La sorpresa

Politici a Rimini, l’inedito dibattito dai toni contenuti tra i leader

Al Meeting Salvini, Meloni, Conte, Letta e Tajani, i casi Lamorgese e Durigon. Giorgio Vittadini: “Non c’è stato il dialogo sulle ferite del Paese”.

Politici a Rimini, l’inedito dibattito dai toni contenuti tra i leader

Ieri i big della politica si sono ritrovati tutti insieme sul palco del Meeting di Comunione e liberazione a Rimini. E ciò che ha maggiormente colpito non sono stati tanto i contenuti del dibattito quanto i toni avuti dai leader Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Giuseppe Conte, Enrico Letta, Antonio Tajani e di altre due figure di primo piano come Ettore Rosato e Maurizio Lupi.

 

Niente urla e tanto fair play dunque in questo dibattito coordinato dal direttore di Qn-il Resto del Carlino, Michele Brambilla, anche su temi delicati e divisivi come i casi Lamorgese e Durigon.

 

Il caso Lamorgese

Al centro della politica di questi giorni e sotto attacco del leader del Carroccio, c’è stato e c’è il caso della ministra Lamorgese sulla questione migranti e sulla gestione del famoso rave illegale. Dal palco del Meeting, Salvini ha ribadito la sua posizione contro l’operato della ministra "I numeri sui morti nel Mediterraneo nei primi mesi di quest’anno sono da soli sufficienti a bocciare l'operato del ministro Lamorgese. Mi domando in questi otto mesi come abbia occupato il suo tempo". Un affondo durissimo: "Sarà necessario pensare a un cambio, altrimenti problemi della sicurezza nazionale così non li gestiamo. Deve fare il ministro. Cosa che non ha cominciato a fare".

 

A difesa della Lamorgese è sceso in campo il segretario dem, Enrico Letta, per il quale, invece, le critiche alla ministra sono “assolutamente pretestuose". Il governo Draghi sui temi della sicurezza "sta facendo un buon lavoro e invoglio ad andare avanti". Ha sottolineato Letta.

 

Il caso Durigon

Anche se Matteo Salvini ha tenuto a rassicurare tutti che all'incontro con Mario Draghi di lunedì non hanno parlato della vicenda Durigon, guarda caso da quel giorno, il leader leghista ha iniziato a mandare segnali di distensione sul sottosegretario finito al centro delle polemiche e di numerose richieste di dimissioni, per via della sua proposta di cancellare l'intitolazione di un parco a Latina ai giudici Falcone e Borsellino per ripristinare la dedica al fratello “buono” di Mussolini.

 

"Sì. L'apologia del fascismo è incompatibile con la Costituzione e con il nostro governo. Credo che la vicenda debba essere risolta. Durigon è incompatibile con il governo". Ha chiosato ieri mattina Letta a chi gli ha chiesto se Durigon debba dimettersi.

 

Intanto però la difesa a spada tratta di Salvini delle scorse settimane ha lasciato ora il posto ad un "Ragioneremo insieme su cosa fare e cosa sia più utile per la Lega e per il governo. Discuterò io con Claudio, il quale ha la mia massima fiducia".. Ma la questione deve essere risolta il prima possibile perché l'idea di una maggioranza che si spacca in aula sulla mozione di censura annunciata da Pd e M5s contro il sottosegretario all'Economia e Finanze, non piace a nessuno men che meno al premier Draghi. 

 

Giorgio Vittadini, leader di Cl che ha introdotto i politici al dibattito, ha commentato: “Non c’è stato il dialogo sulle ferite del Paese".

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