Le nuove regole fiscali

Il Parlamento europeo approva il nuovo Patto di Stabilità dal 2025

Il via libera definitivo al nuovo Patto, apre un nuovo capitolo per la governance economica dell’UE. Italia, astensione del centrodestra e Pd, no del M5s

Il Parlamento europeo approva il nuovo Patto di Stabilità dal 2025

Il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo al nuovo Patto di stabilità, aprendo un nuovo capitolo per la governance economica dell’UE. La riforma, concordata con il Consiglio, introduce regole fiscali più flessibili e mira a preparare le “finanziarie” del 2025. Tuttavia, l’Italia si è distinta per la sua astensione, mentre altri partiti hanno votato contro o si sono divisi.

 

Il nuovo capitolo per la governance Ue

Il Parlamento europeo approvando le nuove regole di bilancio, segna un passo significativo verso la riforma del Patto di stabilità. Queste nuove direttive, concordate preliminarmente con il Consiglio, entreranno in vigore quest’anno per la preparazione delle “finanziarie” del 2025. Ora spetta al Consiglio adottare formalmente la riforma, aprendo la strada a una nuova fase nella governance economica dell’Europa.

Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni ha sottolineato l’importanza di questo momento, dichiarando che l’UE sta uscendo da quattro anni straordinari per l’economia. Durante questo periodo, la clausola di salvaguardia generale ha sospeso il vecchio Patto, consentendo agli Stati membri di reagire agli shock economici. Ora, con la riforma, si apre un nuovo capitolo che affronta le sfide attuali e future con rinnovata fiducia. Tuttavia, l’Italia ha scelto l’astensione, mentre altri partiti hanno espresso posizioni contrastanti, delineando una politica interna complessa e frammentata.

 

Il Patto di Stabilità divide l’Italia: solo 4 sì

In un voto cruciale per il futuro economico dell’UE, l’Italia si è distinta per la sua assenza di consenso. Solo quattro eurodeputati italiani hanno supportato il nuovo Patto di Stabilità, mentre la maggioranza si è astenuta o votato contro. L'accordo, che mira a riformare la governance economica dell’UE, ha visto dunque un’ampia maggioranza a favore, ma con una nota discordante: l’Italia, che si è distinta per la sua mancanza di unità: solo quattro eurodeputati hanno espresso un voto favorevole. Il centrodestra e il Partito Democratico hanno optato per l’astensione, mentre il Movimento 5 Stelle e i Verdi hanno espresso un chiaro dissenso.

 

Verso la ratifica: il nuovo Patto e le sfide dell’Italia

Il prossimo 29 aprile segnerà un momento cruciale per l’Unione Europea, con l’ultima ratifica delle nuove regole del Patto di Stabilità prevista durante la riunione dei ministri dell’Agricoltura. Se non incontreranno opposizione, queste regole diventeranno effettive, segnando un passo significativo verso una gestione economica più flessibile. Paolo Gentiloni, in Aula, ha sottolineato il carattere di compromesso del Patto, riconoscendo le sfide che esso comporta per l’Italia: da una parte, l’esigenza di politiche di bilancio prudenti, dall’altra, la necessità di sostenere la crescita attraverso investimenti pubblici. Con le regole attuali, queste sfide sarebbero ardue.

 

Il Patto propone parametri stringenti per il rientro dal debito e dal deficit, ma introduce anche una soglia anti-crisi del deficit pari all’1,5% del PIL, offrendo un margine di manovra a paesi con elevati debiti come Italia, Belgio, Grecia, Francia e Spagna. I governi avranno la possibilità di negoziare con Bruxelles piani di rientro personalizzati, estendibili da quattro a sette anni, in cambio dell’implementazione di riforme volte a stimolare la crescita e garantire la sostenibilità dei conti pubblici.

 

Per i paesi con un debito superiore al 90% del PIL, è previsto un taglio annuale dell’1%. In caso di deficit superiori al 3%, si richiede una riduzione dello 0,5% annuo, con un periodo transitorio fino al 2027 durante il quale la percentuale di riduzione può essere adeguata. L’approvazione del Patto, in seguito alla crisi del Covid e allo scoppio della guerra in Ucraina, mira a riportare l’UE a una condizione di normalità. Tuttavia, per l’Italia, questo non sembra essere un segnale positivo. Il 19 giugno, l’UE valuterà le procedure per il disavanzo e, basandosi sui dati Eurostat, si potrà avere un’idea della decisione imminente. Gentiloni ha evidenziato che la decisione sarà presa solo a giugno, dopo le elezioni europee. Con un deficit del 7,4% recentemente confermato da Eurostat, l’Italia si trova in una posizione di elevato rischio. La Commissione UE, nei suoi esami approfonditi sugli squilibri macroeconomici, ha rilevato che il paese continua a confrontarsi con vulnerabilità legate al debito, al deficit e alla crescita della produttività.

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