Showdown

Scontro Conte-Di Maio, la scissione nei 5S è questione di tempo

Prova di forza tra i due. Si riaccendono le divisioni e l’esito finale non può che portare in una direzione. Problemi in arrivo per il campo largo di Letta

Scontro Conte-Di Maio, la scissione nei 5S è questione di tempo

Ormai è convinzione comune. La spaccatura nei Cinque Stelle sta raggiungendo livelli tali che è impossibile tornare indietro. La scissione, lo spettro che si aggira tra le file pentastellate da diversi mesi, ma sopito da una sorta di pax armata tra l’ex avvocato del popolo, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri del governo Draghi, Luigi Di Maio, si è riaffacciato sulla scena. Lo scontro tra i due sembra arrivato alle battute finali all’indomani del flop al primo turno delle amministrative. Senza dimenticare che siamo a pochi giorni dall’intervento del presidente del Consiglio in Parlamento per illustrare la linea del governo sulla guerra in Ucraina, che l’Italia porterà all’attenzione del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.

 

Il titolare della Farnesina non potrà accettare che le scelte di politica estera siano messe ancora in discussione screditando il suo ruolo all’interno dell’esecutivo e il forte legame con il premier. Così ha reagito: “Non credo che possiamo stare nel governo e poi, per imitare Salvini, un giorno sì e uno no, lo si va ad attaccare. Non sono opportune decisioni che disallineino l’Italia dalle proprie alleanze storiche”. Poi l’affondo sull’esito del voto: “non è mai andato così male. Credo che M5S debba fare un grande sforzo nella direzione della democrazia interna”. Di Maio sferra l’attacco da Piazza del Parlamento.

 

La replica di Conte arriva a stretto giro: “Quando era leader come organismo del M5s c’era solo il capo politico: che ci faccia lezioni lui oggi fa sorridere”. Quanto all’anti-atlantismo risponde che si tratta di una “stupidaggine” e fa riferimento a quelle che, secondo lui, sono le vere ragioni delle parole del ministro. Parla di “fibrillazioni prevedibili perché ci sono in campo questioni che riguardano le sorti personali di tanti nel M5S” e il numero uno della diplomazia è ormai al suo secondo mandato. Ma sulla possibilità che Di Maio voglia fare un nuovo partito sembra aspettare il nemico al varco: “Questo ce lo dirà lui in queste ore”.

 

Che tra i due si stia giocando una partita ormai agli sgoccioli si capisce anche dalle parole che Conte affida stamane al quotidiano La Stampa: Di Maio “non lo cacciamo via, in realtà si sta cacciando da solo”. Un modo per dire che il ministro e i 5S con l’attuale leadership sono incompatibili. Le truppe da una parte e dell’altra sono già schierate. Le ripercussioni di una scissione, se avvenisse a breve, ci sarebbero anche sul governo. Se ciò non accadesse e i tempi fossero un po’ più dilatati è comunque arduo pensare che alle elezioni della prossima primavera ci si arrivi con un Movimento a due teste.

 

Anche il principale alleato nel campo progressista, ovvero il Pd, dovrà fare i conti con le fratture che si sono aperte tra i grillini. Perché una parte dei democratici tifa per Di Maio, un’altra per Conte. Con chi fare l’alleanza per aspirare al governo del Paese? Chi si espone già e mette le carte in tavola è il senatore piddino ed ex renziano, Andrea Marcucci: “Con il M5S, di cui parla il ministro Di Maio, europeista, atlantista, e solidamente ancorato al governo Draghi, farei subito un’alleanza”. Come evolverà la storia dei pentastellati sarà dunque di rilievo anche per Letta. Sulla futura coalizione dei progressisti dovrà tenere insieme le diverse anime del suo partito.

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