Via da Kabul

Afghanistan, parte l’ultimo aereo Usa. Talebani: “piena indipendenza”

Il segretario di Stato americano, Blinken: “Presenza diplomatica”. All’Onu risoluzione per garantire corridoi umanitari, ma Cina e Russia si astengono

Afghanistan, parte l’ultimo aereo Usa. Talebani: “piena indipendenza”

Finisce la guerra durata 20 anni in Afghanistan, finisce la missione militare, per proseguire (o ricominciare) quella diplomatica, con i talebani al potere come interlocutore. Finisce con la partenza dell’ultimo aereo statunitense da Kabul, con a bordo l'ambasciatore Usa, Ross Wilson, e il generale, Chris Donahue, che sono stati gli ultimi due americani a lasciare il Paese alla scadenza del 31 agosto.

 

Immagini di gioia e festeggiamenti sono circolate immediatamente, diffuse dagli stessi talebani che passeggiano nello scalo della capitale, di cui di fatto assumono il comando sancendo la fine della presenza occidentale.

 

Ma proprio dall’occidente e dalla sede di New York delle Nazioni Unite arriva un messaggio al popolo afghano e agli stranieri che ancora si trovano nel Paese, con una risoluzione per il mantenimento di corridoi umanitari che permetta a donne, bambini e civili di lasciare l’Afghanistan anche in futuro.

 

Testo che non è quello che avrebbero voluto Francia e Regno Unito, che proponevano la creazione di una safe zone, e che comunque ha visto l’astensione di Cina e Russia.

Il punto dopo il discorso della notte, ora italiana, del Presidente Usa, Joe Biden.

 

Biden, “Comandanti raccomandavano la fine della presenza Usa”

Quella "di mettere fine alla nostra missione di evacuazione come pianificato" è stata "una raccomandazione unanime di tutti i comandanti" militari. Lo ha spiegato il presidente Joe Biden, annunciando il discorso al popolo americano, dopo la conclusione del ritiro delle truppe dall'Afghanistan. "Gli ultimi 17 giorni - ha detto - hanno visto le nostre truppe eseguire la più grande evacuazione aerea nella storia Usa". "La comunità internazionale si aspetta che i talebani mantengano le promesse - ha concluso l’inquilino della Casa Bianca - Si sono impegnati a garantire un passaggio sicuro e il mondo rispetterà gli impegni".

 

“È cominciato un nuovo capitolo del nostro impegno con l'Afghanistan. Lo condurremo con la diplomazia. La missione militare è finita. Una nuova missione diplomatica è cominciata" gli ha fatto eco il segretario di Stato americano, Antony Blinken, nel suo primo briefing dopo il ritiro Usa. "Oggi - ha spiegato - abbiamo ritirato la nostra rappresentanza diplomatica da Kabul e l'abbiamo trasferita a Doha, in Qatar". Blinken ha confermato che gli Stati Uniti continueranno ad aiutare il Paese, ma "non passeranno attraverso il governo" dei talebani.

 

Si tratta di un "passo prudente" ha aggiunto, rassicurando che gli Usa continueranno a impegnarsi per aiutare tutti gli americani che vogliono lasciare l'Afghanistan. Al momento restano circa oltre 100 americani nel Paese.

Prima di lasciare l’aeroporto il capo del comando centrale dell'esercito americano, il generale Kenneth McKenzie, ha spiegato ai media che i soldati hanno "smilitarizzato" 73 aerei prima della fine del ponte aereo di due settimane che ha evacuato i civili in fuga dal regime talebano. "La maggior parte erano già fuori uso comunque - ha aggiunto - Ma è certo che non voleranno più".

 

Talebani in festa

Immediata è scoppiata la gioia proprio da parte dei talebani e proprio nello scalo di Kabul, dove sono stati esplosi colpi di arma da fuoco per festeggiare, come riferito da Associated Press e France Presse. Urla di giubilo si sono innalzate da postazioni nella ex green zone. I talebani parlando di "piena indipendenza" dell'Afghanistan dopo la partenza dell'aeroporto di Kabul delle ultime truppe Usa, tanto che il portavoce, Zabihullah Mujahid, ha spiegato che "i soldati americani hanno lasciato l'aeroporto di Kabul e la nostra nazione ha ottenuto la sua piena indipendenza".

 

Onu, risoluzione per la protezione dei civili

Il Consiglio di Sicurezza Onu, intanto, si è riunito approvando una risoluzione sull'Afghanistan in cui si chiede la protezione dei civili e dell'aeroporto di Kabul. Il testo, però, non prevede la creazione di una safe zone, o 'zona di sicurezza', inizialmente proposta dal presidente francese, Emmanuel Macron, e supportata dal premier britannico, Boris Johnson. La risoluzione ha ottenuto 13 sì.


Si riafferma invece "l'importanza di sostenere i diritti umani, compresi quelli delle donne, dei bambini e delle minoranze"; si chiede di rafforzare gli sforzi per fornire assistenza umanitaria, di consentire un'uscita "sicura" dal Paese e permettere un accesso sicuro e senza ostacoli alle Nazioni Unite.

 

È contenuto anche un appello contro il terrorismo, nel quale si "esige che il territorio afghano non venga utilizzato per minacciare o attaccare alcun Paese, per ospitare o addestrare terroristi, per pianificare o finanziare atti terroristici". Russia e Cina si sono però astenute dopo tensioni con gli Usa, specie da parte di Pechino, che ha accusato Washington di aver "scaricato sul Consiglio di sicurezza e sui Paesi vicini" all'Afghanistan la responsabilità della situazione, come dichiarato dal rappresentante cinese al Consiglio di sicurezza.

 

L’attacco della Cina agli Usa

"La Cina – è stato spiegato - ha partecipato in forma costruttiva, ma i nostri emendamenti, presentati assieme alla Russia, non sono stati accolti, purtroppo. Per questo ci siamo astenuti dal votare la risoluzione". "Speriamo - ha proseguito il rappresentante cinese all'Onu - che si colga il fatto che i Paesi devono imparare la lezione, dopo vent'anni di occupazione in Afghanistan, e capire che ognuno deve decidere in forma autonoma il proprio governo. Questi Paesi che hanno voluto imporre la loro forza sono i responsabili di quello che è successo. Hanno lasciato uno scenario devastato e adesso vogliono scaricare la colpa al Consiglio di sicurezza e ai Paesi vicini".

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