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Smart working, Parlamento Ue e CESE sul diritto di andare offline

Proposta una Direttiva per tutelare i lavoratori che disconnettono smartphone, tablet e computer fuori dall’orario di lavoro. I rischi dello smartworking.

Smart working, Parlamento Ue e CESE sul diritto di andare offline

Un report di Eurofound (2018) promosso dalla Commissione Ue nell’ambito del maxi-programma per la ricerca Horizon2020, suggeriva che chi lavora da casa è più felice, specialmente se sposato. I dati di allora parlavano una serie di benefici e impatti positivi del telelavoro, partendo dal wellbeing (benessere generale e stato di salute), dalla riduzione delle diseguaglianze sociali e di genere (ad esempio, riequilibrando il carico dei ‘doveri’ domestici) e così via.

 

Non sembra essere rimasto un sentiment attuale: il prolungamento del lockdown e il perdurare della pandemia dimostrano che dello smartworking non se ne può più”. Sempre più lavoratori, svolgendo le attività tra le mura di casa, passano troppe ore davanti allo schermo del computer o altri dispositivi connessi a Internet e sulla posta elettronica. Il rischio suggerito dalle statistiche e dalle valutazioni di esperti e psicologi è quello di allungare eccessivamente il tempo trascorso online per rispondere a email o restare connessi – un po’ a tutte le ore. In casi estremi, poi, c’è chi teme effetti negativi come un’impennata nei casi di isolamento sociale, di burnout (esaurimento da stress professionale) e tecnostress.

 

Europarlamento propone la Direttiva per andare offline

L’eurodeputato maltese Alex Agius Saliba (S&D) è il promotore di una risoluzione approvata dall’Eurocamera che include una proposta di Direttiva per sancire il diritto a “staccare la spina” da tablet, computer, dispositivi o piattaforme smart fuori dall’orario di lavoro. In sostanza, si chiede di stabilire norme sui requisiti e condizioni minime per il telelavoro.

 

Parallelamente a questa iniziativa è arrivata però luce verde per un emendamento a firma dei deputati del PPE e contestato dalla Confederazione dei Sindacati europei che ha chiesto alla Commissione Ue di rimandare di 3 anni ogni azione legislativa in materia.

 

 

Sfide e vittime del telelavoro: l’audizione del CESE

Saliba aveva già dato voce alla difesa del nuovo dossier smartworking all’audizione pubblica (online, ma in orario di lavoro!) del 7 gennaio al Comitato Economico e Sociale europeo (CESE). Si è parlato delle sfide del telelavoro, orari di reperibilità ed equilibrio tra vita professionale e privata o familiare.

Le stime suggeriscono che quasi il 40% dei lavoratori dell’Ue ha iniziato il telelavoro a tempo pieno a causa del covid-19. L’eurodeputato avverte sui rischi: parla di “vittime” di telefoni, portatili e monitoraggio continuo dei messaggi. Questo crea difficoltà a fare switch-off e riposarsi, anche se è consapevole che digital e remote (la rivoluzione del momento) hanno indubbi vantaggi.

Elisabeth Gosme di COFACE (rete di oltre 50 organizzazioni familiari in 23 Paesi che accoglie positivamente la proposta di Direttiva e altri sviluppi sul lavoro agile) ha parlato di economia della riconciliazione”: un concetto per cui l'economia retribuita dipende da quella non retribuita (la realizzazione personale nella vita privata evitando di dedicarsi esclusivamente al lavoro).

 

Dati Eurofound post-pandemia e codici di condotta: bene l’Italia

Il 30% delle persone che lavorano da casa ha una probabilità molto maggiore di lavorare anche nel tempo libero alcuni giorni della settimana. Mentre per chi lavora dall’ufficio questa percentuale scende (5%). Lo dimostrano i risultati dell’ultima ricerca di Eurofound (2020). Quindi, le 11 ore di riposo giornaliero non sono rispettate. Prima della pandemia, invece, non era così. Ecco perché si sta soffrendo, oggi, un aumento del grado di stanchezza lavorando da casa.

 

Il diritto alla disconnessione è sancito, per lo più, nei codici di condotta delle aziende o in altre forme concordate tra datori di lavoro e singoli lavoratori. Alcuni Paesi, come Francia, Italia, Spagna e Belgio, hanno già una legislazione che obbliga i datori di lavoro a implementare il diritto di disconnettersi concedendo ai propri dipendenti di restare offline.

 

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