Passo indietro turco

Caso Kavala, dietrofront di Erdogan su espulsione dei 10 ambasciatori

Li aveva dichiarati “Persona non grata” dopo la firma di un appello per liberare Osman Kavala, imprenditore filantropo detenuto da oltre 4 anni in Turchia

Caso Kavala, dietrofront di Erdogan su espulsione dei 10 ambasciatori

Cosa c’è realmente dietro alla minaccia di espulsione dei 10 ambasciatori occidentali dal Paese, annunciata sabato dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan? La decisione (che non alla fine non si è materializzata né tradotta in una cacciata dei diplomatici occidentali) sembra essere strettamente collegata al “caso Kavala”.

È la vicenda di un imprenditore e filantropo detenuto in Turchia da oltre 4 anni. Con il “dietrofront” dimostrato ieri sera da Erdogan (che probabilmente teme immediate ripercussioni economiche), sembrano placarsi le tensioni con l’Occidente e le reazioni che fanno parlare di ritorsioni e provocazioni da parte del Governo di Ankara.

 

“Persona non gradita”: dipartita di 10 ambasciatori

Sono gli Ambasciatori di Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e USA, ad essere stati dichiarati “persona non gradita” da Erdogan. Una decisione che – per tradursi in espulsione – avrebbe dovuto trovare conferma nella riunione del Consiglio dei Ministri di Ankara di ieri sera. La notifica formale non ha quindi raggiunto le cancellerie oggetto di questo scontro diplomatico (a cui Erdogan ha suggerito maggiore cautela). La ragione, già ufficializzata dal Governo turco, è la firma apposta dai rappresentanti di questi 10 Paesi all’appello che chiede il rilascio di un imprenditore e filantropo considerato un dissidente politico, Osman Kavala, detenuto nella prigione di Silivri.

 

“Free Osman Kavala”

Kavala (classe 1957) è un uomo d’affari, attivista, filantropo e prigioniero turco dal 2017. Dopo la morte del padre, ha rilevato l’impresa familiare Kavala Companies e ha sostenuto numerose organizzazioni della società civile dall’inizio degli anni ‘90. È il presidente di una fondazione artistico-culturale con sede a Istanbul. Nel 2019, ha ricevuto il 21esimo Premio per il patrimonio archeologico europeo per gli sforzi di salvaguardia del patrimonio culturale. Vincitore del Freedom of Thought and Expression Award a difesa dei diritti umani, la sua scarcerazione è ampiamente sostenuta sia dall’Ue che da altri Paesi alleati. Tra questi, in 10 hanno chiesto la sua liberazione assieme ai promotori della campagnaFree Osman Kavala”.

 

L’ultimatum: liberarlo entro dicembre o scatta infrazione

Dopo la decisione del Consiglio d’Europa  (2020), la Commissione internazionale dei giuristi (ICJ), Human Rights Watch e il progetto di sostegno alle controversie sui diritti umani in Turchia hanno chiesto alle autorità turche di rilasciare immediatamente Kavala. A settembre, si è dato tempo - fino a dicembre 2021 - per liberarlo, prima di avviare una procedura di infrazione contro Ankara.

Solo negli anni '80, Ankara ha espulso 3 “persone non grate”, i diplomatici inviati da Governi con qui lo scontro aveva raggiunto una situazione insostenibile: rispettivamente, Libia, Siria e Iran.

Ci si chiede come mai in questa ritorsione non vi siano finiti anche altri ambasciatori europei (come l’Italia, la Spagna o il Regno Unito). Sembrano stati risparmiati i Paesi non-firmatari del documento per la liberazione di Kavala.

 

Svalutazione della lira turca

La minaccia di espulsione dei 10 è arrivata in una congiuntura di recessione dell’economia turca. La valuta di Ankara, intanto, ha registrato negli ultimi 2 giorni un’ulteriore impennata negativa causata dall’annuncio di Erdogan sui 10 ambasciatori. Il crollo si attesta oltre il 2% in un solo giorno. Intanto, galoppa anche l’inflazione a danno dei cittadini che subiscono un aumento dei prezzi al consumo.

Ne emerge un quadro politico che genera un calo dei consensi per il leader turco, già criticato per la vicenda del Sofa-Gate con Ursula Von der Leyen e Charles Michel. Ecco perché gli esperti stanno speculando sul fatto che Erdogan abbia studiato a propri la scacchiera delle relazioni con i membri della NATO per scegliere volutamente una mossa che colpisse l’attenzione dei suoi potenziali elettori, distogliendola dai problemi reali.

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