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Accordi e disaccordi

Giustizia, la partita chiusa da Draghi ma qualcosa è cambiato

Verso il voto di fiducia, domenica riforma Cartabia in Aula. Intanto martedì 3 agosto inizia il ‘semestre bianco’. Il 2 gli iscritti 5S votano lo Statuto

Giustizia, la partita chiusa da Draghi ma qualcosa è cambiato

Saranno i prossimi giorni, ma soprattutto la ripresa a pieno regime della politica dopo la pausa d’agosto, a dirci fino a che punto la crepa che ha rischiato di aprirsi nel governo sulla riforma della giustizia è ancora lì. Il braccio di ferro ingaggiato dai Cinque Stelle – giunti a minacciare l’astensione in Cdm - contro l’asse Draghi-Cartabia ha finito per coinvolgere un po’ tutti, dando origine a un effetto domino che ha inasprito, ulteriormente, rapporti già poco cordiali. Lo dimostrano le dichiarazioni al vetriolo di oggi del capo della Lega Matteo Salvini nei confronti del Movimento, accusato “ad ogni Consiglio dei ministri di creare problemi”. L’auspicio del Carroccio è che da ora in poi di “pazienza” verso i pentastellati il premier ne “abbia di meno”.

 

Che la partita sul ddl penale l’abbia chiusa proprio l’ex numero uno della Bce non ci sono dubbi. L’accordo è stato trovato dopo ore estenuanti di prove di forza, da un lato e dall’altro. Il Movimento fa le sue rivendicazioni: “Grazie alla nostra determinazione e all’instancabile lavoro di Giuseppe Conte abbiamo ottenuto modifiche importanti alla riforma del processo penale, per scongiurare almeno i pericoli più gravi, ossia di mandare al macero migliaia di processi per reati gravi e odiosi". Ma probabilmente l’affermazione che più rende l’idea di come siano andate le cose è quella del ministro leghista, ma non salviniano, Giancarlo Giorgetti, che è stato tra i principali mediatori sul ring di ieri. “Chi ha vinto e chi ha perso sulla riforma della giustizia? Direi un pareggio ma con la vecchia regola del gol in trasferta, quindi va bene così”, dichiara alla stampa. Ed escludendo che il suo supporto sia stato fondamentale, sottolinea: “di fondamentale c’è soltanto Mario Draghi. Alla fine, la chiude sempre lui. E per fortuna che sia così”.

 

Da oggi, dunque, si va spediti verso il voto di fiducia. La commissione Giustizia sta esaminando i sub-emendamenti dell’opposizione, mentre la maggioranza, come da intesa, ritirerà i suoi. Domenica il nuovo testo che esclude dall’improcedibilità i processi per mafia, terrorismo e stupro, arriverà in Aula e per la settimana prossima dovrebbe essere licenziato. Il peggio è passato. Tra pochi giorni, il 3 agosto, inizia il ‘semestre bianco’, quel lasso di tempo durante il quale il presidente della Repubblica, giunto alla fine del suo mandato, non può più sciogliere le Camere. Una blindatura voluta dai padri costituenti ma che, in questa fase così anomala politicamente, potrebbe costituire un lasciapassare a mosse baldanzose, dettate più dalla fragilità dei partiti e dagli interessi di parte che da battaglie sui contenuti. Staremo a vedere.

Dopo la riforma della giustizia, quella su concorrenza e fisco saranno i prossimi banchi di prova del governo. Mentre a distanza ravvicinata, tra solo qualche giorno, bisognerà trovare la quadra sul Green Pass e l’obbligo del vaccino per i professori in vista della ripresa della scuola a settembre. La Lega già si è messa di traverso, il dossier è stato rinviato proprio per placare gli animi e dare più tempo alla trattativa.

 

Intanto il 2 e il 3 agosto gli iscritti 5S voteranno il nuovo Statuto che dovrà regolare le attività e definire i ruoli e le funzioni del nuovo Movimento. L’esito scontato che suggellerà la leadership di Giuseppe Conte darà, di fatto, il via alla sua corsa per le politiche del 2023. Il match sulla giustizia è stato solo un assaggio del ruolo a cui l’ex premier aspira anche in seno all’attuale maggioranza e per il futuro. Insomma, da ieri qualcosa è cambiato. E questo Mario Draghi lo sa

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