Ue sfida i giganti del web

Big Tech, nuove regole Ue: multe fino a 10% del fatturato. Le novità

In arrivo le regole Ue per le piattaforme online e i servizi digitali nel Mercato unico. L’ipotesi di multe preoccupa le Big Tech, tra cui Google.

Big Tech, nuove regole Ue: multe fino a 10% del fatturato. Le novità

È da settimane che si attendeva quello che, nel gergo della bolla istituzionale europea, verrà ricordato come il D-Day, la giornata che segna un importante passo avanti delle politiche Ue del Digitale nei confronti di chi opererà nel Mercato unico (aziende statunitensi comprese).

Con la proposta presentata il 15 dicembre dalla Commissione europea, l’Europa si prepara alle grandi sfide di un settore - quello dello spazio digitale - che cresce a ritmi esponenziali. E che – a maggior ragione - va riformato. Si tratta di una serie completa di nuove regole per tutti i servizi digitali, compresi i Social Media, i mercati online e altre piattaforme sul Web che operano nei 27 Paesi dell’Unione europea: sono la Legge sui servizi digitali (Digital Services Act) e la Legge sui mercati digitali (Digital Market Act).

 

Queste nuove norme tuteleranno meglio i diritti dei consumatori, contribuendo a dare forma a mercati digitali più equi e aperti. Una volta in vigore, il regolamento Ue (che si basa sui due documenti legislativi), renderà più competitivo il Mercato unico. Infatti, fornirà nuovi servizi online agli utenti, tendenzialmente migliori e più affidabili. Inoltre, ci sarebbero effetti benefici in termini di espansione delle piattaforme di minori dimensioni, quelle delle piccole e medie imprese (Pmi) e delle start-up. Questo in virtù di un accesso facilitato ai clienti, riducendo i costi di conformità.

 

Le piattaforme che raggiungeranno più del 10% della popolazione dell’Ue (45 milioni di utenti) saranno considerate di natura sistemica e soggette, non solo a obblighi specifici di controllo dei propri rischi, ma anche all'introduzione di una nuova struttura di sorveglianza. All’interno del quadro previsto in materia di responsabilità, si inserirà anche l’attività di un Consiglio dei coordinatori nazionali dei Servizi digitali. Importante è sapere che l’Esecutivo Ue assumerà competenze specifiche di supervisione delle piattaforme più grandi. L’immediata conseguenza sta nel fatto che potrà quindi procedere a sanzionarle in via diretta. Saranno comunque “sanzioni proporzionate”, ha precisato Thierry Breton, Commissario Ue per il Mercato Unico, presentando la proposta come una via percorribile dall’Ue per contrastare la posizione egemone delle Big Tech sul mercato. Ha anche chiarito che le sanzioni partiranno da multe e “richieste di rimedi temporanei”. Solo in circostanze estreme, si passerebbe alla cosiddetta “separazione strutturale” dei servizi, se le piattaforme continuassero a ignorare le richieste.

 

L’aspetto rivoluzionario: resistere alle Big Tech e ai giganti Web

Fonti di Bruxelles fanno intuire che il nuovo “pacchetto del digitale” ha enormi ripercussioni sia per i fornitori di servizi digitali con sede nell’Ue che per le aziende al di fuori del blocco dei 27 che servono gli utenti europei. Senza dubbio, potrebbe rafforzare la capacità della Commissione Ue (e di altre autorità) di intervenire qualora le grandi corporate (le Big Tech o i giganti del Web) acquisiscano una posizione scomoda nei confronti del mercato. La Corte dei Conti europea ha asserito – di recente – che gli sforzi della Commissione Ue non siano valsi a limitare le azioni scorrette di Facebook e Google a scapito di altri operatori del settore. E di come sia pertanto urgente rivedere le regole per adattarle all’era digitale. Infatti, alcuni analisti hanno già avvertito che i giganti della tecnologia potrebbero rischiare di essere multati fino al 10% del loro fatturato per gravi violazioni della concorrenza.

 

Estensione all’interoperabilità – impatto sulle app

Mentre il regolamento è ancora in fase di elaborazione, utenti e aziende stanno già pensando a soluzioni legislative ancor più sofisticate. Tra queste, la compatibilità obbligatoria tra le app (ossia rendere interoperabili tra loro le app di diversi provider). Questa opzione potrebbe costituire un utile elemento per gli user, se fosse inserito nelle norme proposte. Ad esempio, è il caso dei provider di messaggistica: un giorno, si potrebbe aprire uno scenario in cui sarà possibile inviare un messaggio direttamente da Whatsapp (che gode di una posizione dominante) a Viber.

 

 

Le prime reazioni: dal Parlamento Ue al mondo del business

Trattandosi di un “dominio” particolarmente complesso, che copre interi settori delle economie dei 27, non sono mancate le prime reazioni, sia a livello europeo che globale, vista la natura e la portata della proposta. Oltre a quelle dei Commissari Ue responsabili del dossier, sono state avviate discussioni parallele da parte dei decision-maker dell’Europarlamento. Ma anche da esperti del mondo del business che si stanno interrogando sugli impatti che la nuova regolamentazione avrà sulle imprese. La corrispondente per The Italian Times sta seguendo gli sviluppi più da vicino e propone, qui di seguito, alcune delle posizioni che stanno iniziando a diffondersi da Bruxelles.

 

Camere di Commercio europee: cauto ottimismo sul nuovo quadro proposto

Per l’associazione delle Camere di Commercio europee (Eurochambres), è sostanzialmente ben bilanciato l'approccio adottato dalla Commissione europea nell’iniziativa di regolamentazione del digitale. Il testo rafforza alcuni pilastri ben consolidati dell’attuale quadro del commercio elettronico, come il “principio del Paese d’origine” e le norme fondamentali sulla responsabilità.

Sempre più aziende stanno cambiando i propri modelli di business e dipendono dai canali di e-commerce per raggiungere i propri clienti. La revisione dell’attuale regolamento è una grande opportunità per chiarire il regime di responsabilità e per affrontare il problema della frammentazione giuridica. È quanto emerge anche nel documento di Raccomandazioni a firma di Eurochambres. La Commissione Ue ha optato per un regolamento piuttosto che ricorrere ad un altro strumento giuridico. Il che fa sperare in regole più armonizzate e meglio definite.

Il principio del Paese di origine è particolarmente importante per le Pmi, che non hanno i mezzi per indagare e adattare la loro offerta alle regole di altre giurisdizioni europee.

 

Ben Butters, CEO di Eurochambres, ha osservato che “il testo (…) sembra a prima vista equilibrato” e innovativo” al tempo stesso. Il suo obiettivo di contrastare la vendita di merci contraffatte e di contenuti illegali onlineè condiviso dalla comunità delle imprese”, continua Butters. “Affrontare la frammentazione delle regole aiuterà se sarà integrata da un solido quadro di applicazione”.

 

La parola al Parlamento europeo – le prossime tappe

Benifei (Pd): dopo il lockdown, più digital ma anche più vulnerabili

La proposta presentata dai Commissari Vestager e Breton “va nella giusta direzione per regolare l’attuale giungla dei servizi digitali”, ha detto Brando Benifei, capo-delegazione del PD al Parlamento europeo, Brando Benifei. Ha poi osservato quanto sia necessario, in un mercato globalizzato, spingere verso maggiori obblighi di trasparenza, ad esempio “verificando l’identità dei venditori” che offrono servizi a consumatori europei.

Con la pandemia (covid-19), il commercio elettronico è aumentato esponenzialmente, e così il nostro ricorso ai servizi digitali, rendendo evidente la vulnerabilità dei cittadini e dei piccoli operatori (…)”, ha aggiunto Benifei. “Si tratta di una normativa all’avanguardia a cui guarda tutto il mondo, visto che su molti temi le legislazioni europee vengono prese a modello e diventano lo standard mondiale, come sta succedendo per le regole sulla privacy”, ha concluso.

 

Gozi (Renew Europe) sulle prossime tappe

Il Parlamento europeo e i Governi nazionali discuteranno le proposte della Commissione nell’ambito della procedura legislativa ordinaria. In caso di adozione, il testo definitivo sarà direttamente applicabile in tutti i 27 Stati membri.

A questo proposito, Sandro Gozi ha parlato di una decisione importante a favore della “sovranità europea”, ricordando come il discorso di Ursula Von der leyn sullo Stato dell’Unione abbia dato un peso specifico al futuro delle politiche Ue del digitale, sotto lo slogan “Europe, fit for the Digital Era”. In particolare, la futura entrata in vigore del regolamento “restituirà potere alle autorità pubbliche di fronte alle aziende dominanti che non sono riuscite ad autoregolarsi e (…) ripulirà un mercato saturo di attori che utilizzano pratiche anticoncorrenziali”, ha aggiunto il deputato europeo di Renew Europe. Ha anche spiegato che “spetta ora al Parlamento europeo spingersi oltre per ristabilire una buona cittadinanza su Internet, chiedendo una protezione più approfondita dei diritti degli utenti con l’istituzione di segnalazione con un solo tasto e un rafforzamento dell'applicazione di codici di condotta”, ha detto Gozi, facendo anche riferimento al fenomeno preoccupante dell’odio online o hate speech, ha concluso.

 

Per Margrethe Vestager, le due proposte permetteranno agli utenti di navigare online in sicurezza e alle aziende “di competere liberamente ed equamente (…), dato che quanto è illegale offline è altrettanto illegale online”, così ha spiegato la Vicepresidente esecutiva della Commissione Ue.

 

Infine, per chiudere togliendo eventuali dubbi ai nostri lettori, rispondiamo qui a una domanda che sorge spontanea: il Digital Service Act include disposizioni per la tassazione digitale (o Web tax)?

No, la proposta della Commissione europea per un’imposta (conosciuta anche come digital tax) sulle entrate derivanti dalle attività digitali è un'iniziativa separata dalle norme sui servizi digitali (che non contengono quindi disposizioni in materia di fiscalità o tassazione).

 

 

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