la guerra social

Ucraina, la guerra è (anche) in rete: social controllano le notizie

Facebook, Instagram e WhatsApp, ma anche Google e YouTube si allertano per evitare propaganda e disinformazione sul web. Ecco come si bloccano siti russi

Ucraina, la guerra è (anche) in rete: social controllano le notizie

Dallo scoppio del conflitto in Ucraina, ma per la verità anche prima che iniziasse l’offensiva militare russa sul campo, c’era un altro terreno in cui si è combattuta una guerra, molto più silenziosa: quella fatta di parole, insinuazioni, a volte anche immagini e video, spesso costruiti ad arte per diffondere un messaggio chiaro, a sostegno di una o dell’altra parte.

Ora che i carri armati sono nelle strade di Kiev e di altre città ucraine, e che si consuma anche una guerra economica a colpi di sanzioni, i social fanno la loro parte, con strategie per evitare la disinformazione e un racconto mediatico distorto dei fatti.

 

Informazione e racconti sul web

Navigando sul web, specie nell’ultima settimana, capita di imbattersi in messaggi ambigui o palesemente a sostegno di una o dell’altra parte. Come capire se sono veri o no? Il problema se lo sono posto anche le grandi piattaforme di social media, che ora si attrezzano per limitare la circolazione di informazioni non veritiere, se non palesemente di propaganda. Facebook, ad esempio, ha deciso di bloccare l’accesso alle proprie pagine dell’emittente russa in lingua inglese Russia Today, così come dell’agenzia di stampa Sputnik, vicina a Mosca, sia il 28 febbraio che il 1° marzo. Analoga decisione è stata presa anche da YouTube.

Ma anche gli altri social della galassia Meta non sono stati da meno.

 

Meta e le azioni contro la propaganda

Il colosso Meta, che racchiude non solo Facebook ma anche le controllate Instagram e WhatsApp, ha deciso di istituire un vero e proprio team speciale per vagliare i messaggi che circolano in rete, bloccando quelli che sono ritenuti non veritieri e, anzi, diffusi appositamente da Mosca per contribuire a creare una narrativa filorussa del conflitto. Della squadra fanno parte diversi madrelingua russi, ma anche ucraini, che monitorano i contenuti e segnalano eventuali problemi.

I primi effetti si sono già avuto dal momento il 27 febbraio, la società di Zuckerberg ha fatto sapere di aver individuato e fermato una rete di 40 account e pagine Facebook e Instagram che millantavano di essere collegati a testate giornalistiche con sede a Kiev, la capitale dell’Ucraina. Le notizie che diffondevano, invece, partivano dalla Crimea, la regione dell’Ucraina occupata dalla Russia nel 2014. Si tratterebbe di soggetti già sospettati di aver diffuso notizie false durante la campagna elettorale per le presidenziali Usa nel 2020.

 

Chi guadagna coi video sulla guerra

C’è anche chi vuole guadagnare con le immagini del conflitto, come hanno tentato di fare molti giovani, in questo caso statunitensi, che nei giorni scorsi hanno diffuso e condiviso video girati dalle zone di scontro militare. Si tratta, secondo il magazine Input, di ragazzi che si fingono giornalisti, ma che di fatto cercano solo di conquistare followers a scopi commerciali, senza verificare il materiale postato in rete. Per questo il gruppo Meta ha deciso di proibire la diffusione di post a pagamento da parte degli account dei media di stato russi, vietando loro l’acquisto di inserzioni pubblicitarie. Non solo: lunedì 28 febbraio ha persino bloccando l’accesso dall’Europa alle pagine dell’emittente russa in lingua inglese RT.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA