I cento uomini chiave dell’economia

Luigi Gubitosi, quando la connessione è anche coesione sociale

Il ritratto: l’amministratore delegato di Tim alla svolta del 5G, anche come vicepresidente di Confindustria per il digitale. E sulla scacchiera autunnale..

Luigi Gubitosi, quando la connessione è anche coesione sociale

Ne è passato del tempo da quando la Sip e la sua capogruppo Stet, che casualmente aveva la sede a Roma in Corso d’Italia laddove ora ci sono gli uffici di Tim, erano i custodi non solo dell’innovazione nel Paese (ne fa fede il piano di cablatura che stava per essere avviato già alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso) ma anche di uno standing manageriale molto elevato per un’azienda pubblica, poi spazzato via prima dal decreto che nel 1993 abolì gli enti pubblici economici e li trasformò in società per azioni e poi dalla privatizzazione degli anni successivi. Da allora è cambiato tutto, il mobile è diventato padrone e Tim, inizialmente la divisione aziendale di Telecom Italia che introdusse i telefonini in Italia (il lancio avvenne con i Mondiali di calcio del 1990), è il primo operatore italiano del settore. Negli ultimi tre decenni più che i manager che si sono succeduti alla guida è stata l’instabilità dell’azionariato privato, nonostante il ministero dell’Economia abbia conservato il golden power, a contrassegnare le vicende dell’azienda, per cui oggi la coincidenza tra la pace ritrovata tra i grandi azionisti Elliott e Vivendi e la presa di Luigi Gubitosi, da circa due anni amministratore delegato e da qualche mese anche vicepresidente di Confindustria con delega al digitale, può significare una felice nuova stagione per Tim. 

 

Gubitosi è arrivato infatti a Corso d’Italia al culmine di una carriera che ha avuto i passaggi principali nella direzione finanziaria della Fiat, nella guida di Wind (da lui portata a 20 milioni di abbonati, con il record di 23 trimestri consecutivi di crescita), nella direzione generale della Rai (la maggiore azienda di comunicazione del Paese) con all’attivo il risanamento dei conti e la quotazione di Rai Way e, infine, nel ruolo di gestore di Alitalia (tra i tre commissari aveva le deleghe più importanti e riuscì a scongiurare l’eventualità concreta di lasciare gli aerei a terra). Conosce bene il settore delle telecomunicazioni e le ambizioni della sua maturità professionale oggi sono tutt’uno con le legittime ambizioni di Tim di riaffermare nella percezione dell’opinione pubblica il ruolo di leader dell’innovazione di cui i progenitori si fregiavano per diritto acquisito e per monopolio.

 

Il terreno di sfida si chiama 5G ed è, guarda caso, anch’esso la maturità del digitale, il salto tecnologico che permetterà davvero di realizzare non solo l’internet delle cose ma le cose che non immaginiamo nemmeno, dalla cura della salute a distanza alla guida automatica. Alla fine 5G nella visione del capo di Tim significa inclusione, opportunità aumentate e maggior crescita del Paese. Ad una condizione, che ripete spesso soprattutto ai suoi interlocutori istituzionali: occorre coinvolgere davvero gli italiani di tutte le fasce di età in una fase concreta di vera e propria alfabetizzazione digitale, indispensabile per trasmettere la consapevolezza dei vantaggi e la “manualità mentale” per coglierli. E’ questo il ruolo della Tim targata Gubitosi, leader tecnologico, ma anche  riferimento della nuova cultura digitale del Paese, laddove cultura digitale non significa altro che cultura e basta.

 

Ma digitale significa anche coesione sociale, come lui stesso ha spiegato in relazione al Covid e al relativo lockdown: "il cuore del digitale del nostro paese non ha mai smesso di funzionare, il comparto ha retto alle sollecitazioni fortissime che ha avuto e il digitale sarà l'asse portante della ripresa economica. Il gap accumulato nel digital divide è una delle cose che andranno risolte il più in fretta possibile. Tim sta continuando da marzo a collegare quante più aree, perché la più grande parte del Paese sia coinvolta. Siamo arrivati quasi a 10mila cabinet dei 5 mila che avevamo annunciato a marzo. Coesione sociale in questo momento vuol dire connessione. Il 5G andrà utilizzato in tutte le sue declinazioni, è una delle priorità, citate dal governo. Noi siamo fra i primi per il 5G, siamo quarti in Europa. Si tratta di continuare questo primato tecnologico, in cui l'Italia è all'avanguardia"

 

Poi vengono le cose diciamo normali, ma di cui pure in Tim s’era persa traccia nella stagione dei cambi vorticosi al vertice: fior di professionisti da valorizzare, debiti da ridurre, dipendenti spesso da rimotivare, processi da rivisitare, offerta di prodotti e servizi premium da rinvigorire, soluzioni end to end da rendere strutturali ed esclusive, progetti centrati sulle donne sui quali far leva. Gubitosi sta dando il numero di giri giusto per sfruttare i cavalli del motore Tim e lo sta facendo con la mentalità del giocatore di scacchi che lo contraddistingue, visto che la scacchiera è una delle sue passioni private e che nel 2006 ha anche fatto parte del Comitato organizzatore dei Mondiali di Torino, cioè la visione d’insieme dei vari fattori che condizionano le scelte.

 

Napoletano, laureato alla Federico II e specializzato all’Insead in Francia e alla London School of Economics gli piace insegnare Finanza alla Luiss. E’ sposato con Maria Ludovica e padre di Edoardo, ama poco la mondanità e preferisce la compagnia degli amici di sempre. Sa bene che i tempi del monopolio non possono evidentemente tornare più, ma sta facendo senza eccessivi squilli di tromba le mosse giuste per restituire a Tim il posto di una volta nello scenario di concorrenza estrema, tecnologica e commerciale, di oggi e di domani.

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