Fusioni

Banca Mps, Salvini chiede le dimissioni di Padoan da Unicredit

Il governo non intende fermare l’operazione. Lega e Forza Italia contro il Pd. Giani, governatore Toscana: “meglio fusione con soggetto di pari dimensioni”

Banca Mps, Salvini chiede le dimissioni di Padoan da Unicredit

Non ha calmato gli animi l’audizione del ministro dell’Economia, Daniele Franco, davanti alle commissioni Finanza di Camera e Senato sul caso Mps. L’acquisizione della banca senese da parte di Unicredit continua a scuotere la maggioranza. Ad attaccare ancora è soprattutto il leader della Lega, Matteo Salvini, che oggi chiede un passo indietro di Pier Carlo Padoan, presidente di Unicredit.

“Non accetteremo nessuna svendita. E che con denaro pubblico si facciano favori ai privati. Quello che è un marchio storico deve sopravvivere ai disastri del Pd e diventare il terzo polo bancario, la banca delle piccole e medie imprese”. Il capo di via Bellerio è lapidario: “ci aspettiamo le dimissioni di Padoan, che è stato eletto parlamentare del Pd a Siena, si è dimesso per diventare presidente di Unicredit, l’istituto che adesso vorrebbe comprare la banca dei senesi. Solo in casa del Partito democratico si vedono queste cose”.  

 

La strategia della Lega è mirata. Nessun attacco diretto all’esecutivo Draghi ma fuoco incrociato sul partito di Letta. D’altra parte il ministro è stato chiarissimo: il governo non torna indietro, la vendita a Unicredit rappresenta “la soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell’interesse generale del Paese” ed “è motivata sotto il profilo industriale”. Ma se il Tesoro sembra pronto a cedere il 64% delle sue azioni del Monte dei Paschi a Unicredit, dal titolare di via XX Settembre arrivano alcune rassicurazioni: “non si tratta di una svendita statale”, ha affermato, e il “governo garantirà la massima attenzione alla tutela dei lavoratori”. In ogni caso, se non si procedesse rapidamente alla vendita “ci sarebbero seri rischi per la banca”, la più antica d’Europa, in primis riguardo agli esuberi “che potrebbero essere considerevolmente più elevati”. 

 

Bordate sulla stessa linea della Lega arrivano anche da Forza Italia. “Resta il pesante conflitto di interessi del Pd nella vicenda Unicredit- Mps. Nessuna audizione del Governo ci può rassicurare su questo aspetto”, dichiara Maurizio Gasparri che torna a chiedere l’intervento di “Antitrust, Consob, Autorità bancarie e magistratura”. Il caso è “inquietante e non può essere archiviato con un’audizione notturna di un ministro in commissione”.  

 

Dal Partito democratico replica la capogruppo alla Camera, Simona Malpezzi: “Noi abbiamo fatto delle proposte per Mps che riguardano la salvaguardia dei lavoratori, del marchio, del radicamento sul territorio. La destra invece, come al solito, strumentalizza la vicenda, alza polveroni e non propone soluzioni”. Ma non tutti in casa dem sembrano pensarla allo stesso modo. A sollevare dubbi sulla vendita dell’Istituto senese a Unicredit c’è il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani: “Penso che ci siano le condizioni” perché” Monte dei Paschi “possa rimanere in vita. Magari cercando, con un anno o due davanti, di trovare un partner che non la inghiotta, che non la incorpori, ma che le dia la possibilità di una fusione con soggetti di pari dimensione”.

Secondo il governatore piddino “non ci si sta rendendo conto di quanto Mps non sia solo una questione toscana ma nazionale”. L’Istituto “ha tutte le condizioni per essere una buona banca. Quello che sconta è ciò che è avvenuto negli ultimi quindici anni”.

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