Spese impreviste

Caro bollette: governo tiene d’occhio deficit e debito pubblico

Preoccupazione per i rincari energetici che si stanno abbattendo su famiglie e imprese. Il sottosegretario Freni: “Stanziare almeno 7 mld aggiuntivi”

Caro bollette: governo tiene d’occhio deficit e debito pubblico

E’ l’economia ad essere in cima all’agenda del governo. Accantonata, per ora, l’ipotesi di uno scostamento di Bilancio su cui il titolare del Mef, Daniele Franco, d’intesa con il premier, Mario Draghi, non ha ceduto rispetto al pressing dei partiti, resta altissima la preoccupazione per il caro energia. Non gettano acqua sul fuoco nemmeno le parole pronunciate dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “L’aumento del costo dell’energia come previsione rischia di avere l’anno prossimo un costo superiore all’intero pacchetto del Pnrr, che non ci mette dunque al riparo da tutto”.

 

E’ probabile che l’esecutivo attenda di verificare l’andamento dei diversi indici economici del primo trimestre dell’anno per poi valutare il da farsi. La parola d’ordine è cautela, ma la politica non sembra d’accordo nel volere attendere. L’aumento delle bollette rischia di avere ripercussioni molto gravi su famiglie e imprese. D’altra parte, è proprio il caro energia ad incidere in via principale sull’inflazione, che anche in Italia torna a correre ed è ora a livelli che non si registravano da oltre venti anni. In termini di ricaduta sull’economia reale questo significa diminuzione dei valori salariali con ridotta capacità di spesa per le famiglie e aumento dei costi di produzione per le aziende. Il pericolo è che interi settori non riescano a far fronte alle spese che raddoppiano per l’acquisto dell’energia necessaria a tenere attivi gli impianti.

 

Tutti i partiti, da Salvini a Meloni e a Letta fino a Conte e Berlusconi, considerano gli aiuti sulle bollette indispensabili. Ma il governo, che ha dato una parte di ristori col decreto Sostegni Ter, tiene d’occhio anche le ripercussioni di nuove misure sul deficit. A quanto dichiara oggi il sottosegretario leghista all’Economia, Federico Freni: “il caro energia è il tema che, più di tutti, sta impegnando le riflessioni e il lavoro dell’esecutivo. Ai quasi 5 miliardi stanziati per il primo trimestre si aggiungerà certamente un ulteriore intervento nelle prossime settimane: un importo adeguato per garantire sostegno a imprese e famiglie. Certamente non meno di cinque miliardi, ragionevolmente almeno sette”. Tuttavia, quanto gli aiuti che periodicamente Palazzo Chigi riesce a stanziare possano davvero arginare il problema è tutto da verificare.

 

Il caro energia che sta attanagliando a livello globale le maggiori economie del mondo ha cause molteplici e l’accelerazione della transizione energetica potrebbe consegnare una ‘fase di mezzo’, che poi è quella che già stiamo vivendo, in cui le fonti tradizionali registrano un picco nei costi proprio perché il loro utilizzo è ad esaurimento. In ogni caso, in questo momento, la domanda eccede l’offerta e il balzo dei prezzi sembra inarrestabile. Alcune fonti stanno poi subendo rincari più di altre a causa di complesse situazioni geopolitiche. Pensiamo al gas e a quanto stia incidendo la crisi ucraina sull’approvvigionamento. L’Europa ne importa il 40% dell’intero fabbisogno dalla Federazione Russa. 

 

Vedremo nei prossimi giorni quali saranno le decisioni del Consiglio dei Ministri. Per aprile è atteso anche il Documento di Economia e Finanza in cui bisognerà mettere nero su bianco le scelte di politica economica e finanziarie tenendo conto delle recenti previsioni che su Pil e crescita nel 2022 sono al ribasso. Nonostante l’economia nel 2021 sia cresciuta del 6,5%, un record che però non deve dare adito a facili entusiasmi. Per strutturare la crescita c’è bisogno di tempo e di misure adeguate.  

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