Giornata “calda”

Omofobia, oggi il giorno del ddl Zan. La “resa dei conti” in Senato

L’arrivo in Aula è questa mattina. Si voterà a scrutinio segreto, vista l’indisponibilità di Lega e FdI al ritiro favorevole a lasciarla anche Forza Italia

Omofobia, oggi il giorno del ddl Zan. La “resa dei conti” in Senato

Dopo la lunga pausa estiva, oggi approda in senato il Ddl Zan sull’omotransfobia, col rischio di una nuova battuta d’arresto.

Ieri, infatti, si è consumato un nuovo scontro sul testo, con la sospensione del tavolo convocato dal leghista Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia a Palazzo Madama.

Tavolo in realtà mai ripreso.

 

Oggi il ddl Zan in Senato

L’arrivo del ddl Zan in Aula in Senato (dalle 9.30) è stato preceduto da forti tensioni e dalle parole di Ostallari, che chiedeva un tavolo di confronto della maggioranza, con l’eventualità di modifiche al documento. "Anche Letta si è arreso all'evidenza: il ddl Zan ha bisogno di modifiche migliorative – esortava - Serve una mediazione di buonsenso per fare una legge giusta ed efficace. Senza limitare le libertà e lasciando fuori i bambini. Il percorso di collaborazione era già stato avviato e aveva dato frutti, apprezzati anche da gruppo autonomie e Italia Viva. Ripartiamo da lì".

A queste parole è seguito l'intervento del segretario dem, Enrico Letta, che ha aperto a ipotesi di modifica. A chiedere interventi correttivi è stato anche il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che però ha trovato il fermo “no” di Leu e M5S, che in cambio hanno chiesto il ritiro della cosiddetta “tagliola” del voto segreto.

 

La “tagliola” del voto segreto

La “tagliola”, dunque, resta: si voterà a scrutinio segreto, data l’indisponibilità di Lega e FdI al ritiro (favorevole a lasciarla anche Forza Italia). In tarda serata, infatti, è naufragato un ennesimo tentativo di mediazione, passato anche tramite una capigruppo in cui a provare a raggiungere un accordo ci ha pensato, inutilmente, il capogruppo di Italia Viva, Davide Faraone. "Ognuno si prenderà le sue responsabilità" hanno commentato alla fine Massimiliano Romeo (Lega) e Simona Malpezzi (Pd).

 

Pensioni, rottura Governo-sindacati

Ma ad agitare le acque ci sono anche le pensioni. Ieri sera si è risolto in uno stop ai negoziati l’incontro tra il premier, Mario Draghi, e i sindacati, con il primo che ha lasciato l’incontro, ufficialmente per un impegno istituzionale, e i secondi pronti a indire uno sciopero se non si metterà mano alla riforma accogliendo le richieste delle parti sociali. Il confronto riprende oggi, con i ministri Renato Brunetta (Pubblica amministrazione), Daniele Franco (Economia) e Andrea Orlando (Lavoro), per "approfondire alcuni aspetti specifici".

Ma il clima resta teso: “L’incontro non è andato bene: sulle pensioni ci sono solo 600 milioni. Non ci sono risposte sulla riforma complessiva necessaria. Il sindacato valuterà nei prossimi giorni forme e strumenti di mobilitazione per fare scelte adeguate". Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, al termine del vertice a Palazzo Chigi sulla manovra.

Per il segretario generale della Cisl, Pierluigi Sbarra, le risorse sono "largamente insufficienti" sia per le pensioni, che per gli ammortizzatori sociali e per la non autosufficienza”. "Se giovedì il governo confermerà questa impostazione nei prossimi giorni valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione" ha aggiunto il leader della Cgil, Maurizio Landini.

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