La scissione dietro l’angolo

M5S spaccato: la rivolta contro Grillo e il partito di Conte

Crimi e Cancelleri valutano la loro “permanenza nei 5S”. Stasera l’assemblea dei deputati pentasetellati. E c’è chi pensa alla ‘revoca’ del garante

M5S spaccato: la rivolta contro Grillo e il partito di Conte

Che Giuseppe Conte avesse lasciato aperta l’ipotesi di un partito personale, qualora Grillo avesse optato per la rottura, era già emerso nel corso della conferenza stampa al Tempio di Adriano. Ma dopo che il garante 5S ha affossato la leadership dell’ex premier quell’idea sta accelerando e diventando un progetto concreto.

 

L’esodo di una parte dei pentastellati per un approdo in territorio contiano sembra ormai già scritto. Da capire è la portata della reazione contro la decisione di Grillo, che sui social imperversa come una tempesta fino a scuotere Montecitorio e Palazzo Madama. Il primo dei ‘big’ in totale rotta di collisione con il fondatore - che ieri ha definito l’avvocato “incapace, senza visione politica né capacità manageriale” - è Vito Crimi.

 

“Gli avvenimenti di questi giorni, in particolare delle ultime ore, mi inducono ad una profonda riflessione sul mio ruolo nel Comitato di Garanzia e sulla mia permanenza nel Movimento. Manterrò le mie funzioni per il tempo utile a consentire gli adempimenti necessari allo svolgimento delle prossime consultazioni”. scrive su Fb.

 

Anche il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, sembra pronto a levare l’ancora: “Non sono assolutamente d’accordo con quello che Grillo ha messo in campo. Sto ragionando sulla permanenza all'interno del Movimento” che “è andato a finire in un vicolo cieco con un ritorno al passato ormai anacronistico”.

 

Lo sconcerto alberga nelle stanze del potere dei 5S, per non parlare della base e degli iscritti. Beppe Grillo rinnegando l’ex premier ha rinnegato se stesso e le scelte compiute quando lo ha voluto prima a Palazzo Chigi, poi alla guida del Movimento.

D’altro canto Conte da ventiquattro ore ha abbandonato ogni tratto diplomatico: Grillo “ha fatto la sua scelta, essere padre padrone”. Nemmeno il rapporto personale tra i due è salvabile, non è solo un duello politico. La sfida è destinata a scuotere le fondamenta della creatura voluta dall’ex comico e da Casaleggio e che adesso è agonizzante. C’è soprattutto un errore del garante, che molti non sono disposti a perdonare: è lo strappo sul voto relativo allo Statuto riscritto da Conte e su cui il giurista aveva chiesto pubblicamente che si esprimessero gli iscritti.

 

Grillo ha evitato il test e si è limitato a indire le votazioni per la scelta dei componenti del Comitato direttivo. Un atto d’imperio che ha fatto infuriare i dirigenti, a partire dallo stesso Crimi. “Grillo ha indetto la votazione del Comitato direttivo impedendo una discussione e una valutazione della proposta di riorganizzazione e di rilancio del Movimento 5 Stelle alla quale Giuseppe Conte ha lavorato negli ultimi mesi, su richiesta dello stesso Beppe. Pur rientrando fra le sue facoltà, non concordo con la sua decisione”. 

Il capo politico precisa che “il voto non potrà avvenire sulla piattaforma Rousseau, poiché questa è inibita al trattamento dei dati degli iscritti al Movimento e violerebbe quanto disposto dal Garante della Privacy”.

 

Intanto, l’avvocato reagisce colpo su colpo e già chiama a raccolta il popolo dei delusi, degli amareggiati, convinto che la ‘sua’ corsa sia appena iniziata. “La svolta autarchica” di Grillo è “una mortificazione non solo per me”, dichiara, “ma per un’intera comunità che io ho conosciuto bene e ho apprezzato, di ragazze, ragazzi e persone adulte, che hanno creduto in certi ideali. È una grande mortificazione per tutti loro”. Non molla l’ex premier. Sa di avere un consenso personale e parla direttamente a quel pezzo di Movimento che aspira a un nuovo corso e che è pronto a seguirlo. Ma in queste ore così convulse la parola più temuta, seppure la più realistica, è ‘scissione’.

 

Stasera c’è attesa per l’assemblea dei deputati pentastellati. Il clima è tesissimo. Chi si schiera con Grillo, chi con Conte. Ma si discute anche dell’articolo 8 dello Statuto in vigore, in cui si legge che il garante può essere 'revocato in ogni tempo su proposta deliberata dal Comitato di garanzia a maggioranza assoluta dei suoi componenti”. Beppe Grillo non è inamovibile. E la conta è appena iniziata.

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