Si accendono i toni del capo del Carroccio in questa campagna elettorale settembrina. Salvini sfida ancora l’alleata Giorgia Meloni, schierata con il premier Mario Draghi su caro energia e l’ipotesi di nuove misure in deficit.
Come domenica a Cernobbio, quando ha espresso tutto il suo disaccordo con la presidente di Fratelli d’Italia in materia di scostamento di bilancio, l’ex titolare del Viminale va all’attacco. Stavolta in modo più netto, decisamente più marcato. “Sull’intervento immediato la vedo in maniera diversa da Draghi e Meloni”, dice. “Di fronte a un milione di posti di lavoro a rischio, io preferisco da buon padre di famiglia o da presidente del Consiglio il 26 settembre - se gli italiani vorranno e se Mattarella dovesse dare l’incarico al sottoscritto - mettere 30 miliardi contanti a debito adesso, piuttosto che perdere tre mesi, un milione di posti di lavoro e stanziare 100 miliardi per pagare disoccupati e cassintegrati”. Chiude la sua dichiarazione così: “Il lavoro e la felicità delle persone vengono prima rispetto agli equilibri di bilancio”.
Su conti pubblici e contromisure per fronteggiare l’impennata dei prezzi dell’energia la Lega rompe, dunque, il blocco del centrodestra. Segue una strada tutta sua, spiazza persino il Cavaliere. Il tutto mentre a Palazzo Chigi si lavora su un nuovo decreto aiuti che, riferisce il ministro Roberto Speranza, “dovrebbe arrivare questa settimana”. L’esecutivo studia soluzioni per reperire risorse. Ci sono 392 provvedimenti “inattuati” o “scaduti” da cui si potrebbero recuperare 7,8 miliardi. Fonti del governo fanno sapere che Draghi va in questa direzione e, in ogni caso, si predisporranno sostegni ma senza aumentare il deficit rispetto a quanto previsto dai documenti di finanza pubblica già approvati dal Parlamento. Pur essendo in presenza di una crisi straordinaria uscire dai binari del pareggio di bilancio non è in linea con lo stato della contabilità nazionale. Plausibilmente il nuovo pacchetto di interventi potrebbe partire da circa 10 miliardi per aumentare in corso d’opera sei se si trovassero ulteriori fondi cui attingere. Mercoledì è prevista una riunione per fare il punto della situazione.
Come affrontare il caro energia che deriva dal record del prezzo del gas resta il tema centrale del confronto tra i partiti in vista delle elezioni del 25 settembre. In campo progressista torna a farsi sentire Giuseppe Conte, leader del M5S: “Adesso tutti scoprono che per rispondere all’emergenza che impatta su famiglie e imprese con bollette insostenibili serve un Recovery Fund, sul modello dei 209 miliardi ottenuti dal mio governo in Europa per la pandemia nel 2020”. L’ex premier la pensa come Salvini sullo scostamento. “E’ una decisione molto complessa e seria e se si prende in modo ragionato e ragionevole i mercati possono capirlo. Draghi l’avrebbe già dovuta prendere”.
Se da un lato c’è chi attacca l’ex numero uno della Bce dall’altro c’è chi lo difende e lo vorrebbe alla guida anche del prossimo governo. Carlo Calenda, ad esempio. Dal partito dell’europarlamentare confermano la “di lavorare con serietà a un governo di unità nazionale possibilmente guidato da Draghi, all’insegna dei valori occidentali di libertà, tolleranza ed europeismo. Un governo di patriottismo repubblicano”.