Il fattore chiave della crescita

Intesa Sanpaolo svela il successo dell’export dei distretti del Sud

La Banca evidenzia una performance positiva dei distretti industriali del Mezzogiorno nei primi nove mesi del 2023, soprattutto nel settore agro-alimentare

Intesa Sanpaolo svela il successo dell’export dei distretti del Sud

Il Mezzogiorno si conferma una realtà dinamica e competitiva nel panorama industriale italiano, grazie alla capacità dei suoi distretti di innovare e internazionalizzarsi. È quanto emerge dal monitoraggio realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che analizza le esportazioni dei distretti meridionali nei primi nove mesi del 2023.

 

I dati delle esportazioni

Intesa Sanpaolo ha pubblicato il suo monitoraggio sui distretti industriali del Mezzogiorno, evidenziando una crescita delle esportazioni del 3,7% a prezzi correnti, pari a quasi 7,2 miliardi di euro, nel periodo gennaio-settembre 2023. Si tratta di un dato superiore alla media nazionale (+0,4%) e in linea con quello dei distretti italiani (+0,4%).

La performance positiva dei distretti meridionali è stata sostenuta da una ripresa nel terzo trimestre (+1,1%), dopo un primo trimestre brillante (+11%) e un secondo trimestre in lieve flessione (-0,6%). Il Mezzogiorno è stata l'unica area geografica a mostrare una crescita delle esportazioni distrettuali nel terzo trimestre, rispetto alle altre aree che hanno registrato cali (Nord-Est -2,4%, Nord-Ovest -4,7% e Centro -6,5%).

 

Il ruolo dell'agro-alimentare

Il fattore chiave che ha determinato il successo dei distretti meridionali è stata la forte presenza di quelli agro-alimentari, che rappresentano il 63% dell'export totale dei distretti del Mezzogiorno, contro l'8,4% del Centro, il 15% del Nord-Ovest e il 15,4% del Nord-Est. Il settore agro-alimentare ha infatti registrato una crescita delle esportazioni del 6,9% nei primi nove mesi del 2023, pari a +297 milioni di euro, superando la media dei distretti agro-alimentari italiani (+4,5%).

 

Le differenze regionali e settoriali

Tra le regioni del Mezzogiorno che ospitano distretti industriali, solo Puglia e Basilicata hanno visto le loro esportazioni diminuire rispetto ai primi nove mesi del 2022 (rispettivamente -3,7% e -10,7%). Al contrario, la Sardegna (+16,2%), la Campania (+9,2%) e l'Abruzzo (+8,5%) hanno mostrato una dinamica positiva, così come la Sicilia (+5,8%). Dei 28 distretti monitorati, 15 hanno aumentato le loro vendite all'estero nel periodo considerato.

Tra le filiere distrettuali del Mezzogiorno che hanno ottenuto i migliori risultati, spicca l'Agricoltura della Sicilia sud-orientale (+37,8%, pari a +30 milioni di euro), che ha beneficiato dell'incremento delle esportazioni verso tutti i principali mercati, in particolare la Germania (primo mercato, con una quota vicina al 30%). Seguono l'Ortofrutta e conserve del foggiano (+32,3%, +41 milioni di euro), il Lattiero-caseario sardo (+19%, +19 milioni di euro) e Caffè e confetterie del napoletano (+14,6%, +23 milioni di euro). Crescita a doppia cifra anche per le esportazioni delle Conserve di Nocera (+13,5%, pari a 131 milioni di euro, la crescita maggiore in valore), Olio e pasta del barese (+11,9%, +32 milioni di euro) e Mozzarella di bufala campana (+10%, +41 milioni di euro). In aumento anche l'export di Pasta di Fara (+4,8%, +8 milioni di euro), Alimentare napoletano (+4%, +25 milioni di euro), Agricoltura della Piana del Sele (+3,8%, +9 milioni di euro) e Vini del Montepulciano d'Abruzzo (+3,1%, +5 milioni di euro).

Alcuni distretti, invece, hanno subito una contrazione delle esportazioni, tra cui Ortofrutta barese (-12,1%, -58 milioni di euro), penalizzato dal forte calo delle vendite in Algeria e Tunisia, non bilanciato dall'aumento dell'export in Germania (primo mercato, con una quota del 35%); Vini e liquori della Sicilia occidentale (-5,9%), per la riduzione delle esportazioni verso Canada, Regno Unito, Germania e Svizzera; Ortofrutta di Catania (-2,5%), a causa del dimezzamento dei flussi verso il Belgio. Si colloca in sostanziale stabilità rispetto ai primi nove mesi 2022 l'Alimentare di Avellino (-0,1%).

 

La fonte dello studio

Il monitor sui distretti industriali del Mezzogiorno è stato realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che ha analizzato i dati Istat sulle esportazioni dei distretti meridionali, suddivisi per regione, settore e mercato di destinazione. Lo studio fa parte di una serie di approfondimenti dedicati ai distretti industriali italiani, che la banca pubblica periodicamente per offrire una panoramica delle tendenze e delle sfide del sistema produttivo del Paese.

 

Il settore moda del Mezzogiorno cresce nelle esportazioni

Il settore moda del Mezzogiorno ha mostrato una performance positiva nelle vendite all'estero nei primi nove mesi del 2023: +6,3% a prezzi correnti, corrispondente a un incremento dell'export di 63 milioni di euro, rispetto allo stesso periodo del 2022.

Tuttavia, solo 4 dei 9 distretti della filiera hanno avuto una crescita: si distinguono gli aumenti dell'Abbigliamento sud abruzzese (+111,6%, pari a 25,2 milioni di euro) grazie anche ai recenti investimenti di importanti marchi nel territorio, dell'Abbigliamento del napoletano (+16%, pari a 45 milioni di euro), delle Calzature napoletane (+13,5%, +20 milioni di euro) e dell'Abbigliamento nord abruzzese (+12,4%, pari a 8,2 milioni di euro).

In flessione, invece, le Calzature di Casarano (-4,4%), l'Abbigliamento del barese (-6,1%), le Calzature del nord barese (-6,5%) e la Calzetteria-abbigliamento del Salento (-10,7%); la performance più negativa è quella della Concia di Solofra (-18,7%, pari a -7,6 milioni di euro), a causa del forte calo delle vendite in tutti i principali mercati di sbocco, in particolare, Corea del Sud, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Slovacchia, Hong Kong, Slovenia, Romania e Spagna (tiene invece la Francia, primo mercato del distretto, con una quota di mercato vicina al 20%).

 

Gli altri settori e i mercati di sbocco

Nei primi nove mesi del 2023 è stato lievemente negativo l'andamento dell'export della Meccatronica del barese (il distretto che esporta di più tra quelli del Mezzogiorno): -0,7%, pari a -8 milioni di euro. La dinamica del distretto è peggiorata nel susseguirsi dei trimestri: +10,5% nel primo, -4,7% nel secondo e -8% nel terzo. Vanno segnalati i cali dell'export in Germania (primo mercato con una quota che supera il 30%), in Corea del Sud e in Spagna che hanno condizionato negativamente l'andamento del distretto; gli altri principali mercati hanno invece dato segnali positivi (Francia, Romania, Repubblica Ceca, Turchia, Ungheria e Stati Uniti).

Anche il piccolo distretto del Sughero di Calangianus ha mostrato un calo, seppur lieve, (-2,3%), condizionato dalla contrazione delle vendite in Francia (primo mercato che intercetta un quinto dell'export totale) e Cina. Le esportazioni del distretto sono, invece, aumentate in altri importanti mercati come Spagna, Portogallo e Stati Uniti.

 

L'analisi per mercati di sbocco mostra il maggiore peso delle esportazioni verso i mercati maturi (circa il 73%), dove l'export nel confronto con i primi nove mesi del 2022 ha evidenziato una crescita del 6,6%, mentre si è registrato un calo verso i nuovi mercati (-4%). I Paesi in cui l'export dei distretti del Mezzogiorno ha sperimentato la crescita maggiore in valore sono la Francia (+74 milioni di euro), il Regno Unito (+56 milioni di euro), l'Austria (+51 milioni di euro), la Svizzera (+45 milioni di euro), i Paesi Bassi (+30 milioni di euro) e la Germania (+28 milioni). Si rileva, invece, un calo delle vendite in Algeria (-82 milioni di euro), Tunisia (-59 milioni di euro), Cina (-32 milioni di euro), Stati Uniti (-29 milioni di euro), Corea del Sud (-21 milioni di euro) e India (-15 milioni di euro).

 

L'evoluzione dell'export dei Poli tecnologici del Mezzogiorno è stata brillante: nei primi nove mesi del 2023 sono aumentate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente di 2,17 miliardi (pari a +59,4%); si tratta di un risultato nettamente superiore all'aumento rilevato a livello nazionale (+10,4%). Questo balzo è quasi interamente attribuibile al Polo farmaceutico di Napoli (+2,15 miliardi di euro), le cui esportazioni sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Anche gli altri poli tecnologici del Mezzogiorno sono cresciuti sui mercati esteri.

 

 

“Ancora una volta, il Sud dimostra la capacità di eccellere. E la principale mission del nostro Gruppo è il sostegno alle imprese del territorio in cui opera, soprattutto a quelle aziende che vogliono investire per migliorare la propria competitività su nuovi mercati e per governare i processi di transizione ambientale e digitale – ha affermato Giuseppe Nargi, Direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo –. Nel Mezzogiorno stiamo lavorando per favorire ulteriori insediamenti produttivi nella Zes, per la quale abbiamo elevato il plafond a 10 miliardi di euro e messo a punto un desk di consulenza specialistica. Resta prioritaria per Intesa Sanpaolo l’attenzione alle famiglie del territorio e al sociale”.

 

“Il nostro Gruppo è impegnato a garantire tutti gli interventi necessari per accelerare la ripresa dell’economia nel Mezzogiorno, sostenendo soprattutto il settore del turismo e gli investimenti nella Zes – ha spiegato Alessandra Modenese, Direttrice Regionale Basilicata, Puglia e Molise di Intesa Sanpaolo –. Le imprese del territorio hanno dimostrato una straordinaria capacità di saper cogliere i mutamenti del mercato, anche in un contesto macroeconomico incerto, e di saper trasformare la propria strategia aziendale in ottica ESG. Questo approccio attento all’aspetto sostenibile del business è da tempo al centro delle azioni di sviluppo della banca, che da un lato promuove la consapevolezza tra i clienti, dall’altro supporta i progetti sensibili ai temi ambientali, sociali e di governance. Continuiamo a sostenere anche le filiere di prossimità: nel perimetro della Direzione Regionale abbiamo già favorito oltre 35 accordi di filiera che coinvolgono circa 850 fornitori e mobilitano un giro d’affari di oltre 4,5 miliardi di euro”.

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