143esimo giorno

Rafah, il piano di Netanyahu per spostare 1,3 milioni di civili

Israele si prepara a lanciare l’offensiva finale contro Hamas nella Striscia di Gaza, mentre a Doha si cerca una tregua e il rilascio dei 101 ostaggi

Rafah, il piano di Netanyahu per spostare 1,3 milioni di civili

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che presto darà il via all'attacco a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove si presume si nasconda la leadership di Hamas. Per evitare una strage di civili, l'esercito israeliano ha elaborato un piano per trasferire oltre un milione di persone dalle aree di guerra. Intanto, a Doha, si tenta di raggiungere un accordo per una tregua temporanea e il rilascio dei 101 ostaggi israeliani ancora vivi nelle mani dei militanti palestinesi. La guerra di Gaza entra così nel suo 143° giorno, con una situazione umanitaria sempre più drammatica.

 

Il piano di evacuazione

Secondo quanto riferito dall'ufficio di Netanyahu, l'esercito israeliano ha presentato un piano per spostare i civili dalle "zone di combattimento" nella Striscia di Gaza, in vista dell'offensiva finale a Rafah, la città al confine con l'Egitto che il premier ha definito come "l'ultima roccaforte" di Hamas. Il piano prevede di trasferire circa un milione e 300mila persone, la maggior parte delle quali sfollate a causa dei bombardamenti, in aree più sicure all'interno o all'esterno della Striscia. La superficie di Rafah è di soli 62 kmq, meno di un quinto dell'intera Striscia di Gaza, che è già una delle aree più densamente popolate al mondo.

Netanyahu ha promesso che l'operazione militare a Rafah sarà decisiva per sconfiggere definitivamente Hamas, il movimento islamista che controlla il Territorio costiero dal 2007. In un'intervista a CBS News, il premier ha detto che incontrerà lo staff per rivedere un duplice piano militare che includerà l'evacuazione dei civili e l'attacco ai rimanenti battaglioni di Hamas. Netanyahu ha aggiunto che non è chiaro se dai colloqui in corso si concretizzerà un accordo sugli ostaggi, ma che Hamas deve "arrivare a una situazione ragionevole". Ha anche precisato che un eventuale accordo sugli ostaggi non influenzerà i piani di attaccare Rafah.

 

I negoziati a Doha

Parallelamente alla preparazione dell'offensiva, Israele e Hamas stanno conducendo dei negoziati a Doha, con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, per cercare di arrivare a un accordo su una tregua e il rilascio degli ostaggi. Secondo la stampa egiziana, le delegazioni si recheranno poi al Cairo per un'altra sessione di negoziati che riguarderanno i meccanismi e le tempistiche per l'entrata in vigore dell'accordo. Israele ha accettato di inviare una delegazione in Qatar dopo l'esito positivo dei colloqui tenutisi a Parigi venerdì scorso, in cui Hamas avrebbe ammorbidito le proprie posizioni. In particolare, l'organizzazione palestinese avrebbe ridotto il numero dei detenuti da rilasciare in cambio degli ostaggi, avrebbe accettato una tregua temporanea di sei settimane invece di un cessate il fuoco permanente e non pretenderebbe il completo ritiro delle forze israeliane dal Territorio costiero.

Il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano, Tzachi Hanegbi, ha ammesso che "esiste probabilmente margine per un accordo" ma che "tale accordo non significa la fine del conflitto". Ha anche avvertito che Israele non accetterà alcuna intesa tra Stati Uniti e Arabia saudita sulla creazione di uno Stato palestinese. Il ministro israeliano Gideo Sàar ha affermato che la bozza di un accordo di massima per una tregua temporanea e il rilascio degli ostaggi, raggiunta a Parigi, rientra nei parametri di Israele ma si attende ancora la risposta di Hamas. Ha suggerito di "aspettare pazientemente".

 

La situazione umanitaria

La guerra di Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023 con il massacro di civili israeliani da parte di Hamas, ha causato finora oltre 30mila morti, di cui il 90% civili, e più di 60mila feriti. La Striscia di Gaza è sotto assedio da parte di Israele, che ne controlla i confini terrestri, marittimi e aerei, impedendo l'ingresso di aiuti umanitari e di beni di prima necessità. Nella Striscia manca cibo, acqua, elettricità, medicine, e si rischia la morte per fame. A Tel Aviv, ieri, migliaia di persone hanno manifestato contro la politica di Netanyahu, accusandolo di aver condotto una guerra ingiusta e sproporzionata. La polizia ha disperso la protesta con idranti e gas lacrimogeni.

Israele sostiene di aver ucciso diverse migliaia di militanti di Hamas e di aver distrutto la maggior parte delle infrastrutture e dei tunnel usati dall'organizzazione terroristica nella Striscia.

 

 

Il dramma degli ostaggi

Fonti israeliane affermano che sono ancora in vita 101 ostaggi a Gaza, su un totale di 253 persone rapite da Hamas il 7 ottobre 2023. Di questi, 134 si trovano ancora nella Striscia, ma 33 sarebbero deceduti

Tra gli ostaggi, 130 sono stati catturati durante l'assalto di Hamas del 7 ottobre 2023, mentre 4 erano già prigionieri di Hamas dal 2014.

Dei 130, 111 sono di sesso maschile, 19 di sesso femminile, compresi due bambini al di sotto dei 5 anni. 10 ostaggi hanno un'età superiore ai 75 anni. 119 sono israeliani o hanno doppia cittadinanza, 11 sono stranieri (8 thailandesi, 1 nepalese, 1 tanzaniano, 1 franco-messicano). I cadaveri di 33 ostaggi sono ancora in mano a Hamas. Un israeliano risulta disperso. 

Le persone liberate sono 123: 5 israeliani sono stati rilasciati prima del patto con Hamas. 81 israeliani e 24 stranieri sono stati liberati in seguito all'accordo di novembre con Hamas. 8 ostaggi sono stati uccisi e i loro corpi sono stati recuperati dalle truppe israeliane. 3 ostaggi sono stati uccisi accidentalmente dallo stesso esercito israeliano. Due ostaggi sono stati salvati da operazioni speciali delle forze armate di Tel Aviv.

 

La protesta estrema a Washington

Un membro della US Air Force si è dato fuoco davanti all'ambasciata di Israele a Washington, come riporta il New York Post: secondo il quale l'uomo in divisa, prima di incendiarsi, avrebbe dichiarato di non voler essere "complice del genocidio a Gaza - questo è un atto di protesta estremo, Free Palestine, Palestina libera". 
L'uomo è stato trasportato in ospedale in condizioni gravi.

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