L’allarme

Cos’è l’economia di guerra di cui ha parlato Draghi: perché scatta

Il presidente del Consiglio ha spiegato che non è ancora il momento di allarmarsi, ma di prepararsi a quella che è un’eventualità. Ecco cosa significa

Cos’è l’economia di guerra di cui ha parlato Draghi: perché scatta

Le parole pronunciate dal premier, Mario Draghi, non sono passate inosservate, anche se lo stesso capo del governo ne ha smorzato l’allarme: “Lo hanno detto anche i nostri alleati. Più pesanti sono le sanzioni e minore è il rischio di un allargamento del conflitto” ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo: “Non siamo all’interno di un’economia di guerra”, ma “dobbiamo prepararci”. 

Ma cos’è l’economia di guerra? Cosa comporta e perché se ne parla?

 

Draghi e l’economia di guerra

Il premier ha usato questa espressione a margine del Consiglio europeo che si è svolto nei giorni scorsi a Versailles, alle porte di Parigi, per illustrare la posizione comune europea di fronte al conflitto in Ucraina. È stato lo stesso leader italiano a spiegare: “Ho visto degli allarmi esagerati. Prepararsi non vuol dire che ciò debba avvenire, altrimenti saremmo già in una fase di razionamento”. Ma tanto è bastato per scatenare ugualmente un certo timore, soprattutto a sentir parlare di “razionamento” e “guerra” a proposito dell’economia italiana.

 

Cos’è l’economia di guerra e cosa prevede

Per economia di guerra si intende l’insieme delle azioni intraprese da uno Stato per affrontare la crisi legata a una situazione bellica. Di fatto comporta un massiccio intervento dello Stato nelle logiche di produzione, che può dare priorità, per esempio, a quelle di beni di prima necessità come gli alimenti. Può tradursi in una serie di limitazioni, come quelle all’economia di mercato e al libero accesso a beni stessi e servizi, tramite un razionamento e una pianificazione, decise in base alle necessità individuate dallo Stato, sia nella produzione che nella distribuzione.

Il Governo, dunque, potrebbe decidere di dare priorità alle spese per la difesa e la sicurezza nazionale.

 

Le rassicurazioni del premier

Come spiegato, il presidente del Consiglio ha chiarito che non si è ancora in condizioni tali da pensare di applicare un’economia di guerra, anche se potrebbe essere il momento di pensarci, in via precauzionale. In ogni caso le direttive potrebbero essere definite prima a livello europeo, poi applicate in modo specifico dai singoli Paesi membri.

 

Gli interventi per le imprese in crisi

Intanto si studiano interventi mirati a sostegno di alcuni comparti produttivi, che possono risentire maggiormente degli effetti delle sanzioni contro la Russia e che erano già provati dalla pandemia Covid. Uno dei comparti maggiormente a rischio è quello delle imprese energivore, anche se il ministro Cingolani ha chiarito che le forniture di gas dalla Russia non sono diminuite, mentre sono aumentati i costi. Lo stesso Cingolani ha comunque spiegato che gli aumenti dei carburanti degli ultimi giorni non sono giustificati, ma frutto di speculazioni, mentre lo sciopero degli autotrasportatori previsto per lunedì 14 è stato sospeso dal Garante.

Già nei mesi scorsi, inoltre, si era provveduto allo stoccaggio di risorse di materie prime, come lo stesso gas, ma anche grano, mais e cereali, questi ultimi in larga parte importati dalla Russia.

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