La candidatura saltata

Il passo indietro di Conte dispiace più al Pd che ai 5Stelle

Calenda e Renzi autori di un colpo mancino all’ex premier e all’alleanza tra Nazareno e contiani. Giochi aperti sulla partita del Quirinale. Che farà Letta?

Il passo indietro di Conte dispiace più al Pd che ai 5Stelle

L’ipotesi di una candidatura di Giuseppe Conte per il seggio che è stato di Roberto Gualtieri nel collegio Roma 1, e la retromarcia annunciata dopo il guanto di sfida lanciato da Carlo Calenda, segnano un ulteriore momento di fragilità politica dell’ex premier. Errori di valutazione e, diciamolo, anche di comunicazione, hanno contrassegnato la sortita (evidentemente poco ragionata) di lasciarsi tentare dalla candidatura, e quindi dall’ingresso in Parlamento, per poi tirarsi indietro quando era chiaro che la partita sarebbe stata più complicata del previsto. Una brutta figura che però dispiace più al Pd, almeno a quella parte che crede ancora nell’alleanza Dem-5S, che alla galassia impazzita delle truppe pentastellate. Perché va detto che Conte oltre all’ostilità di Calenda e Renzi ha temuto i tiri mancini di qualche fronda dem e di quelli che sarebbero arrivati da casa sua. E da uno scivolone alla prima prova delle urne non si sarebbe ripreso. Ma adesso il suo percorso è ugualmente in salita. Più l’ex inquilino di Palazzo Chigi esce allo scoperto, più si rende vulnerabile e finisce sotto attacco dei nemici interni che lavorano sotto traccia, ma alacremente, per remargli contro. Ingenuità politica? Forse. Ma il problema a questo punto è molto chiaro, anche al Pd. E riguarda la gestione di un Movimento sempre più nel caos. Quando di tratterà di votare il nuovo presidente della Repubblica chi governerà i gruppi 5Stelle? E ancora prima: chi sarà in grado nel partito di maggioranza relativa di condurre le trattative sul nome da portare al Colle?

 

Calenda e Renzi hanno ieri hanno ottenuto più del ritiro di Conte dalla corsa per un seggio alla Camera. I due leader di Azione e Italia Viva, con un bacino elettorale che a malapena raggiunge insieme il 5 per cento, ma con la furbizia di chi i Palazzi li frequenta da un po’, hanno inferto un colpo all’alleanza Pd-M5S costringendo il Nazareno a rivedere in futuro alcune mosse. Quanto, infatti, Letta potrà ancora appoggiare Giuseppe Conte è da vedere. Quello che è certo è che le manovre per un nuovo partito di centro nell’area riformista stanno andando avanti e il segretario dem deve stare attento. Nel suo partito ci sono gli ex renziani che non hanno mai visto di buon occhio l’alleanza con i 5S e che dalle sirene del nuovo centro potrebbero essere richiamati. Ma anche nel Movimento, pur essendo lo stesso Conte di orientamento molto moderato, c’è chi mira alla conduzione dei giochi, vedi Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri ha dovuto accettare la leadership dell’ex premier ma non ha alcuna intenzione di subirla a lungo. 

 

Le prossime settimane saranno cruciali per capire quanto gli assetti politici cambieranno. Anche se fino al 31 dicembre, termine entro il quale il Ddl Bilancio va approvato nei due rami del Parlamento, assisteremo solo a ‘prove tecniche di trasmissione’. E’ con l’anno nuovo che le forze politiche e i gruppi parlamentari cominceranno a fare sul serio. Quello che si vede è un assaggio complicato di futuri scenari in cui tutti vogliono essere protagonisti. E per il Colle è il Palazzo che decide.

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