Le contestazioni

Sam Altman, ceo OpenAI risponde al Garante dopo lo stop a ChatGpt

“Speriamo di lavorare insieme”: così l’amministratore del software d’intelligenza artificiale americano ha commentato la decisione del Garante italiano

Sam Altman, ceo OpenAI risponde al Garante dopo lo stop a ChatGpt

“Abbiamo smesso di offrire ChatGPT in Italia”. Così il ceo di OpenAI, Sam Altman ha annuncia via Twitter lo stop al software d'intelligenza artificiale sviluppato dall'organizzazione di ricerca con sede negli Stati Uniti, deciso dal Garante della privacy.


Il sito web, infatti, risulta al momento irraggiungibile dal nostro Paese. Nell'avviso sulla pagina web chat.openai.com. si legge che "il proprietario del sito potrebbe aver impostato restrizioni che impediscono agli utenti di accedere". 

"Lavoriamo attivamente per ridurre i dati personali nella formazione dei nostri sistemi di intelligenza artificiale come ChatGpt, perché vogliamo che la nostra intelligenza artificiale impari a conoscere il mondo, non i privati", spiega OpenAi. "Riteniamo inoltre che la regolamentazione dell'Ai sia necessaria. Speriamo quindi di poter lavorare al più presto stretto contatto con il Garante per spiegare come i nostri sistemi siano costruiti e utilizzati", aggiunge l'organizzazione di ricerca sull'intelligenza artificiale.

"Ovviamente - scrive su Twitter il ceo di OpenAI, Sam Altman - ci rimettiamo al governo italiano e abbiamo smesso di offrire ChatGPT in Italia". Altman rivendica comunque che "pensiamo di seguire tutte le leggi sulla privacy". "L'Italia è uno dei miei Paesi preferiti e non vedo l'ora di tornarci presto", conclude. 

 

Il Garante della privacy decide lo stop di ChatGpt

Arriva dall'Italia il primo stop a ChatGpt, il software di intelligenza artificiale che sta suscitando grande interesse in tutto il mondo, ma anche interrogativi e moltissime preoccupazioni tra cui anche quelle di Elon Musk che ha chiesto addirittura di sospendere le attività di ricerca sull’AI per non mettere a rischio l’umanità. 

Il Garante per la privacy italiano è intervenuto sulla questione decidendo di mettere un freno alla piattaforma in grado di sviluppare conversazioni e non solo, attraverso tecniche di apprendimento automatico. 

 

L'Autorità ha aperto un'istruttoria contestando la raccolta illecita dei dati degli utenti italiani e ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del loro trattamento da parte di OpenAI fino a quando la normativa sulla privacy non verrà rispettata

 

Il Garante ha rilevato la mancanza di una informativa agli utenti, ma soprattutto l'assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di "addestrare" gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma. Tanto più che le informazioni fornite da ChatGpt non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto. 

Inoltre, nonostante il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l'Autorità evidenzia come l'assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell'età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. 

 

OpenAI deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo

La vulnerabilità di ChatGpt è emersa lo scorso 20 marzo quando, a causa di un problema tecnico, è stata mostrata non solo la cronologia delle domande degli utenti, con i loro dati, ma anche parte dei dettagli sui metodi di pagamento usati per l'abbonamento alle funzioni extra di ChatGpt Plus.

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