la proposta di riforma

Il Premierato tra aspirazioni democratiche e timori autocratici

La riforma divide l’Italia: Meloni la difende come chiave per la sovranità popolare e per il futuro, mentre Segre avverte sui pericoli per la democrazia.

Il Premierato tra aspirazioni democratiche e timori autocratici

In un’Italia politicamente frammentata, la proposta di riforma del premierato ha scatenato un acceso dibattito. Da un lato, la Premier Giorgia Meloni, che sostiene la necessità di rafforzare il ruolo del capo del governo per garantire stabilità e decisioni più vicine alla volontà popolare. Dall’altro, la senatrice a vita Liliana Segre, che mette in guardia contro i rischi di un potere eccessivo concentrato nelle mani di una sola figura, a discapito della rappresentatività parlamentare e del ruolo del Presidente della Repubblica. La discussione si svolge in un clima di tensione, con la maggioranza accusata di forzare la mano e l’opposizione unita nel respingere il disegno di legge.

 

Il Premierato secondo Meloni: sovranità e stabilità 

Giorgia Meloni partecipando al forum del quotidiano “La Verità”, ha difeso con vigore la riforma del premierato. Secondo la premier, questa riforma è “la madre di tutte le riforme”, essenziale per realizzare pienamente l’articolo 1 della Costituzione, che attribuisce la sovranità al popolo. La Presidente sostiene che l’elezione diretta del capo del governo da parte dei cittadini garantirebbe una maggiore responsabilità e risposta alle esigenze della popolazione. Meloni ribadisce che la riforma non è un referendum sulla sua persona, ma una questione che riguarda il futuro del paese e la prossima legislatura. Inoltre, sottolinea l’importanza di governi duraturi per la credibilità internazionale dell’Italia e la capacità di perseguire strategie a lungo termine.

 

Le preoccupazioni di Segre: autocrazia e separazione dei poteri 

Dall’altra parte dello spettro politico, Liliana Segre, senatrice a vita nominata dal Presidente Sergio Mattarella, ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla riforma. Durante la seconda giornata di discussione generale al Senato, Segre ha criticato sia il metodo adottato dalla maggioranza, descritto come “una prova di forza”, sia il merito della riforma, considerata “una sperimentazione temeraria”. La senatrice ha messo in luce i rischi di una “lesione della rappresentatività del Parlamento” e di un “drastico declassamento” del Presidente della Repubblica. Segre ha enfatizzato che la separazione dei poteri, i controlli e i bilanciamenti sono pilastri fondamentali delle democrazie costituzionali, necessari per prevenire il ritorno ad autocrazie contro cui le costituzioni sono state create.

 

Cosa prevede la riforma Meloni sul premierato

L’elezione diretta del capo del governo in Italia è una proposta di riforma che prevede un cambiamento significativo nel processo di selezione del Presidente del Consiglio dei Ministri. Ecco i punti chiave di come funzionerebbe, secondo le informazioni disponibili:

  • Elettività popolare diretta: Il Presidente del Consiglio sarebbe eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni.

  • Limite dei mandati: Ci sarebbe un limite di due mandati consecutivi per il Presidente del Consiglio, con la possibilità di estenderlo a tre se nei mandati precedenti l’incarico è stato ricoperto per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi.

  • Premio di maggioranza: Il disegno di legge prevede un premio su base nazionale per garantire una maggioranza dei seggi alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio eletto.

  • Scioglimento delle Camere: In caso di sfiducia al premier o se il Presidente del Consiglio eletto non riesce a conseguire la fiducia parlamentare, il Presidente della Repubblica può sciogliere le Camere.

  • Nomina dei ministri: Il Presidente del Consiglio eletto avrebbe l’incarico di formare il Governo e proporre i ministri, che poi sarebbero nominati dal Capo dello Stato.

Questa riforma rappresenterebbe un cambiamento sostanziale rispetto al sistema attuale, dove il Presidente del Consiglio è nominato dal Presidente della Repubblica e non è eletto direttamente dai cittadini. La riforma mira a rafforzare la stabilità del governo e a rendere il capo del governo più responsabile nei confronti dell’elettorato.

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