Caos in Aula

Camera dei deputati, conversione decreto Rave: scoppia la bagarre

L’opposizione prosegue con l’ostruzionismo. Decine di iscritti a parlare. Testo da convertire entro mezzanotte. La presidenza ricorrerà alla ‘tagliola’

Camera dei deputati, conversione decreto Rave: scoppia la bagarre

Insulti e gestacci. Il dibattito in corso alla Camera per la conversione del decreto legge sui rave-party si trasforma in bagarre. L’ostruzionismo delle opposizioni Pd, M5S, Europa Verde e Sinistra italiana, senza Italia Viva e Azione – era ampiamente previsto da giorni, quindi nessuna novità sull’utilizzo da parte dei gruppi di minoranza degli strumenti che i regolamenti prevedono. Le dichiarazioni di voto proseguono. Gli iscritti a parlare alle 8 di questa mattina erano 134, ad ora sono circa 50. Se il provvedimento non viene convertito entro la mezzanotte di oggi è destinato alla decadenza. Intanto, la maggioranza allerta i suoi perché si tengano pronti e siano presenti al momento del voto finale.

 

Ma, come dicevamo, il clima in Aula è tesissimo. Ad un certo punto dall’emiciclo si sente “Animale, stati calmo, stai seduto”. E’ baruffa. Dai banchi dell’opposizione Marco Pellegrini dei 5S protesta. Alza il dito medio per far presente il gesto che gli è appena stato riservato da esponenti del centrodestra. Tutto è nato qualche istante prima, quando alcuni deputati dell’opposizione hanno contestato il sottosegretario Delmastro che stava votando dai banchi di Fratelli d’Italia e non del governo. L’esponente dell’esecutivo a quel punto si è avvicinato alle postazioni delle minoranze e ha gridato: “Io vado dove voglio”.

 

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ferma i lavori per qualche minuto ma poco dopo respinge la richiesta dell’opposizione di una pausa tecnica. “Noi non stiamo sprecando tempo, stiamo solo utilizzando tutti gli strumenti che ha a disposizione l’opposizione per dirvi che state sbagliando”, protesta Debora Serracchiani, capogruppo dei democratici. “Con questo decreto fate ripiombare il Paese nell'incertezza”, aggiunge. “Ci avete messo dentro tutto e il contrario di tutto”.

 

I lavori andranno avanti fino a tarda sera. Il numero degli interventi è tale (ciascuno dura dieci minuti) che si arriverà alle 23 circa. A quel punto i tempi sono davvero troppo stretti e si rischia sull’approvazione definitiva. Per questo viene dato per certo il ricorso del presidente Fontana alla cosiddetta ‘tagliola’ (lo strumento procedurale è prerogativa di chi siede sullo scranno più altro di Montecitorio). Si tratta, in sostanza, della possibilità di imporre un limite massimo alla discussione per poi passare direttamente al voto finale. Ma è polemica.

 

Le posizioni tra maggioranza e opposizioni restano agli antipodi. Ieri la premier Giorgia Meloni ha rivendicato ancora una volta i principi alla base del decreto anti-rave. “E’ una norma giusta e necessaria per dare un segnale. Considero profondamente sbagliato vedere che da vario tempo arriva gente da tutta Europa a organizzare rave illegali. Perché non vanno in altre nazioni? Per me non è un fatto secondario, è il segnale che mi interessa dare”. Pd, Cinque Stelle, Verdi e Si non ci stanno. Ad essere contestata è l’introduzione nell’ordinamento del reato per ‘rave party’, oltre ad alcune norme che sono state inserite nel provvedimento ma che riguardano altro.

 

Stiamo parlando del reintegro anticipato nel posto di lavoro dei medici che non si sono vaccinati e di disposizioni sull’ergastolo ostativo e sulla cancellazione dei reati contro la pubblica amministrazione dall’elenco di quelli che impediscono l’accesso ai benefici penitenziari. Il Pd attacca: “E’ una frittura mista, un decreto emanato per ragioni di propaganda e identitarie che dimostra l’assenza completa di un’idea qualsiasi di come governare questo Paese”.

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