Elezioni politiche 2022

Vengo anch’io? No tu no! Le candidature tra vendette e parentele

Veti e discussioni su collegi e nomi sono inutili se non si comincia a parlare di Paese reale anziché di fantapolica. E la tagliola parlamentare non aiuta

Vengo anch’io? No tu no! Le candidature tra vendette e parentele

Gli osservatori politici insistono nel sottolineare che le discussioni e i veti nella composizione delle liste delle candidature alle elezioni, ci siano sempre state e sempre ci saranno. Eppure questa volta c’è qualcosa che sembra essere cambiato, dipenderà dai cambiamenti climatici, ormai fonte di ogni problema, vedi siccità, nubifragi devastanti e il caldo eccessivo, o dalla tagliola al numero dei parlamentari, fatto sta è che ciò che colpisce in questa folle estate di campagna elettorale, è che i partiti siano più interessati a farsi vedere compatti e uniti che a stilare un programma elettorale che vada dritto al punto e che sia anche fattibile, e non di fantapolitica, come mi aveva risposto in un’intervista su questo sito Carlo Cottarelli, oggi candidato Pd insieme alla virus star Crisanti. 

 

La corsa verso il voto del 25 settembre è ancora lunga e corta allo stesso momento e sono ancora tante, tantissime, le cose dovremmo ancora vedere e sopportare, a partire da quello che noi abbiamo definito psicodramma Pd, (additatoci sui social come "fazioso", ma che altri hanno definito La notte dei lunghi coltelli, a ricordare la famosa operazione di epurazione del 1934), la riunione fiume del Partito democratico andata in scena il giorno di Ferragosto e continuata anche dopo il via libera della Direzione alle liste dei candidati. A non piacere è stata la linea dettata dal segretario dem Enrico Letta reo, a detta di alcuni, di aver preso la balla balzo e con la scusa della riduzione del numero dei parlamentari, di aver fatto fuori diverse figure vicine a Renzi, vedi Luca Lotti ex giglio magico del leader di Italia Viva. Poi c’è la questione Cirinnà, conosciuta ai più per le sue battaglie LGBTQ+ e la famosa legge sulle unioni civili approvata in Italia, a cui Letta ha affidato  “un collegio dato perdente, senza paracadute e senza che glielo diciamo...". Così ha riassunto la storia la stessa senatrice, che facendo un passo indietro, come fece per i 20.000 euro ritrovati nella cuccia del suo cane, ha comunque accettato la sfida nel collegio "verde".

 

Ma la fiera dell’assurdità va avanti, nonostante gli effetti devastanti lasciati dalla pandemia sulla popolazione, sulla sanità e sull’economia e una guerra infima che ci ha riportati negli abissi della dittatura e di uno scontro a fuoco, ormai lontani decenni dall’Europa, e le cui conseguenze sul gas e sulla crisi energetica si sentiranno a breve, con quello che è stato definito ottobre "nero". Ed è in questo contesto così difficile e incerto, che ieri sera c’è stato anche il via libera degli iscritti M5s al "listino Conte", la lista di 15 nomi proposta dall’ex premier e da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati 5 stelle. Alle parlamentarie 2022 hanno partecipato 50.014 persone, su un totale di 133.664 aventi diritto: è il dato più alto di sempre. Ma gli iscritti avranno compreso che l'"avvocato del popolo" ha candidato i parenti degli esclusi eccellenti, amici suoi? Qualche esempio? Davide Buffagni, fratello di Stefano, deputato grillino ed ex viceministro dello Sviluppo economico candidato nel collegio Lombardia 1, Ergys Haxhiu, compagno del ministro alle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, Paolo Trenta, il fratello di Elisabetta, candidato nel collegio Piemonte 2 e Samuel Sorial, fratello del deputato Giorgio.

 

Dall’altra parte c’è poi il partito che tutti i sondaggi hanno dato primo già da molte settimane, Fratelli d’Italia che ha scelto i nomi sicuri per le sue candidature: Giulio Tremonti, Carlo Nordio e Giulio Terzi di Sant’Agata. Un seggio anche per l’ormai ex governatore siciliano Musumeci. La Lega candida l'ever green Bossi mentre Forza Italia deve rinunciare a Galliani e Tajani annuncia «sacrifici» anche nelle liste berlusconiane e assicura che «la presenza stessa di FI nella coalizione è garanzia di un profilo liberale, cristiano, garantista, europeista, atlantico. E la continuità con il Pnrr e con le cose positive fatte dal governo Draghi è fuori discussione». Una posizione diametralmente opposta a quella della Meloni che al governo Draghi si è opposta, promettendone discontinuità.

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