Banche e politica

Mps a Unicredit, un nuovo conflitto nella maggioranza di governo

Critiche durissime dall’opposizione e da forze di maggioranza all’acquisizione: il Pd chiamato in causa. Il ministro Franco mercoledì riferirà alla Camera

Mps a Unicredit, un nuovo conflitto nella maggioranza di governo

Alla Vigilia del ‘semestre bianco’ – da domani, come prevede la Costituzione, il presidente della Repubblica all’ultimo miglio del suo mandato non potrà più sciogliere le Camere - aumentano le fibrillazioni nella maggioranza di governo. Un segnale poco incoraggiante, preavvertimento di un periodo incandescente e per niente semplice per l’esecutivo.

 

L’ultima grana scoppiata in piena calura agostana è quella della vendita di Monte dei Paschi di Siena a Unicredit. Una vicenda complicata, che molto probabilmente nelle intenzioni del premier Draghi andrebbe risolta secondo un razionalissimo calcolo costi-benefici. Ma che si trasformando in un nuovo casus belli all’interno di una colazione sempre più rissosa. I toni sono alti. Mentre il Parlamento si appresta a votare la riforma Cartabia sul processo penale - su cui si è consumata una già faticosissima e rischiosa trattativa - eccoci alla causa di un rinnovato conflitto. Elementi da chiarire ce ne sono e anche diversi. 

Mercoledì il ministro dell’Economia, Daniele Franco, fidatissimo del presidente del Consiglio, riferirà alla Camera sull’operazione. Il Mef è il principale azionista con il 64% di Mps. Lo è diventato nel 2017 quando a Via XX Settembre sedeva Carlo Padoan, oggi presidente di Unicredit. Allora, il governo guidato da Paolo Gentiloni, decise il salvataggio dell’Istituto senese e l’ingresso del Tesoro nell’azionariato come socio di maggioranza. Una soluzione pro-tempore però, perché entro la fine di quest’anno il ministero ne deve uscire

 

M il fatto che il Mef abbia condiviso proprio con Unicredit l’ipotesi di privatizzazione ha sollevato un coro di critiche. Giorgia Meloni dall’opposizione attacca: “La probabile acquisizione a prezzi di saldo di Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit, il cui attuale presidente è lo stesso Pier Carlo Padoan del Pd che da ministro del Tesoro tanto si occupò delle sorti di Mps, è solo l'ennesima conferma del vergognoso modus operandi della sinistra italiana che usa lo Stato per opache manovre finanziarie e per proprio tornaconto”. E ancora: “i conflitti di interessi tra Pd e finanza sono dannosi per le banche e fatali per i contribuenti”.

 

Nella maggioranza Matteo Salvini parla di “disastro targato Pd che sta riuscendo a distruggere la banca più vecchia del mondo”. ‘Ok’ alla privatizzazione per il Carroccio “ma non così, a spese dello Stato”. Il Movimento Cinque Stelle parla attraverso Carla Ruocco e invita a prendere tempo e a “posporre la scadenza dell’operazione di vendita”, ma niente “svendite o regali”. Debora Serracchiani del Pd ricorda che i dem “per primi hanno chiesto la convocazione del ministro”, mentre la deputata della Toscana Rosa Maria De Giorgi parla di “fase delicata” e chiede “al Governo garanzie su occupazione e mission aziendale, e massima attenzione nel gestire un passaggio cruciale che determinerà il futuro di migliaia di persone e aziende”.

Risponde Maurizio Garparri di Forza Italia: “La vicenda deve essere esaminata a tutti i livelli: da governo, Parlamento, Antitrust, Consob. Il Pd non può chiamarsi fuori. Padoan è passato direttamente dai banchi parlamentari” dem “alla presidenza di Unicredit”. Per gli azzurri il Nazareno “considera Siena un proprio feudo candidando Letta al posto di Padoan. Il caso Pd-Mps è uno dei più clamorosi conflitti di interessi su cui vanno puntati anche i fari della magistratura”.

 

Un groviglio politico, dunque, che non sarà facile dipanare e che chiama in causa le sorti di 21 mila dipendenti, di cui almeno 5-6 mila in esubero. I partiti sono in pressing e la concomitanza del voto per il collegio senese rende ancora più complicata questa nuova partita. Da quale prospettiva Mario Draghi stia osservando lo scenario non è difficile da intuire. Ma questa volta - oltre al distacco e alla visione di insieme, nello specifico sulla tenuta del sistema bancario nazionale - forse serve valutare meglio l’opportunità di un’operazione che solleva così tanti dubbi e sospetti.

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