Il tessuto produttivo italiano

Intesa Sanpaolo, la resilienza e la crescita dei distretti industriali

Il sedicesimo rapporto della Banca rivela una crescita robusta delle imprese distrettuali, con un focus su sostenibilità ambientale e digitalizzazione.

Intesa Sanpaolo, la resilienza e la crescita dei distretti industriali

In un periodo storico definito da incertezze e sfide geopolitiche, i distretti industriali italiani si sono distinti per la loro resilienza e capacità di innovazione. Il sedicesimo rapporto annuale di Intesa Sanpaolo mette in luce non solo la tenuta delle imprese in un contesto di incertezza globale, ma anche il loro impegno verso un futuro sostenibile e digitalizzato. Il documento analizza l’impatto della doppia transizione ecologica e tecnologica sul tessuto produttivo italiano, offrendo uno sguardo approfondito sulle strategie che stanno guidando il successo del Made in Italy.

 

Ripresa e onnovazione post-pandemia

Dopo la tempesta economica scatenata dalla pandemia e dalla crisi energetica, i distretti industriali hanno navigato verso acque più calme con una tenacia ammirevole. Circa 20.800 aziende hanno mostrato una vitalità sorprendente: il fatturato del 2023 ha segnato un incremento dello 0,8%, un balzo notevole che ha lasciato il segno, superando del 20% i livelli pre-crisi. Questa crescita, più marcata rispetto alle imprese al di fuori dei distretti, è stata particolarmente evidente nei settori della meccanica e dell’agro-alimentare, che hanno visto un’espansione dell’export del 7,9% e del 4,5% rispettivamente.

Il 2023 ha consolidato l’export a livelli stellari, eguagliando il record del 2022 con oltre 150 miliardi di euro esportati. I distretti hanno dimostrato una resilienza eccezionale, superando le sfide del mercato tedesco e conquistando nuove opportunità in mercati emergenti come Turchia, Emirati Arabi Uniti, Messico, Arabia Saudita e Cina. Questa capacità di adattamento ha portato a un aumento dell’avanzo commerciale di 4,4 miliardi di euro (+4,8%), raggiungendo un nuovo apice di 94,3 miliardi di euro.

 

Le prospettive per il biennio in corso sono ottimistiche, con una previsione di crescita del fatturato delle imprese distrettuali dell’1,1% nel 2024 e del 2% nel 2025. I settori agro-alimentare e meccanico continuano a brillare, con il primo pronto a sfruttare un potenziale di crescita ancora inespresso e il secondo che beneficerà dell’aumento della domanda di beni di investimento legata alla transizione digitale e verde.

 

Nonostante la crisi energetica, gli indicatori di redditività rimangono solidi. Sebbene l’EBITDA margin abbia subito un leggero calo, il ROI si è rafforzato grazie a un impiego più efficiente del capitale. Le imprese con impianti di autoproduzione di energia hanno avuto un vantaggio distintivo: il 16,6% delle aziende ad alta marginalità, sia nel 2019 che nel 2022, disponeva di impianti di energia rinnovabile, segnando un incremento del 5% rispetto alle altre. Questo divario è significativo in tutte le dimensioni aziendali e settori, con particolare enfasi sulle medie imprese, nel settore moda e nella filiera dei metalli.

 

Consolidamento patrimoniale: una scelta vincente

Nel corso degli ultimi vent’anni, i distretti industriali hanno assistito a un notevole rafforzamento patrimoniale. La quota di patrimonio netto rispetto al passivo ha superato la soglia del 30%, un risultato che non solo eccede i valori medi esterni ai distretti ma rappresenta anche un raddoppio rispetto al 16% registrato nel periodo 1998-2000. Questo incremento testimonia una gestione aziendale prudente e lungimirante.

Un’analisi comparativa tra le imprese distrettuali che hanno superato i vent’anni di attività e quelle cessate dopo il 2001 rivela che il divario più significativo risiede proprio nel grado di patrimonializzazione. Tra il 1998 e il 2001, le imprese longeve hanno raggiunto un livello di patrimonializzazione del 22,2%, quasi il doppio rispetto alle imprese meno durature. Sebbene le differenze in termini di redditività, liquidità e crescita fossero meno marcate, è evidente che un solido patrimonio netto costituisce una difesa strategica contro le incertezze geopolitiche e le fluttuazioni dell’economia globale. Questa solida base patrimoniale si conferma quindi come un elemento chiave per la stabilità e la resilienza delle imprese nel contesto attuale.

 

Impulso verde: investimenti rinnovati

Le imprese distrettuali stanno intensificando gli investimenti per ottimizzare i processi produttivi e incrementare la produzione autonoma di energia. Questa tendenza è stata confermata da un’indagine recente effettuata dalla rete di gestori di Intesa Sanpaolo. Nonostante una leggera diminuzione dei prezzi, il settore energetico rimane volatile e incerto. Tuttavia, un quarto delle imprese ha efficacemente limitato al 4% l’incremento dei costi energetici dal 2019 al 2023, grazie soprattutto a un impegno proattivo nell’adozione di energie rinnovabili e nel miglioramento dell’efficienza energetica.

 

Transizione 5.0: ctalizzatore di crescita e innovazione

L’orizzonte degli investimenti italiani si sta ridefinendo sotto l’influenza della doppia transizione ecologica e digitale, con il piano Transizione 5.0 che promette di essere un potente propulsore. Questo piano, supportato da incentivi fiscali per un totale di 13 miliardi di euro, mira a infondere nuova energia nel sistema produttivo del paese. L’adozione del digitale, in particolare, è prevista come un leva per incrementare il tasso di crescita potenziale del PIL italiano.

Le aziende che hanno investito nella digitalizzazione 4.0 hanno già iniziato a raccogliere i frutti di questa scelta strategica, con un aumento del fatturato del 32,5% tra il 2019 e il 2022, il doppio rispetto alle imprese meno tecnologiche. Inoltre, la produttività di queste imprese ha raggiunto i 76 mila euro nel 2022, superando i 60 mila euro delle loro controparti. Questi dati emergono da un’analisi di oltre 200 imprese situate nelle regioni dell’Emilia-Romagna e delle Marche, attive in settori ad alta densità distrettuale.

Guardando al futuro, si prevede che il rilancio competitivo dei distretti industriali italiani continuerà a essere guidato dalla tecnologia e dall’investimento nel capitale umano. Il cambiamento climatico in atto richiederà una gestione più attenta ed efficiente delle risorse idriche e una maggiore attenzione ai rischi idrogeologici. Si stima che il 15% delle imprese distrettuali sia esposto a un rischio medio o elevato di alluvione, sottolineando l’importanza di una pianificazione strategica per mitigare tali rischi.

 

L'innovazione tecnologica

Nonostante i notevoli progressi tecnologici degli ultimi anni, alcuni settori ad alta densità distrettuale in Italia mostrano ancora una diffusione limitata di tecnologie avanzate. Mentre l’adozione del cloud computing è elevata tra le imprese manifatturiere italiane (61,2% contro il 46,3% della media UE), l’analisi dei dati, l’e-commerce e l’intelligenza artificiale rimangono aree con margini di crescita (24,3% vs 27,4%, 15,2% vs 20,8%, e 4,9% vs 6,8%, rispettivamente). Il settore alimentare e delle bevande si distingue per un utilizzo superiore alla media europea nell’analisi dei dati e nell’intelligenza artificiale, mentre il sistema moda italiano mostra ritardi più significativi.

 

La sostenibilità ambientale

Il cambiamento climatico richiede un’attenzione sempre maggiore all’ambiente e rende urgente la transizione verso pratiche sostenibili. Le strategie includono l’autoproduzione di energia, l’efficientamento energetico, la riduzione dell’uso di materie prime, l’impiego di materiali riciclati, il risparmio idrico, il riciclo e riutilizzo dell’acqua, la diminuzione delle emissioni atmosferiche e l’uso ridotto dei trasporti. Sebbene sia ancora limitata la percentuale di imprese avanzate in questi ambiti, l’operatività nei distretti industriali offre vantaggi significativi. Ad esempio, l’omogeneità delle produzioni e delle tecnologie facilita la gestione collettiva dei servizi, come l’approvvigionamento idrico, il trattamento dei reflui e il riutilizzo dell’acqua. Inoltre, nei distretti è più intensa la ricerca di fornitori che riducono l’impatto ambientale, specialmente da parte delle imprese di dimensioni maggiori, che possono influenzare positivamente l’intera filiera, spingendo anche le aziende più piccole a investire in direzione della sostenibilità per mantenere la loro posizione di partner strategici.

 

Qualificazione professionale: il motore del cambiamento

Le ambiziose sfide poste dall’innovazione digitale e dalla sostenibilità ambientale richiedono una forza lavoro altamente qualificata. In particolare, nei distretti industriali, si avverte la necessità di personale specializzato, una richiesta che supera l’offerta attuale. Per colmare questo divario, è fondamentale rafforzare gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e favorire una maggiore sinergia tra le università e il mondo produttivo. I giovani in Italia spesso non sono a conoscenza delle numerose opportunità professionali che le imprese locali possono offrire. Questa mancanza di informazione contribuisce alla loro decisione di cercare esperienze lavorative all’estero, dove ritengono che il merito sia più riconosciuto e le possibilità di carriera e remunerazione siano maggiori. Questo è quanto emerge da un’indagine specifica che Intesa Sanpaolo ha condotto l’anno scorso su un campione di circa 140 giovani laureati o laureandi che hanno scelto di emigrare.

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