Max Verstappen con la Red Bull verso il secondo titolo

E così la Ferrari, a meno di un miracolo, ha perso un altro Mondiale

Troppi gli errori anche nel Gran Premio d’Ungheria dove Charles Leclerc era in testa a metà gara ed è finito sesto. Pagherà tutto Mattia Binotto?

E così la Ferrari, a meno di un miracolo, ha perso un altro Mondiale

Charles Leclerc primo a metà gara, Max Verstappen che comincia a risalire dal decimo posto ma è lontano. Poi gli autogol del muretto, Il pilota che è in testa alla corsa viene richiamato per montare gomme dure che lo impiombano e finisce al sesto posto, mentre il rivale della Red Bull se ne va incontrastato a vincere il Gran premio D’Ungheria. E dietro di lui le due Mercedes di Hamilton e Russell, con il rischio concreto di non poter più lottare nemmeno per il Mondiale Costruttori.

 

Ecco i conti del disastro Ferrari nel campionato mondiale di Formula Uno 2022, nonostante la stagione fosse cominciata nel migliore di modo, con una macchina veloce e un pilota, Charles Leclerc, all’altezza della situazione. Un mondiale che sembra già vinto in Australia a seguito del secondo ritiro in tre gare di Verstappen che porta Leclerc a 46 punti di vantaggio sul campione del mondo in carica, si trasforma in autentico incubo nell’ultima domenica di luglio in Ungheria.

 

Ma la debacle arriva da lontano: infatti già al sesto appuntamento stagionale tenuto a Barcellona in testa alla classifica non c'è più Leclerc ma il suo rivale olandese. Da quel momento in poi il gap fra i due, aldilà di qualche eccezione, aumenta sempre a favore di Verstappen. In Ungheria l'ennesimo grave errore di strategia da parte della Ferrari: decide di montare a Leclerc gomme con mescola che chiaramente non può funzionare in quelle condizioni. Tutto ciò porta dopo 13 gare e sole 9 mancanti a 80 punti di differenza fra i due. Un distacco così grande non è mai stato recuperato in 72 anni di storia di questo sport. 

 

Ma i dati più preoccupanti sono altri: 7 le gare non terminate dalla Ferrari di cui 4 per problemi di affidabilità; 3 le gare compromesse al pilota monegasco da strategie deleterie del muretto box Ferrari, gare in cui sarebbe potenzialmente potuto arrivare in testa; 40 i punti che potrebbe aver perso Leclerc per errori da lui stesso commessi (Imola, Francia). A questo punto è chiaro che sognare diventa quasi impossibile.

 

Le ragioni dietro ai continui fallimenti della Ferrari sono molteplici. Le strategie che sembrano fatte apposta per non vincere. La mancanza di esperienza di Leclerc che oltre ai due errori non gli consente di mettere una toppa alle decisioni del box, come vediamo da parte di piloti più esperti che si prendono di tanto in tanto la responsabilità di fare di testa propria le scelte di gomme, strategie, eccetera. L'affidabilità che ha già costretto entrambi i piloti a usare 4 power unit (limite di 3 dopodichè scatta la penalità) partendo da fondo griglia. L'inesperienza della Scuderia stessa non più abituata a trovarsi in lotta per posizioni così importanti, e persino i pit stop più lenti dei rivali, come è purtroppo accaduto in Ungheria. 

 

Tornando ai numeri, l'ultimo campione del mondo Ferrari è stato Kimi Raikkonen nel 2007 e l'ultimo mondiale costruttori risale ai tempi di Schumacher nel 2004. Di questo passo la Ferrari rischia anche la seconda posizione nella classifica costruttori contro una Mercedes sempre più competitiva. È ora di cambiare radicalmente altrimenti quei numeri rimarranno invariati per tanto ancora. E’ ovvio che le responsabilità si appuntano su Mattia Binotto, il capo, che a Budapest ha detto di voler capire perchè la macchina non andava come nelle qualifiche e come a Le Castellet in Francia, ma ha glissato sulla pessima prestazione complessiva del muretto box.

 

Ci dispiace dirlo, vista la simpatia del team principal della Ferrari, ma occorre che i vertici aziendali diano una scossa, la responsabilità in un meccanismo delicatissimo come quello della Formula Uno, dove tutto si gioca sui millesimi di secondi, dipende da tutti i componenti della squadra corse, ma talvolta bisogna dare un segnale e tocca all’allenatore farsene carico o esserne oggetto. Difficile dire se c’è un sostituto interno, oppure Maranello dovrà ricorrere al mercato esterno. Anche se è difficile far muovere un big dei rivali diretti, nè si vedono grandi emergenti nei muretti dei comprimari.

 

Ha collaborato Lavinia Dell’Erario.

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