Cambiamenti

Insieme per il futuro e la rinascita dei moderati. I centristi sperano

Di Nicola e Di Stasio guideranno la pattuglia dimaiana in Parlamento. Con la scissione 5S è partita un’onda lunga che coinvolge anche le scelte del Pd

Insieme per il futuro e la rinascita dei moderati. I centristi sperano

La nuova formazione politica di Luigi Di Maio, Insieme per il futuro, ha i suoi capigruppo in Parlamento: sono Primo Di Nicola al Senato e Iolanda Di Stasio alla Camera. Ma mentre il ministro procede spedito per organizzare al meglio la sua pattuglia di deputati e senatori la scissione nei 5Stelle smuove le acque nel campo dei moderati. Il titolare della Farnesina viene considerato uomo di centro, su questo non ci sono dubbi, e nell’area di centrosinistra potrebbe far concorrenza a Carlo Calenda di Azione e Matteo Renzi, fondatore di Italia Viva. In ogni caso, il capo di Ipf sa bene che deve darsi da fare da subito se vuole raccogliere consenso. Incita i suoi: “I nostri gruppi daranno stabilità al governo. Un’onda civica si sta avvicinando, c’è tanto entusiasmo da valorizzare. Molti hanno chiesto di aderire, in questi mesi si valuteranno le istanze e ci dovremo dedicare ai territori”, dice nel corso della prima assemblea del nuovo partito.

 

Anche tra i moderati del centrodestra l’acqua tanto cheta non è. Coraggio Italia, il partito di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, nato da una delle diaspore di Forza Italia, perde pezzi. Sia a Palazzo Madama che a Montecitorio con la fuoriuscita di diversi parlamentari non ha più i numeri per gruppi autonomi. Una separazione formale tra il presidente della Regione Liguria e l’ex sindaco di Venezia è prossima ed entrambi sembra siano già al lavoro per prendere strade diverse. Ma per andare dove?

 

Intanto, con la nascita di Ipf un effetto domino di impatto maggiore, seppure ancora sotto traccia, potrebbe manifestarsi nel campo progressista. Nel Movimento, ancora sotto choc, a fronte del silenzio assordante del fondatore Beppe Grillo parla oggi Giuseppe Conte. “In questi giorni è stato sottolineato che non siamo più la prima forza politica in Parlamento”, sottolinea. “Direi che essere i primi nel Palazzo non è tutto. L’importante è essere i primi a tendere la mano nel Paese”.

 

L’ex premier prova a raccogliere i cocci del divorzio da Di Maio e fa i conti con il colpo durissimo che i 5S e la sua leadership hanno subìto. Ma è come se fosse partita un’onda lunga che nei prossimi mesi potrebbe travolgere le attuali alleanze. Non a caso si stanno riaffacciando nel Pd vecchi malumori nei confronti dei pentastellati. E’ ancora l’ex renziano Andrea Marcucci a lanciare una sorta di avvertimento nei confronti di Enrico Letta. L’ex capogruppo dem al Senato è convinto che “un’alleanza riformista” non debba usare “lo spauracchio della Meloni. Per questo serve ripartire dal centro, e serve farlo subito. Letta parli con Calenda, Renzi, Emma Bonino, Luigi Di Maio, gli ecologisti, i civici, i segmenti liberali di Forza Italia. Abbiamo bisogno di loro per costruire quel progetto riformista che ci deve vedere impegnati nei prossimi 5 anni”.

 

La stoccata è sulla linea pro 5S del numero uno del Nazareno: “Le posizioni di Giuseppe Conte, consigliano grande cautela, il ciclo del M5S sembra essere in forte crisi, per usare un eufemismo”. Dunque, nei dem, le truppe di provenienza Margherita e di ispirazione moderata non rinunciano a sperare in un nuovo centro che possa comprendere anche berlusconiani ed ex forzisti. D’altra parte tra gli azzurri c’è da tempo chi è in rotta di collisione col Cavaliere e cerca solo il momento giusto per uscire e andare altrove. In comune avrebbero la volontà di chiudere con ciò che resta del grillismo.

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