Gli scrutini

Quirinale, come si vota per il capo dello Stato in epoca Covid

Resta il problema dei grandi elettori positivi al virus. Si studiano soluzioni possibili. Intanto impazza il toto-nomi, che lascia il tempo che trova

Quirinale, come si vota per il capo dello Stato in epoca Covid

La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso come si voterà per eleggere il presidente della Repubblica. Saranno solo 200 i parlamentari che potranno avere accesso contemporaneamente in Aula durante le votazioni, tutti muniti di tampone negativo. Spetterà a ciascun gruppo parlamentare decidere chi resterà in proporzione alla sua consistenza. Nelle tribune, invece, potranno accedere 106 grandi elettori senza contingentamento per gruppo.

 

Alla cerimonia del giuramento del nuovo presidente saranno ammessi tutti i grandi elettori – che sono 1009 – ma con l’obbligo di effettuare il tampone il giorno stesso. È probabile che durante la cerimonia, che non potrà durare più di 50 minuti, sarà solo il nuovo inquilino del Quirinale a tenere un discorso. Le votazioni partiranno dalla data del 24 gennaio, già comunicata dal presidente della Camera, Roberto Fico, una settimana fa. Si svolgerà uno scrutinio al giorno. A destare curiosità il fatto che i tradizionali 'catafalchi’ in legno non verranno utilizzati. Per sostituirli, a causa delle misure anti-covid, verranno allestite cabine prive di tende ma tali da garantire, comunque, la riservatezza durante le votazioni. Avanza anche l’idea di trovare modalità ad hoc per far votare i parlamentari o delegati regionali positivi al virus. A favore si sono espressi i rappresentanti di Fratelli d’Italia, contrari Pd e Italia Viva.

 

Dal resto del centrodestra – azzurri e leghisti – è arrivata la proposta di inviare funzionari delle prefetture al domicilio di coloro che hanno contratto la malattia o in isolamento per prelevare le schede da far pervenire entro lo spoglio a Montecitorio. Il problema non è di facile soluzione e pone problemi di legittimità dei voti così espressi. In futuro potrebbero essere facilmente oggetto di contestazioni.

 

Intanto, non si ferma il toto-nomi. Anzi, potremmo dire che più passano i giorni più si allunga la lista dei possibili candidati. Oggi la novità è Giorgio Parisi, recente premio Nobel italiano per la Fisica. In ogni caso, il nome più divisivo è ancora quello di Silvio Berlusconi. “In queste ore c’è qualche elemento di dialogo positivo, ma siamo solo all’inizio”, afferma dal Nazareno Enrico Letta.

Questo può significare una cosa sola: nel centrodestra c’è chi lavora, la Lega in primis, per sgomberare il campo dall’idea che il Cavaliere possa essere candidato e per trovare elementi che in qualche modo portino ad un confronto aperto tra le forze politiche. Ciò implica togliere che quel nome venga tolto dal tavolo delle trattative. “Siamo assolutamente disponibili a dialogare ma abbiamo già detto che il dialogo deve avvenire su un nome condiviso di una personalità istituzionale, non di un capo partito. Lo abbiamo detto in modo chiaro, mi sembra una cosa di buonsenso, non eccezionale o strana”, aggiunge il leader del Partito democratico. Insomma, Letta ha interpretato come una mano tesa le parole di Salvini che intende garantire la continuità del governo anche senza la guida di Draghi. Anche dal Movimento Cinque Stella arriva netta una risposta: “Se Berlusconi è in campo sarà impossibile una scelta condivisa”. Questa mattina il leader Giuseppe Conte, i capigruppo pentastellati di Camera e Senato e i cinque vicepresidenti del Movimento si sono incontrati per fare il punto sulla situazione Colle. Domani è atteso il vertice del centrodestra, sabato la direzione Dem.

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