63esimo giorno

Guerra a Gaza, giornalista arrestato tra i prigionieri palestinesi

Israele ha diffuso le foto dei prigionieri palestinesi a Gaza, tra cui il reporter Al-Kahlout. La Casa Bianca esprime preoccupazione per la vita dei civili

Guerra a Gaza, giornalista arrestato tra i prigionieri palestinesi

La guerra di Gaza entra nel suo 63esimo giorno, senza segni di tregua tra Israele e Hamas. Le operazioni militari israeliane nel sud della Striscia hanno provocato centinaia di morti e feriti tra i civili palestinesi, oltre a gravi danni alle infrastrutture. Tra le vittime, anche un giornalista, Diaa Al-Kahlout, corrispondente della testata qatarina The New Arab, arrestato insieme a parenti e altri civili a Beit Lahya. Le immagini dei prigionieri palestinesi, tenuti in fila in mutande tra le macerie, hanno suscitato indignazione e polemica. Israele sostiene che si tratta di miliziani di Hamas, mentre le Ong accusano l’esercito di violare i diritti umani e il diritto internazionale. Nel frattempo, il primo ministro israeliano Netanyahu ha lanciato una nuova minaccia a Hezbollah, il movimento sciita libanese alleato di Hamas, dicendo che se entrerà in guerra, Beirut finirà come Gaza. La Casa Bianca, dal canto suo, ha espresso preoccupazione per i civili e ha chiesto a Israele di fare di più per proteggerli.

 

Il giornalista arrestato

Diaa Al-Kahlout è un giornalista palestinese che lavora per The New Arab, una testata online con sede in Qatar, nota per le sue posizioni critiche nei confronti di Israele e dei regimi arabi. Al-Kahlout è stato arrestato il 7 dicembre nella zona di Beit Lahya, nel nord della Striscia di Gaza, insieme ad alcuni parenti, tra cui il fratello e il cugino. Il reporter è stato riconosciuto tra le decine di prigionieri palestinesi fatti dall’esercito israeliano a Gaza e di cui sono circolate le immagini mentre tra le macerie sono tenuti in fila in mutande, seduti a terra con la testa bassa e sotto il controllo dei soldati. Secondo l’esercito israeliano, si tratta di persone arrestate e su cui si sta indagando per sospetti legami con Hamas, il movimento islamista che controlla la Striscia di Gaza e che è considerato un’organizzazione terroristica da Israele, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Tuttavia, per la Ong Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, con sede a Ginevra, si tratta di ordinari civili, vittime di arresti arbitrari e di umiliazioni.

 

La protesta delle Ong

L’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor ha condannato con forza le violazioni dei diritti umani commesse dall’esercito israeliano a Gaza, in particolare il trattamento dei prigionieri palestinesi. L’ong ha denunciato che i prigionieri sono stati privati dei loro vestiti, bendati, legati e lasciati al freddo per ore, senza cibo, acqua o assistenza medica. Inoltre, l’ong ha sottolineato che i prigionieri sono stati arrestati in due scuole affiliate alle Nazioni Unite a Beit Lahya, dove si erano rifugiati migliaia di civili in fuga dai bombardamenti israeliani. Questo, secondo l’ong, costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario, che proibisce di attaccare o usare come obiettivi militari le scuole e altri edifici protetti. L’ong ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri e la fine delle aggressioni israeliane a Gaza. Anche il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), con sede a New York, ha espresso profonda preoccupazione per l’arresto del giornalista Al-Kahlout e ha chiesto a Israele di rendere nota la sua posizione e di liberarlo al più presto.

 

La risposta di Israele

Israele ha respinto le accuse delle Ong e ha difeso le sue operazioni militari a Gaza, sostenendo di agire in legittima difesa contro gli attacchi di Hamas. Il portavoce militare di Tel Aviv, il generale Yoav Mordechai, ha dichiarato che l’esercito “ha arrestato e interrogato centinaia di sospetti terroristi: molti di loro si sono arresi e consegnati”. “Controlliamo chi è connesso ad Hamas e chi no, teniamo detenuti tutti e li interroghiamo”, ha aggiunto. Mordechai ha affermato che i prigionieri sono stati trattati con rispetto e che le loro condizioni sono state documentate da una commissione indipendente. Ha inoltre negato che le scuole delle Nazioni Unite siano state usate come obiettivi militari e ha accusato Hamas di usare i civili come scudi umani. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ribadito la determinazione di Israele a continuare la guerra fino a quando non sarà eliminata la minaccia di Hamas. Ha anche lanciato una nuova sfida a Hezbollah, il movimento sciita libanese alleato di Hamas, dicendo che se entrerà in guerra, Beirut finirà come Gaza.

 

La posizione degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti, principale alleato di Israele, hanno espresso sostegno al diritto di Israele all’autodifesa, ma hanno anche manifestato preoccupazione per i civili palestinesi e hanno chiesto a Israele di fare di più per proteggerli. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha affermato che esiste “un divario” tra ciò che Israele si è impegnato a fare per salvaguardare i civili e i risultati ottenuti finora. “Mentre ci si trova da quasi una settimana in questa campagna nel sud e dopo la fine della pausa umanitaria, è imperativo, rimane imperativo, che Israele si impegni nella protezione dei civili”, ha detto Blinken ai giornalisti in una conferenza stampa congiunta a Washington con il ministro degli Esteri britannico David Cameron. Blinken ha anche espresso preoccupazione per gli attacchi transfrontalieri lungo il confine tra Israele e Libano e per l’aggressione degli Houthi nel Mar Rosso.

Il segretario della Difesa americano, Lloyd Austin, ha parlato con l’omologo israeliano, Yoav Gallant, e ha sottolineato l’importanza di mitigare i danni ai civili, aumentare l’assistenza umanitaria e frenare la violenza estremista in Cisgiordania. Austin ha anche ribadito il sostegno degli Stati Uniti alla soluzione dei due Stati, basata sui confini del 1967, come unica via per una pace duratura tra Israele e Palestina.

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