In un clima di attesa e dibattito, la Camera dei Deputati si appresta a vivere un momento storico. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata, dopo un lungo percorso di esame e revisione, ha ricevuto il primo via libera dalla commissione Affari costituzionali. Un sì che segna un punto di svolta significativo per il futuro politico e istituzionale dell’Italia, aprendo la strada a una nuova fase di autonomia regionale.
Verso l’Aula: il voto della Commissione
La commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha dato il suo assenso al disegno di legge sull’autonomia differenziata, fissando la data per la discussione in Aula al 29 aprile. Questo passaggio rafforza l’alleanza tra la Lega e Fratelli d’Italia, che prevede di portare in Senato la discussione sul ddl del premierato, una priorità per il partito di Giorgia Meloni. Il ministro Roberto Calderoli ha espresso gratitudine verso il presidente Pagano e i funzionari per il loro impegno, sottolineando l’importanza di questo avanzamento nel calendario legislativo.
La “ghigliottina” e le reazioni politiche
Durante l’esame in commissione, è stata applicata la cosiddetta “ghigliottina”, limitando il numero di emendamenti votati a soli 80 dei 2200 presentati. Mentre i deputati della Lega hanno celebrato questo risultato come un’opportunità di crescita per il Paese, l’opposizione, rappresentata dal Partito Democratico, critica aspramente la procedura, definendola un precedente pericoloso che mina l’unità nazionale e impone una “dittatura della maggioranza.
Dopo un lungo cammino attraverso le aule parlamentari, il disegno di legge sull’autonomia raggiunge un traguardo decisivo. I deputati della Lega in commissione Affari costituzionali, tra cui Igor Iezzi, Simona Bordonali, Laura Ravetto, Alberto Stefani ed Edoardo Ziello, hanno espresso soddisfazione per l’approvazione del ddl, che si appresta a entrare in Aula il 29 aprile. “Un’attesa finita, una promessa mantenuta”, proclamano, vedendo in questo passo una significativa opportunità di crescita per l’Italia. La sinistra, accusata di ostruzionismo, viene descritta come finalmente superata in questo processo legislativo.
Nel frattempo, l’opposizione si trova in disaccordo con la gestione degli emendamenti, con il Partito Democratico che critica la votazione di solo il 2% di questi. La capogruppo democratica Simona Bonafè denuncia un precedente pericoloso, che a suo dire potrebbe avere effetti duraturi sulla Legislatura. Parla di una “dittatura della maggioranza” e di un attacco all’unità d’Italia.
Il Movimento 5 Stelle, rappresentato dal capogruppo Alfonso Colucci, si unisce al coro di disapprovazione, lamentando la chiusura al dialogo da parte della maggioranza e la compressione dei tempi di discussione. Colucci sottolinea l’importanza del provvedimento in esame, capace di cambiare le fondamenta del Paese, e annuncia la presentazione di tutti gli emendamenti in Aula, rifiutando di partecipare al voto sul mandato al relatore.