Vecchi e nuovi equilibri

Le alleanze scricchiolano nel centrodestra come nel centrosinistra

FI e Toti frenano Salvini e il caso Copasir non facilita la distensione con la Meloni. A sinistra l’arrivo di Conte leader del M5S non aiuterà il Pd.

Le alleanze scricchiolano nel centrodestra come nel centrosinistra

Vuole che il centrodestra arrivi alle elezioni per il nuovo inquilino del Quirinalea ranghi compatti”, ma intanto il progetto di Matteo Salvini di ‘federare’ i partiti che sostengono il governo Draghi non decolla. E non si risolleva nemmeno l’alleanza con Giorgia Meloni che – anzi - si sta trasformando in un vero e proprio tiro alla fune.

 

Tra i due chi morde il freno è il capo del Carroccio, che cerca ora nuove strategie per sottrarsi al duello a destra e spostare la Lega verso un target più conservatore. Il vertice previsto questo pomeriggio con la leader di Fratelli d’Italia, oltre a sciogliere il nodo delle candidature su Roma e Milano per le amministrative di ottobre, dovrebbe riportare un po’ di pace tra i due antagonisti. I rapporti sono tesi da settimane. Ma la vicenda Copasir - che proprio oggi dovrebbe concludersi con l’elezione a presidente dell’unico rappresentante di Fratelli d’Italia, Aldolfo Urso – potrebbe non aiutare.

Comunque vada, la Lega esce sconfitta dal match. Non ha ottenuto le dimissioni di tutti i componenti e il conseguente rinnovo dell’intero plenum. Ipotesi esclusa dai vertici di Camera e Senato dopo le dimissioni dei leghisti Raffaele Volpi, presidente, e del senatore Paolo Arrigoni. E per di più senza i suoi voti, ma con quelli di M5S, Pd e Forza Italia, la presidenza andrà a FdI, unica forza di opposizione, così come vuole la legge. 

 

Per Salvini non finisce qui, di problemi ce ne sono anche al centro. Dove oltre alle spaccature interne agli azzurri sul progetto della ‘federazione’, si registrano i ‘distinguo’ di Coraggio Italia. Che frena le aspirazioni leghiste di accelerare la formazione di un fronte unitario nel centrodestra di governo. “Vogliamo discutere di politica prima di mettere insieme i gruppi parlamentari? Non mi pare una richiesta eccessiva”, afferma Giovanni Toti. “Mettere insieme gruppi con storie diverse, che appartengono a famiglie europee diverse, in questo modo mi pare un po’ precipitoso. Viene da tutti citato il predellino di Berlusconi.

Forse non tutti ricordano che dall’annuncio a Milano alla fusione tra Fi e An passarono molti e molti mesi”. Il governatore della Liguria non vuole apparire “scettico” ma nemmeno fare “scelte frettolose e sbagliate”, meglio ragionare “sedendosi intorno a un tavolo”. 

 

Ma se l’alleanza nel centrodestra scricchiola, le cose non vanno meglio nel centrosinistra. Giuseppe Conte ha inaugurato ieri - prima con un’intervista al Corriere della Sera, poi in serata intervenendo alla trasmissione di Giovanni Floris su la 7 – la stagione da leader del M5S. L’investitura ufficiale è in arrivo con il voto degli iscritti e la presentazione del nuovo Statuto.  Intanto, l’ex premier scalda i motori. Sguardo rivolto ai moderati, ai ceti produttivi, nuova agenda con in testa clima, ambiente, riforme costituzionali, “niente più ‘no’ pregiudiziali”.

L’avvocato lavora per mantenere uniti i “suoi” e arginare le diaspore, anche quella del ‘ragazzo’ movimentista e anti-Draghi, Alessandro Di Battista. Insiste che il Movimento, nonostante tutto, è saldo. “C’è molto entusiasmo”, afferma. Ma a sentirlo parlare si ha l’impressione che nei rapporti con il Nazareno tutto stia per cambiare. “Ci sono differenze con il Pd perché noi abbiamo una chiara identità. Ci saranno punti di incontro, avremo la possibilità di costruire un cammino che speriamo di intensificare in direzioni comuni”.

 

La convergenza di obiettivi non è affatto scontata. E’ plausibile che l’ex inquilino di Palazzo Chigi non lascerà spazio a Enrico Letta. E potrebbe persino puntare a una parte di elettorato di centrosinistra strappando voti al segretario del Nazareno. Checchè ne dica Conte, il Movimento è dilaniato e ha bisogno di nuova linfa. Tradotto: di nuovo consenso. Ancora una volta Enrico non può stare sereno.

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