
Cambio ai vertici della Polizia di Stato, Lamberto Giannini il nuovo capo è stato nominato oggi dal Consiglio dei ministri al posto di Franco Gabrielli nominato nei giorni scorsi sottosegretario con delega ai servizi. Una nomina nel segno della continuità. Da dicembre era a capo della segreteria del dipartimento di pubblica sicurezza, di fatto il braccio destro di Gabrielli.
Nato a Roma nel 1964, in polizia dal 1989, Giannini è un esperto di antiterrorismo, interno e internazionale. Ha coordinato tra l'altro gli arresti dei terroristi responsabili degli omicidi D'Antona e Biagi ma anche l'arresto nel 2015, a Roma, di uno dei foreign fighter.
"Mi congratulo con il prefetto Lamberto Giannini che da oggi è il nuovo capo della Polizia - direttore generale della Pubblica sicurezza – dice il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. La nomina è stata deliberata dal cdm su proposta del ministro dell'Interno in virtù di un curriculum di eccellenza e di un apprezzamento sulle qualità personali e professionali condiviso a tutti i livelli istituzionali, che la rendono ancor di più solida garanzia per cittadini e forze di polizia".
Laureato in giurisprudenza a La Sapienza di Roma, Giannini è entrato in servizio, come vice commissario, nel 1989, ha lavorato a Torino e a Roma. Ed è proprio nella questura della capitale che nel 2004 è diventato vertice dell’ufficio Digos. Nove anni dopo, nel 2013, dopo la promozione a dirigente superiore, viene designato direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo.
Nell’ottobre 2016, nello stesso periodo in cui usciva il libro “Manuale dell’antiterrorismo. Evoluzione normativa e nuovi strumenti investigativi”, scritto da Giannini con l’allora Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti in un’intervista al mensile Polizia Moderna parlava della strategia interna e internazionale da adottare contro i foreign fighter.
E sulla questione dei terroristi che potrebbero arrivare in Italia sui barconi dei migranti aveva detto: “Mi risulta difficile pensare che, una volta che viene preparato e addestrato un terrorista per passare all’azione, poi lo si metta su un barcone dove all’arrivo sarà controllato e schedato. Senza parlare dei rischi che si corrono durante la traversata. Premesso questo, e precisato che va respinta categoricamente l’equazione migrante uguale terrorista, è chiaro che ci vuole estrema attenzione nei controlli anche perché tra i tanti migranti potrebbe anche esserci qualche terrorista in fuga dopo essere stato operativo in altri teatri e che , anche se non intenzionato nell’immediato a colpire il Paese dove giunge rimane oggettivamente pericoloso”.