Famiglie ed imprese al centro

Carlo Messina lancia il Piano Paese 2022-25 per Intesa San Paolo

E’ il nuovo piano industriale: distribuirà 22 mld di euro agli azionisti, punta sul digitale e l’ambiente, azzera gli NPL e ha una forte valenza sociale

Carlo Messina lancia il Piano Paese 2022-25 per Intesa San Paolo

É il piano industriale di Intesa San Paolo, prima banca italiana, da qui al 2025 ma per completezza di intervento sui principali temi non soltanto del credito quanto dell’economia e della società è un vero e proprio “progetto Paese”: affronta, e non potrebbe essere altrimenti visto il peso che essa ha nella produzione e nella crescita di lavoro e ricchezza, tutte le questioni con le quali devono oggi fare i conti le famiglie e le imprese. Digitale, transizione ecologica e ambiente, intelligenza artificiale, e poi la grande attenzione al sociale che, insieme ai brillanti risultati per gli azionisti, è il tratto distintivo della gestione di Carlo Messina: quindi il sostegno ai meno fortunati (che è stato particolarmente importante durante gli anni della pandemia), il ruolo della scuola e dei giovani, il social housing e la cura degli anziani.

 

Risultati e soddisfazione degli azionisti e dei clienti sono ovviamente la premessa che Carlo Messina ha posto per tutto il resto e gli obiettivi fissati (che poi, come è avvenuto per il piano industriale dello scorso quadriennio, saranno con grande probabilità raggiunti con corposo anticipo) sono di assoluto rilievo: 520 miliardi di euro di valore per tutti gli stakeholder nell’arco del piano. Agli azionisti andranno oltre 22 miliardi di euro per il 2021-2025 da dividendi cash con payout ratio al 70% in ciascun anno del piano e buyback di 3,4 miliardi nel 2022 (dove il dividendo sarà di 6,6 miliardi); per le famiglie e le imprese il nuovo credito a medio-lungo termine erogato sarà di 328 miliardi di euro, di cui 285 miliardi in Italia; per le persone del Gruppo gli stipendi ammonteranno a 26,5 miliardi di euro; per i fornitori: acquisti e investimenti per 17 miliardi di euro; per il settore pubblico le imposte (dirette e indirette) ammontano a 15 miliardi di euro, sempre all’anno; per il social lending il nuovo credito a supporto di attività nonprofit e di persone vulnerabili e giovani è previsto in 25 miliardi di euro, cosa che qualifica Intesa San Paolo come il più importante finanziatore nel social lending in Italia; per le persone in difficoltà, i giovani e i senior sono in agenda investimenti e donazioni per circa 500 milioni di euro, che fanno della banca la prima per impatto sociale al mondo, un risultato di assoluto valore.

 

Ancora: per il tema chiave dell’ambiente sul quale l’Europa ha progettato una ambiziosa transizione il nuovo credito di Intesa alla green economy, all’economia circolare e alla transizione ecologica sarà di 88 miliardi di euro, con un forte focus sul supporto alla transizione ecologica alle aziende corporate e alle piccole e medie imprese.

 

Contemporaneamente, la banca intende rafforzare ulteriormente il proprio ruolo di leader per le tematiche Esg, con l’impegno non solo a destinare nel 2022-2025 circa 115 miliardi di euro alla comunità e alla transizione verde e circa 500 milioni di euro per supportare le persone in difficoltà, ma anche a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette, entro il 2030 per le proprie ed entro il 2050 per i portafogli prestiti e investimenti e per l’asset management e l’attività assicurativa, e, in aggiunta, a proteggere e ripristinare il capitale naturale piantando oltre 100 milioni di alberi nel quadriennio del Piano, mediante iniziative dirette del Gruppo o finanziamenti alla clientela dedicati, e adottando una specifica politica per la biodiversità.

 

Sul profilo più strettamente finanziario (e dando per scontata sia una efficace messa a terra del Pnrr sia stime conservative sull’andamento dei tassi di interesse), il piano prevede una forte riduzione del profilo di rischio, con un conseguente taglio del costo del rischio stesso; una riduzione strutturale dei costi, resa possibile dalla tecnologia; una crescita delle commissioni, trainata dalle attività di Wealth Management, Protection & Advisory; un forte impegno ESG, con un posizionamento ai vertici mondiali per l’impatto sociale e grande focus sul clima.

 

Quanto sopra si tradurrà in un risultato corrente lordo in aumento a 10,1 miliardi di euro nel 2025 da 6,6 miliardi nel 2021 (26) (+11,1% CAGR); in un risultato della gestione operativa in aumento a 12,2 miliardi di euro nel 2025 da 9,9 miliardi nel 2021 (26) (+5,5% CAGR); in patrimonializzazione elevata; in Common Equity Tier 1 ratio fully phased-in superiore al 12% nel 2022-2025 secondo le regole di Basilea 3/Basilea 4, includendo gli impatti negativi regolamentari stimati in circa 60 centesimi di punto.

 

Ancora: Intesa sarà Banca a “zero NPL” e senza impatto dal calendar provisioning; i crediti deteriorati saranno ridotti nel 2025 a 9,3 miliardi di euro al lordo delle rettifiche, da 15,2 miliardi nel 2021, e a 4,6 miliardi al netto, da 7,1 miliardi nel 2021, e l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti totali in diminuzione nel 2025 all’ 1,6% al lordo delle rettifiche, dal 2,4% nel 2021, e allo 0,8% al netto, dall’ 1,2% nel 2021; rettifiche nette su crediti in calo a 1,9 miliardi di euro nel 2025 da 2,8 miliardi nel 2021 (28) (-9% CAGR); il costo del rischio sarà in calo a circa 40 centesimi di punto nel 2022-2025 e a 38 centesimi di punto nel 2025 da 59 centesimi di punto nel 2021 (28) (-21 centesimi di punto). I costi subiranno una riduzione strutturale, nonostante i forti investimenti per tecnologia e crescita: 2 miliardi di euro di risparmi nel 2022-2025; costi operativi in calo a 10,6 miliardi nel 2025 da 10,9 miliardi del 2021 (28) (-0,8% CAGR), pur con 1,1 miliardi di costi per la crescita nel 2022-2025; cost/income ratio in miglioramento al 46,4% nel 2025 dal 52,5% nel 2021 (28) (-6,1 punti percentuali).

 

Gli investimenti sono pari a 7,1 miliardi di euro nel 2022-2025, di cui 5 miliardi per tecnologia e crescita, inclusi circa 650 milioni nella nuova Banca Digitale per creare una piattaforma più efficiente con cui conseguire un taglio strutturale dei costi operativi pari a un risparmio di costi di circa 0,8 miliardi annui a regime (2026- 2027), di cui oltre 0,6 miliardi già nel 2025; la generazione dei ricavi sarà ancora più solida: proventi operativi netti in aumento a 22,8 miliardi di euro nel 2025 da 20,8 miliardi nel 2021 (29) (+2,3% CAGR); commissioni nette in aumento a 11,1 miliardi nel 2025 da 9,5 miliardi nel 2021 (29) (+3,9% CAGR), con un ammontare di risparmio gestito in crescita di circa 100 miliardi a 574 miliardi da 474 miliardi (+4,9% CAGR); risultato dell’attività assicurativa in aumento a 1,9 miliardi nel 2025 da 1,6 miliardi nel 2021 (29) (+3,3% CAGR), trainato dal forte sviluppo del ramo danni con una crescita dei premi di 0,9 miliardi a 2,3 miliardi da 1,4 miliardi;;incidenza delle commissioni nette e del risultato dell’attività assicurativa sui proventi operativi netti al 57% nel 2025 dal 54% del 2021 (29); interessi netti in aumento a 8,1 miliardi nel 2025 da 7,9 miliardi nel 2021 (29) (+0,5% CAGR), con crediti alla clientela in crescita del 2% CAGR, e con un’ulteriore crescita potenziale pari a circa un miliardo di euro per ogni 50 centesimi di punto di rialzo dei tassi di interesse di mercato.

 

In generale, la formula del Piano include dunque iniziative come la forte riduzione del profilo di rischio, con un conseguente taglio del suo costo; l’abbattimento dello stock di crediti deteriorati e azioni continue di prevenzione con una strategia modulare; la gestione proattiva delle posizioni ad alto rischio e dei crediti in Stage 2, con un approccio dedicato per le aziende retail e le piccole e medie imprese (Pulse 2.0) e un team specializzato per le grandi imprese internazionali; il rafforzamento della gestione dei crediti deteriorati con l’ulteriore cessione di crediti in sofferenza e inadempienze probabili (UTP), unitamente a nuove soluzioni innovative per portafogli specifici; il rafforzamento delle partnership strategiche (es. Intrum, Prelios), avvalendosi delle piattaforme, delle competenze e della forte rete di investitori dei partner; l’avvio di un Credit Fund per realizzare strutture e soluzioni innovative (primi in Italia a promuovere questo tipo di iniziativa); il lancio di nuovi processi e strumenti di gestione dei crediti deteriorati, che incorporano evoluzioni settoriali e metriche di costo del rischio; l’accelerazione del rientro in bonis per le società in situazione di continuità aziendale, focalizzandosi sulle filiere in Italia e avvalendosi di investitori internazionali e di specifiche competenze industriali (es. piattaforma di investimento per la rigenerazione urbana); la creazione di un piano fast-track per le società non in situazione di continuità aziendale.

 

É davvero impossibile, salvo pubblicarlo integrale, illustrare nei dettagli il piano industriale della prima banca italiana, ne riportiamo soltanto alcuni passaggi strategici e di svolta rispetto al passato. Ovviamente, grande spazio nel piano ha il nuovo assetto di Banca Digitale insieme al’ ottimizzazione della copertura territoriale: il digitale deve servire efficacemente i clienti retail che non usano le filiali e ridurre il costo del servizio a circa 4 milioni di clienti di Intesa Sanpaolo che già non usano le filiali e generano circa 200 milioni di ricavi con un cost/income superiore al,100%. Altrettanto ovviamente, Messina dà e pretende grande attenzione alle persone che sono l’altro capitale della banca: sui 58 mila dipendenti, molti dei quali hanno partecipato al piano industriale con idee e proposte, sono circa 4.600 le persone neoassunte e circa 8.000 quelle riqualificate/riconvertite, allocate a iniziative prioritarie: circa 2.600 alla Filiale Digitale, 4.000 alla tecnologia (digitale, dati e analytics), 3.500 alle iniziative prioritarie (es. PNRR, crescita;dell’attività, riduzione del profilo di rischio) e 2.500 ad altro (es. ESG/ Impact Banking, funzioni di controllo, turnover).

 

Cambia il modello di servizio dedicato al segmento di clientela Exclusive della Divisione Banca dei Territori, costituito da oltre un milione di clienti upper-Affluent, aumentando il risparmio gestito per questo segmento di circa 20 miliardi di euro a 131 miliardi nel 2025 da 111 miliardi nel 2021 (+17%), a fronte di oltre 80 miliardi di raccolta diretta e risparmio amministrato nel 2021. Verrà creata una nuova organizzazione commerciale dedicata, con circa 4.200 gestori altamente specializzati in circa 470 centri di consulenza dedicati.- espansione della piattaforma di investimenti e trading di IW Bank per offrire i migliori servizi ai clienti con elevata propensione tecnologica e limitato utilizzo dei canali tradizionali.

 

Infine, ultimo ma non meno importante, il continuo impegno per la cultura nel piano si sostanzia con due nuovi musei delle Gallerie d’Italia a Torino e Napoli e con l’ampliamento degli spazi espositivi a Milano e Vicenza, più che raddoppiando gli spazi espositivi delle Gallerie d’Italia, una delle più importanti collezioni corporate d’arte al mondo, a 30.000 metri quadri nel 2025 da 14.200 metri quadri del 2021; c’è un programma pluriennale di mostre temporanee originali, laboratori didattici con le scuole e progetti di inclusione sociale dedicati alle categorie vulnerabili; verrà creato un centro d’eccellenza presso le nuove Gallerie d’Italia a Torino per la valorizzazione della fotografia, sia come espressione artistica sia come modalità di comunicazione dell’attenzione della Banca alle realtà in cui opera e del suo ruolo rilevante in ambito sociale, economico e culturale; continuerà il Programma Restituzioni dedicato al restauro e alla valorizzazione del patrimonio nazionale curato dalla Banca in collaborazione con il Ministero della Cultura (oltre 2.000 opere d’arte del Paese restaurate dal 1989).

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