Il confronto

Berlusconi dice sì a Draghi. Si delinea allargamento della maggioranza

Il modello Ciampi potrebbe ispirare il presidente incaricato. La priorità: ascoltare le forze politiche e cercare l’unità. La bussola: i numeri alle Camere

Berlusconi dice sì a Draghi. Si delinea allargamento della maggioranza

Il governo Ciampi, il primo della storia repubblicana guidato da un non parlamentare, ottenne la fiducia alla Camera con 309 sì, 60 voti contrari e 182 astenuti. Al Senato con 162 voti a favore, 36 contrari e 50 astenuti. E fu un esecutivo politico-tecnico. Ebbe l’appoggio di Dc, Psi, Pds, socialdemocratici, liberali e repubblicani. Ma Ciampi non rinunciò a portare nella squadra tecnici di altissimo profilo come Sabino Cassese, Franco Gallo, Giovanni Battista Conso e Livio Paladin. All’epoca gli ultimi due avevano già ricoperto il ruolo di presidenti della Corte Costituzionale. Un modello, quello di Ciampi, che ispirerà con ogni probabilità le prossime mosse del presidente incaricato, Mario Draghi. Sia per la formula che per la fiducia che potrebbe ottenere, basata in parte sull’astensione di alcune forze politiche. Come allora, la guida del governo potrebbe non escludere, se non insorgeranno ostacoli e se l’incastro dei tempi lo consentirà, l’ascesa al Quirinale dell’ex presidente della Bce.

 

Forza Italia si schiera, è marasma nel centrodestra

Al momento, in attesa delle consultazioni di questo pomeriggio in cui inizieranno a definirsi le posizioni delle forze politiche, un allargamento della maggioranza a Forza Italia è certa. Il presidente Mattarella senza dubbio ha lasciato a Draghi ampi margini di manovra ma la ricerca dei numeri per ottenere la fiducia dei gruppi in Parlamento resta la bussola su cui orientarsi. Per evitare un rischio scissione è stata la capogruppo azzurra Mariastella Gelmini a fare il primo passo e a chiamare personalmente l’ex governatore della Banca d’Italia offrendo il sostegno del suo partito. Prima ancora dell’uscita ufficiale di Berlusconi che è arrivata solo oggi dopo una difficile mediazione con la fronda interna pro Draghi, pronta a creare una nuova area di centro con i totiani. “La scelta del presidente della Repubblica di conferire a Mario Draghi l’incarico di formare il nuovo governo va nella direzione giusta”, dice il fondatore di Forza Italia che almeno per ora è riuscito a scongiurare la diaspora. Ma anche dalle parti di via Bellerio le acque sono tutt’altro che calme. L’ala istituzionale di Giorgetti non vuole barricate. Salvini non si sbilancia. Cerca di tenere insieme i suoi e un centrodestra in cui Draghi potrebbe avere l’effetto di un detonatore per far esplodere divergenze latenti pronte a nuovi sbocchi. Al centro dei malumori anche la linea di Fratelli d’Italia che però sarebbe disponibile all’astensione.

 

Di Maio: “Movimento sia maturo”

Il M5S ancora frastornato dalla mossa Draghi del capo dello Stato e dall’uscita di Conte da Palazzo Chigi è sull’orlo di una crisi di nervi. Senza un governo politico il destino dei grillini è segnato. Rischiano di essere messi all’angolo, oscurati, perdendo ogni occasione di recuperare consenso e visibilità politica. Inoltre, il pericolo di una nuova emorragia dopo l’uscita del senatore Emilio Carelli è reale. 

“Sono stato contattato da alcuni, alcune unità”, ammette l’ex direttore del Tg5. Al centro dei contatti le scelte su Draghi. Di Maio invita alla ragionevolezza: “Dobbiamo mostrarci maturi”, dice. Intanto il Pd è in pressing sui pentastellati e insiste: l’unica strada percorribile è l’appoggio al nuovo governo e l’unità dell’alleanza senza escludere un maggioranza Ursula. Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato ci crede e pensa, anzi, che “Pd, 5 stelle, LeU dovranno avere una posizione sempre più comune. Anche perché”, aggiunge, “credo che questa maggioranza, con l'allargamento a Forza Italia, sia la base parlamentare naturale per l'ex presidente della Bce”. Vedremo. L’area di Alessandro Di Battista difficilmente accetterà accordi con i berlusconiani. E anche da parte di Leu ci sono perplessità. Paletti però Liberi e Uguali ne mette solo su Salvini e Meloni. “Mai con i razzisti al governo”, dice Fratoianni.

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