Covid & Big Tech

Google, Netflix, Facebook, Amazon: chi vaccina i dipendenti e chi no

Obbligare alla profilassi i propri dipendenti oppure no? Se lo chiedono le aziende della Silicon Valley per la riapertura degli uffici in presenza

Google, Netflix, Facebook, Amazon: chi vaccina i dipendenti e chi no

Mentre in Italia continuano le polemiche sul Green Pass obbligatorio, arrivano le notizie sulle scelte dei Big dei social e del mondo digital, proprio in materia di vaccini. Cosa hanno deciso di fare Google, Facebook, ma anche Amazon, Microsoft & C.?

Al momento non sono arrivate indicazioni uniformi né soprattutto categoriche da parte del Governo federale e così ciascuna azienda sceglie in modo autonomo.

Ecco come.

 

Google e Netflix: sì alle vaccinazioni per i lavoratori

Il lockdown prima, le ondate pandemiche (legate anche alle varianti e in particolare alla variante Delta) poi, hanno portato le principali aziende del settore Big Tech a offrire la possibilità di lavorare in smart working. Ma adesso che la situazione appare meno grave e, soprattutto, inizia a sentirsi l’esigenza di tornare a lavorare in presenza, riprendendo un po’ di normalità perduta, ecco che le scelte dei colossi dell’informatica sono differenti. 

 

Per esempio, Google e Netflix hanno deciso di schierarsi a favore della vaccinazione per i propri dipendenti. Il ceo della Big “G”, Sundar Pichai, in particolare, ha parlato di obbligo di vaccinazione per tutti i dipendenti degli uffici Usa, per ora escludendo le altre sedi, ma con la possibilità di estendere la misura anche ai dipendenti di altri Paesi. Il numero uno di Google è stato chiaro: “Vaccinarsi - ha scritto - è uno dei modi più importanti per mettere al sicuro tutti noi e le nostre comunità”.

 

Stessa decisione per Facebook, che ha indicato anche due date precise per la ripresa del lavoro non più da remoto, in modo tale da tornare in ufficio al 50% a settembre e al 100% entro ottobre.

 

Quanto a Netflix, ai lavoratori americani è richiesto di sottoporsi a vaccinazione, così come a quelli dei set delle produzioni tv.

 

Amazon: nessun obbligo e ancora smart working

Un po’ differente la scelta per il gruppo fondato da Jeff Bezos, che ha già riaperto uffici e stabilimenti, senza richiedere l’immunizzazione obbligatoria, ma dando la possibilità di lavorare da casa due giorni alla settimana. I dipendenti di Twitter, invece, dovranno essere vaccinati per tornare in sede, ma chi non volesse ricevere il siero anti-Covid potrà restare in smart working.

 

Sulla stessa linea anche Microsoft e Uber, il servizio di trasporti e consegne tramite App. In quest’ultimo caso la sede principale dovrebbe riaprire i battenti a metà settembre con il personale in presenza al 100%, ma senza obbligo vaccinale.

 

Cosa fanno le altre: da Adobe a Lyft

Vanno in ordine sparso anche altre aziende molto note e soprattutto con un gran numero di dipendenti che lavorano nella Silicon Valley. Ad esempio, Lyft, che si occupa di noleggi e consegne, ha chiesto ai lavoratori di vaccinarsi, esclusi gli autisti. Sono per l’obbligo di immunizzazione per tornare in presenza anche Adobe, VMware, Twilio e Asana, in particolare per le sedi negli Usa, dove il presidente, Joe Biden, non ha ancora dato indicazioni stringenti, ma sta puntando piuttosto sul “convincimento”, ad esempio offrendo 100 dollari a chi si vaccina.

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