impegni assunti. Tuttavia, le richieste contrapposte e la sfiducia reciproca complicano la situazione. Israele ha chiesto garanzie agli Stati Uniti per poter riprendere le ostilità in caso di violazioni da parte di Hamas, mentre Hamas insiste su un cessate il fuoco permanente come prerequisito per qualsiasi accordo.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato Hamas ad accettare la proposta di Biden, mentre il Qatar ha chiesto "una posizione chiara" da parte di Israele. Tuttavia, le divergenze tra le richieste dei due campi sembrano insormontabili. Ieri sera, il gabinetto di guerra israeliano si è riunito per discutere gli ultimi sviluppi, con i partiti ultraortodossi del governo Netanyahu che hanno dichiarato di sostenere la proposta di Biden. Secondo la televisione pubblica israeliana Kan, il governo israeliano ha deciso di chiedere garanzie agli Stati Uniti per continuare la guerra contro Hamas se il movimento islamico palestinese violerà l'accordo.

 

Il costo umano

Il costo umano del conflitto è devastante. Secondo il ministero della Salute palestinese, i bombardamenti israeliani e le operazioni di terra nella Striscia di Gaza, iniziate il 7 ottobre, hanno causato oltre 36.550 morti palestinesi. Di contro, l'esercito israeliano ha confermato la morte di altri quattro ostaggi detenuti da Hamas, portando il totale a 43 su 120. La sorte degli 80 ostaggi ancora vivi rimane incerta.

Anche la situazione umanitaria è drammatica. Oxfam ha denunciato condizioni "terribili" nella zona di Al-Mawasi, vicino a Khan Younes, dove centinaia di migliaia di palestinesi sono rifugiati con una media di un solo bagno ogni 4.000 persone. Inoltre, quasi 1,7 milioni di abitanti sono concentrati in meno di un quinto della Striscia di Gaza, con bombardamenti e blocchi che rendono praticamente impossibile l'accesso ai beni di prima necessità. La popolazione è intrappolata, affamata e senza speranza.

 

Le sfide future e le prospettive di pace

Le prospettive di una soluzione pacifica al conflitto restano incerte. La retorica aggressiva da entrambe le parti, unita alla grave situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, rende difficile immaginare un cessate il fuoco stabile a breve termine. La comunità internazionale continua a fare pressione su entrambe le parti per trovare una soluzione diplomatica, ma le differenze ideologiche e strategiche sembrano essere un ostacolo insormontabile.

In questo contesto, è cruciale che i mediatori internazionali continuino i loro sforzi per promuovere il dialogo e facilitare un accordo che possa porre fine alle sofferenze della popolazione civile. Le dichiarazioni del capo della CIA e degli altri funzionari internazionali indicano che esiste una volontà di trovare una soluzione, ma questa deve essere accompagnata da un impegno concreto da entrambe le parti in conflitto.

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