186esimo giorno di conflitto

Attacco a Rafah, il teatro di guerra di Gaza si prepara a nuovo atto

Netanyahu, nonostante le critiche internazionali, persiste nella sua linea dura, mentre i colloqui di pace affrontano l’ostacolo del rilascio degli ostaggi.

Attacco a Rafah, il teatro di guerra di Gaza si prepara a nuovo atto

In un mondo attraversato da conflitto e speranza di pace, la Striscia di Gaza è diventata, suo malgrado, l'epicentro di una crisi umanitaria e politica che si protrae ormai da 186 giorni, durante i quali, strategie militari e mosse diplomatiche continuano ad intrecciarsi in un delicato equilibrio tra vita e morte.

 

La strategia di Netanyahu

Il teatro di guerra di Gaza si prepara per un nuovo atto: l’attacco a Rafah. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonostante le critiche internazionali, persiste nella sua linea dura. Il presidente americano Joe Biden ha apertamente etichettato queste azioni come errori, sollecitando un cessate il fuoco e l’invio di aiuti umanitari. 

Intanto la crisi si aggrava con il rifiuto di Hamas di liberare 40 ostaggi israeliani, un punto critico nei negoziati per la tregua. La richiesta di Israele si scontra con la realtà di Hamas, che non dispone di abbastanza prigionieri “fragili” da scambiare. Nel frattempo, la Striscia di Gaza piange i suoi morti e feriti, con numeri che continuano a salire. La comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti, esprime preoccupazione per l’operazione a Rafah e per le possibili conseguenze devastanti per i civili palestinesi.

 

L’avvertimento di Khamenei a Israele

La tensione tra Iran e Israele si intensifica dopo l’attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco. Ali Khamenei, la Guida suprema dell’Iran, ha dichiarato che Israele subirà conseguenze per l’aggressione, considerata un attacco diretto alla sovranità iraniana. In risposta, il ministro degli Esteri israeliano Katz ha minacciato ritorsioni contro eventuali attacchi iraniani, mentre Netanyahu ha ribadito la determinazione di Israele a perseguire i suoi obiettivi strategici, inclusa la sconfitta di Hamas e dell’asse iraniano.

Secondo quanto riportato da Channel 12, funzionari militari israeliani prevedono che una risposta iraniana all’attacco al consolato di Teheran a Damasco non avverrà prima della conclusione di Eid al-Fitr, il 12 aprile. Le Forze di difesa israeliane (Idf) si aspettano che qualsiasi ritorsione miri a risorse militari o strategiche piuttosto che a siti civili.

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