La svolta di Cassa Depositi e Prestiti

Chi è Dario Scannapieco e perché Draghi si fida di lui per il Recovery

Il corretto raccordo pubblico-privato snodo della nuova CdP affidata all’ex Bei, classe ’67, romano, amante del mare di Maiori e dei classici greci e latini

Chi è Dario Scannapieco e perché Draghi si fida di lui per il Recovery

Classe 67, romano di origini salernitane, Dario Scannapieco è il nuovo amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, nominato dal Tesoro e voluto da Mario Draghi per affrontare uno dei passaggi fondamentali del nuovo Pnrr, ovvero la messa a terra del piano di ripresa e resilienza che chiamerà l’Italia alla sfida di riuscire a spendere in progetti precisi e misurabili gli oltre 200 miliardi dell’Unione Europea destinati al nostro Paese. Sarà quindi Scannapieco  il perno tra Cdp, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Palazzo Chigi, coordinando il mondo delle istituzioni con gli investitori privati per trasformare in operatività concreta e risultati sui territori un’occasione di sviluppo che l’Italia non può permettersi di perdere.

 

Chi ha già lavorato con lui lo definisce un uomo capace di rimanere sereno anche in acque agitate, di lavorare seriamente senza mai perdere la leggerezza, non sarà un caso che è un grande amante del mare e che appena può scappa a Maiori, il paese d’origine della sua famiglia sulla costiera salernitana, dove porta a tuffarsi al largo i due figli adolescenti. E’ un grande lettore dei classici greci e latini, oltre ad essere un lettore onnivoro di storia e letteratura moderna. A Roma ama passeggiare tra il centro, dove vive, e le grandi aree verdi che la città offre.

 

Con una laurea alla Luiss e un Mba alla Harvard Business School, Scannapieco è oggi il manager in assoluto più azzeccato per il difficile compito in Cdp, avendo trascorso quattordici anni alla Banca Europea degli Investimenti, dove ha la carica di Vicepresidente. Alla Bei, dove ha guidato la realizzazione del piano Juncker da 316 miliardi per il rilancio degli investimenti in Europa, le sue principali responsabilità funzionali sono state quella di Presidente del Comitato dei Contributori del Fondo Paneuropeo di Garanzia (il fondo di garanzia di quasi 25 bilioni creato nel 2020 da 22 Stati Membri in risposta alla crisi Covid), i finanziamenti alle piccole e medie imprese e alle imprese a media capitalizzazione (Midcap), i prodotti per investimenti nel capitale di rischio e assimilabili (Equity e equity-type), il management dei rischi, la finanza, il monitoraggio delle controparti e le operazioni di ristrutturazione dei prestiti, la cooperazione e le sinergie tra la Banca Europea degli Investimenti e il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), di cui ha anche ricoperto anche la carica di Presidente del Consiglio di amministrazione, i rapporti con il club degli investitori a lungo termine (LTIC).

 

A livello geografico è stato responsabile per la BEI di Italia, Malta, Croazia e Balcani Occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Nord Macedonia e Serbia), Paesi del Mashrek (Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Palestina e Siria). Il passaggio dall’Italia alla BEI avvenne ai tempi del Prodi II, che lo scelse come rappresentante del nostro Paese. Va ricordato che nel 2019 l’Italia è stata il primo Paese fruitore dei progetti BEI, con 11 miliardi di euro di finanziamenti che hanno riguardato reti idriche e collegamenti elettrici. Nel 2020, nonostante la pandemia,  l’Italia ha aumentato la partecipazione con 12 miliardi di euro dalla BEI.

 

Prima dell’esperienza alla Bei, Scannapieco ha lavorato dieci anni al Ministero dell’Economia e delle Finanze, dove nel 1997 fu proprio Mario Draghi a volerlo, allora giovane economista, tra i suoi consulenti (Mario Draghi era Direttore Generale del Tesoro, carica che ha ricoperto dal 1991 al 2001). Scannapieco nel 2002, con Ministro Giulio Tremonti (erano i tempi del Berlusconi II), divenne Direttore Generale del Dipartimento Finanza e Privatizzazioni. Nei suoi anni al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dario Scannapieco si è occupato delle operazioni di privatizzazione, societarie, delle ristrutturazioni aziendali e di operazioni internazionali.

 

Tra il 1997 e il 2007, Dario Scannapieco è stato membro del cda di Finmeccanica, membro del Comitato di indirizzo strategico della Cassa Depositi e Prestiti, membro del Comitato consultivo di Spencer Stuart Italia, membro del cda di Consap, membro del cda dell’Ente Tabacchi Italiani, membro del Comitato direttivo dell’Agenzia del Demanio, membro della Commissione per la trasformazione dei Monopoli di Stato in ente pubblico, segretario tecnico del Comitato strategico della Piazza finanziaria italiana. Tra il 1992 e il 1995, si è occupato anche della pianificazione delle iniziative internazionali e del controllo strategico di Telecom Italia.

 

Ad attendere il nuovo ad in Cassa Depositi e Prestiti ci sono questioni delicate come quella di Aspi, la cui acquisizione da Atlantia è ancora in sospeso a tre anni dalla tragedia del crollo del ponte Morandi, la realizzazione della banda larga con l’integrazione tra Open Fiber e FiberCo, il supporto a WeBuild (ex Salini-Impregilo) nel salvataggio di Astaldi per la creazione di un gruppo italiano di livello internazionale nelle costruzioni, la questione dell’acquisto di Borsa Italiana dal London Stock Exchange, la fusione tra Nexi, Sia e Nets per la creazione di un gruppo paytech di dimensioni europee. Inoltre c’è la messa a terra di Patrimonio Rilancio, la misura straordinaria e temporanea alimentata dal Tesoro con 40 miliardi di euro, approvata da Cdp nell’assemblea di pochi giorni fa, destinata a ricapitalizzare le medie e grandi imprese italiane.

E, in testa a tutto, la questione Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza con oltre 200 miliardi di euro in arrivo dall’Europa grazie al Recovery Fund. Scannapieco aveva già espresso in altre occasioni il suo pensiero in proposito: “l’ultima grande occasione per l’Italia” è quella di spendere bene questi soldi, significa essere in grado di creare “debito buono” che abbia la funzione di volano per l’economia nazionale e “scatenare il potenziale di crescita”. Per fare ciò è necessario “avere progetti e iniziative pronti e in linea con i criteri di valutazione della Ue”, iniziando da subito con quello che è già “cantierabile”.

 

Il bilancio 2020 di Cassa Depositi Prestiti, approvato nell’ultima assemblea, è stato chiuso con un utile ante imposte di 2,5miliardi di euro (+ 25% sul 2019) e la distribuzione di 2,22 miliardi di dividendi (354 milioni per le Fondazioni e 1,84 miliardi per il Ministero dell’Economia e delle Finanze). L’aumento di Cdp in partecipazioni e fondi rispetto al 2019 è del 4% e il totale ammonta a 35,6 miliardi di euro.

 

L’ultima assemblea di Cdp ha confermato anche Giovanni Gorno Tempini che rimane alla presidenza (espresso dalle fondazioni, che hanno il 15,93%), e ha modificato lo Statuto innalzando a due quinti la rappresentanza femminile e inserendo requisiti più esigenti per gli amministratori. Nel consiglio di amministrazione di Cdp le donne si ritrovano in maggioranza: cinque su nove, due. In più rispetto alla precedente legislatura. Si tratta di Anna Girello Garbi, Fabiana Massa Felsani, Livia Amidani Aliberti, Fabrizia Lapecorella, Alessandra Ruzzu (quest’ultima non in quota Mef, come le precedenti, ma in quota fondazioni). Oltre al nuovo ad Scannapieco, il tavolo si compone di Gorno Tempini e Matteo Melley, in quota fondazioni, e di Giorgio Toschi, ex comandante della Guardia di Finanza.

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